Di Fabrizio (del 12/04/2013 @ 09:09:50, in Italia, visitato 1943 volte)
Io, la festa di un popolo, l'ho sempre sognata come quella dei francesi il 14
luglio:
che si saranno tagliate anche le teste, ci saranno state le guerre, ma alla fine
"...una folla allegra e sorridente si riversa nelle strade, ai bambini si
concede tutto, i bar possono allargare quasi al limite i loro dehors, si balla e
si fa festa, si fanno pic nic sugli enormi prati tra la Tour Eiffel e l'Ecole
Militaire e ci si emoziona a guardare i grandiosi fuochi d'artificio sugli
Champs de Mars." [testo e immagine da
MAGAZINE FOTOGRAFIA]
Mi piacerebbe che questo giorno di pazzia tranquilla e contagiosa fosse:
un momento comune, da tutti condiviso;
fosse concesso ANCHE ai Rom e ai Sinti, e che la loro
giornata diventasse un'invasione pacifica delle nostre strade e
delle nostre piazze.
"Fosse concesso", per la semplice ragione che Rom e Sinti non sono animali o
fenomeni da baraccone (e neanche spaventapasseri da agitare in periodo
elettorale): a festeggiare, a ricordare le loro storie - belle o brutte che
siano - sono capacissimi da soli, nei loro tuguri isolati dal nostro mondo, ma
vorrei che, magari un giorno all'anno, ci concedessimo NOI il lusso della loro
compagnia.
8 aprile:
GIORNATA INTERNAZIONALE DEL POPOLO ROM. La vigilia ero al
Teatro Valle Occupato di Roma, a festeggiare il ROMANO DIVES con
amici vecchi e nuovi da tutta Italia e anche dall'estero. E musica, balli, vino,
poesia e teatro (persino una giornata di sole dopo mesi e mesi di pioggia!)...
Che io fossi Rom oppure no, sono uscito dal teatro e mi pareva di camminare ad
un metro da terra.
In città, in quelle stesse ore, si stava svolgendo un'altra festa, più laica
e compassata ma altrettanto importante: le PRIMARIE per scegliere il candidato
del centro-sinistra a sindaco di Roma. Non ho capito bene come (è un classico
del nostro tempo: le notizie girano ma non le capiamo), la festa civile e
democratica che doveva essere la conclusione delle primarie, si è tramutata in
una bassa polemica sui Rom richiamati alle urne da qualche prebenda.
La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: ma neanche il giorno
della propria festa si può rimanere in pace?? O dite che la cosa è
stata fatta apposta?
Io non lo so, chi ha lanciato il sasso, pronta, ha ritirato la mano: "Non è
razzismo!" si è subito giustificata. Così qualche ora dopo (mi aspettavo una
reazione sincronica del PDL, lo ammetto), è il Movimento 5 Stelle, anzi il suo
candidato a sindaco di Roma, che riprende la palla con la foto riportata sotto.
Devo dirlo, la tristezza è triplicata:
perché così si sono rovinate due feste lo stesso giorno, e
chi non sa godersi l'atmosfera della festa, non sarà (credo)
qualcuno di cui fidarmi;
Cristiana Alicata e Marcello De Vito non sono residuati bellici,
sono invece quella politica che avremo di fronte in un futuro
prossimo, sono quello si dice "IL NUOVO". Un nuovo, che non
riesco a distinguere dal resto del vecchiume.
Termino, ricordando una bella pagina:
Laura Boldrini, la Presidente della Camera, che riceve una delegazione di
giovani (ancora, il futuro che ritorna) rom e sinti proprio l'8 aprile. Qualcosa
si è rotto nel silenzio dei media, e così la notizia gira su diverse testate. Ne
parla anche
il Giornale, con un articolo che non condivido, ma mi è piaciuto perché
rispettoso, anche se critico.
Quello che nuovamente mi ha rattristato sono i commenti, beceri, di chi fa di
tutto per dimostrare che punti di contatto non ne vuole, non ne cerca, neanche
un giorno all'anno.
Non sono rom, questo almeno lo so, ma quel che è peggio è che in momenti
simili, credo di non essere più nemmeno italiano. Forse, è giusto così.