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1 gennaio: considerazioni dell'ennesimo doposbornia
Di Fabrizio (del 02/01/2013 @ 09:07:00, in Kumpanija, visitato 1485 volte)

Da ateo vorrei fare una domanda a chi ne capisce più di me: esiste una differenza tra religione e credo? (i fondamentalisti possono astenersi dal rispondere)

Ho un ricordo confuso di un missionario, una foto che ritrae un giovane Gasparri (sì, proprio lui!) in un campo nomadi della capitale. I missionari che ho conosciuto, credo fossero di una chiesa concorrente, all'inizio in giacca e cravatta, poi hanno capito che l'abito da lavoro andava cambiato. La testa no, quella era più difficile da cambiare.

Era difficile, perché c'è chi si avvicina ai Rom e Sinti (o meglio, a quelli di loro che stanno oggettivamente male) pensando di:

  • avere di fronte una massa di bambini troppo cresciuti da rieducare (esiste anche la versione "missionario da combattimento": quello che vuole insegnare loro come si deve comportare uno zingaro);

  • avere comunque a che fare con gente che vuole assomigliare a loro, pensare come loro, parlare come loro.

Senza calcolare che:

  • Zingaro non è sinonimo di deficiente. Se qualcuno vuole assomigliare, pensare, parlare come un missionario, è in grado di impararlo anche da solo;

  • ma si sa che al missionario piace credersi indispensabile.

I Rom e i Sinti che stanno oggettivamente male, chiedono una risposta IMMEDIATA ai loro bisogni. Il missionario offre per forza soluzioni a lungo termine; e ce n'è bisogno, PER DIAMINE, ma occorre per forza instaurare un DIALOGO, o un codice condiviso, altrimenti non si va da nessuna parte.

Allarghiamo un momento il discorso: sento sempre di più parlare di disaffezione alla politica: ecco... diciamo che io mi fiderei poco di qualcuno che vedo una volta ogni uno-sei mesi, ma è talmente innamorato della mia causa e della mia miseria da voler parlare e progettare (progettare significa pensare) al posto mio. Un po' come essere soci: a me la miseria e a lui i discorsi.

Ieri notte mentre in via Idro festeggiavamo assieme un ennesimo san Silvestro, erano questi i pensieri che mi guastavano la festa. Esattamente un anno fa avevo scritto una cronaca piena di speranze ma, a parte abbracci, bevute e scherzi, quest'anno si sentiva la differenza. Nessuna delle promesse fatte si è realizzata in questo anno e la gente è stufa sino alla disperazione. E' stufa e vede complotti e nemici ovunque. Non ci si fida dei vicini con cui si è trascorsa una vita, ci sono genitori che di certe cose non parlano neanche coi loro figli. Difatti quest'anno ognuno ha festeggiato per conto suo, mancava il solito corteo di visite. Se questa è la situazione interna, che fiducia può esserci verso chi è esterno?

Tutta la fatica di anni nel progettare ASSIEME è a rischio, non tanto per il valore di quello che è stato raggiunto, ma perché le due mentalità che non si sono incontrate potrebbero portare ad un risultato del tipo:

  • i missionari insisteranno (fuori campo) su quello che ora potrebbe diventare il LORO progetto;

  • e se pure questo si realizzasse (in tempi biblici, suppongo) non ci sarà più nessuno degli abitanti;

  • perché quello che attualmente è un mantra (IL SUPERAMENTO DEI CAMPI) senza fondi a disposizione, si sta realizzando gratuitamente rendendo i campi superstiti ancora più invivibili del passato.

Poi, come in ogni credo, ci saranno (anzi, ci sono già) guerre di religione: i Rom sfiduciati che tornano ai vecchi atteggiamenti, associazioni che se la prendono col comune, comune che se la prende con qualcuno dei due. Ecco, questo sì mi ricorda i bambini, quando in Idro facevo l'animatore e non fare picchiare tra di loro le diverse fazioni era già un successo.

Ma sono passati vent'anni buoni, e nel mio doposbornia sto pensando di essere ancora allo stesso punto di allora. Non è neanche l'alcool: è da ottobre che ho cominciato a mandare affanculo a destra e sinistra. Adesso non saprei dove voltarmi, colpa dei vaffanculo, ma soprattutto di aver contribuito a mettere in moto tutto 'sto casino, senza sapere risolverlo. Servirebbero amici, dentro e fuori campo, ma amici veri. O che si mantenesse, ogni tanto, qualche impegno.