The Contrarian Hungarian"Abbiamo attaccato gli zingari e ne siamo
fieri" Manifestazione dell'estrema destra a Devecser sfocia in violenza
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8 agosto 2012 Foto ufficiale della manifestazione, dell'Hungarian News Agency - fotografo Lajos
Nagy.
C'è curiosamente poca o nessuna copertura sui media ungheresi riguardo al
comportamento violento dei gruppi razzisti - alla luce del giorno e di fronte
alle telecamere - in un villaggio ungherese il fine settimana scorso.
Quindi, la storia che seguirà non è soltanto su una manifestazione
organizzata dal terzo più grande gruppo parlamentare in Ungheria, durante la
quale, ancora una volta hanno reso lampante quanto siano vicini alle milizie di
estrema destra che abitualmente incitano alla violenza razzista.
Però, è anche una storia sulla mancanza di copertura da parte dei mezzi di
informazione, riguardo la più scandalosa agitazione dell'estrema destra
ungherese, senza che nessuno di loro fosse personalmente presente a testimoniare
la sconcertante crescita di audacia con cui questi gruppi politici rinfocolano i
conflitti etnici nei villaggi del paese. Succede sempre più spesso che i media
ungheresi rifuggano dal fornire rapporti corretti sul comportamento criminale
dei politici di Jobbik e dei suoi alleati paramilitari. Da ciò ne deriva uno dei
recenti sviluppi nella retorica dell'estrema destra: vale a dire la loro
applicazione piuttosto liberale del concetto di "autodifesa" per giustificare il
loro clima intimidatorio e razzista - ed in questo caso - i violenti attacchi
alle minoranze. Nel contempo la polizia e gli apparati giuridici stanno a
guardare.
Ma torniamo alla storia. La citta di Devecser aveva già ottenuto attenzione
internazionale durante il disastro del fango rosso nel 2010 quando, assieme a Koontár,
fu una delle diverse città sfortunate inondate dai rifiuti caustici dei
materiali tossici conservati nell'impianto di alluminio di Ajka (vedi
Wikipedia, ndr.).
Ora, due anni dopo, l'estrema destra si concentra sulla città non perché
il risanamento ambientale resta incompiuto, ma perché vuole una
dimostrazione di forza contro ciò che loro chiamano l'inazione della polizia
contro i vicini rom. Le violenze sembrano aver seguito questo argomento,
precipitando in un avvertimento, nella forma di una manifestazione dell'estrema
destra, sponsorizzata da un partito, di forza collettiva contro tutti i
residenti rom della città.
Jobbik, organizzatore ufficiale dell'evento, vi ha incluso conosciute
organizzazioni estremiste e paramilitari violente. Assieme, hanno portato nella
cittadina un numero considerevole di simpatizzanti di estrema destra: ne sono
arrivati circa 1.000 in una città di 5.000 residenti. La Nuova Guardia Ungherese (Új Magyar Gárda),
L'associazione Guardia Civile per un Futuro Migliore (Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület),
Movimento Giovanile 64 Contee (Hatvannégy Vármegye), Forza di Difesa (Véderő),
Guardia Motociclistica
(Gárda Motorosok) ed Esercito Fuorilegge (Betyársereg), ognuno con i suoi
simpatizzanti (come è stato recentemente chiarito da un tribunale ungherese, dal
punto di vista giuridico questo tipo di collaborazione è per loro la più
vantaggiosa: assieme, non possono essere ritenuti responsabili di atti criminali
specifici durante le proteste; tuttavia, è difficile stabilire responsabilità
individuali, con così tanti gruppi presenti).
Jobbik era rappresentata da tre parlamentari: Gábor Ferenczi, Szilvia
Bertha e Balázs Lenhardt.
Il rapporto più completo su quanto accaduto viene dalla
testimonianza oculare di un collaboratore del blog ungherese Kettős Mérce
(Doppio Standard):
Gábor Ferenczi di Jobbik ha iniziato i discorsi. Ha detto di volere
pace, ordine e sicurezza a Devecser, e che questa manifestazione è sul diritto
degli ungheresi all'autodifesa, perché gli ungheresi possano difendersi e gli
zingari assumersi le loro responsabilità.
Ferenczi si è rivolto in particolare al sindaco di Devecser, il quale
aveva detto in precedenza alla stampa che la manifestazione di Jobbik non era
necessaria. Ferenczi ha esortato il sindaco a non rivolgere le sue parole
contro gli ungheresi "normali", invece di ergersi contro i "criminali". Ferenczi
ha anche detto di non voler più sentire alcuna lamentela, specialmente nulla di
più su furti e truffe degli zingari di Devecser. Se ci dovessero essere problemi
di ogni sorta,ha detto di chiamare la Forza di Difesa [Véderő, gruppo
paramilitare coinvolta anche nell'occupazione di Gyöngyöspata l'anno
scorso]. Ha sottolineato che c'è bisogno della reintroduzione della pena
capitale, e dicendo che se i problemi non cesseranno, ci saranno altre
manifestazioni.
Dopo è stato il turno di László Toroczkai di 64 Contee [persona più volte
accusata, ma mai condannata, di atti terroristici]. Ha iniziato il discorso
dicendo che gli ungheresi hanno tre possibilità: immigrare, diventare schiavi
"degli zingari" o rimanere e combattere; in questo caso chi fosse stato
infastidito "dall'ungarità" doveva andarsene. Ha detto che ci sono zingari e
criminalità zingara in tutto il paese e che "dovunque questo gruppo etnico sia
presente, si mostrano distruzione e devastazione." Secondo lui, gli zingari
vogliono sterminare gli ungheresi, e se vogliono combattere allora bisogna
lottare contro di loro, non ci sono altre possibilità. Ha aggiunto anche che gli
ungheresi o combattono o diventeranno vittime.
In seguito, è stato lasciato il microfono a Attila László
dell'associazione Guardia Civile per un Futuro Migliore [una manifestazione di
questo gruppo ha segnato l'inizio di un lungo periodo di tensioni etniche a Gyöngyöspata
l'anno scorso]. "Tutta i rifiuti devono essere spazzati fuori dal paese," ha
detto nell'apertura.
Secondo lui, ci si deve ribellare e cacciare tutti i
criminali, ed organizzarsi in ogni comunità - per questo, c'è bisogno di tutti
gli "ungheresi militanti". In conclusione, ha definito l'autodifesa come "un
istinto che arriva alla formulazione durante le emergenze e che viene poi
seguito da un'azione cosciente."
Dopo i discorsi, ha avuto luogo il corteo: i manifestanti si
sono recati alla casa della famiglia da proteggere per cui erano convenuti.
Mentre il testimone arrivava alla casa della famiglia - probabilmente
sostenitori di Jobbik o organizzatori locali del partito - i manifestanti
cantavano:
"Siete nessuno!" "State per morire, zingari, state per
morire qui!"
A questo punto, è iniziata una seconda serie di interventi, il primo di Zsolt Tyirityán
(Esercito Fuorilegge -
Betyársereg), che ha parlato di guerra razziale e pulizia etnica. "Gli zingari
hanno la criminalità nel codice genetico," ha detto. Per rafforzare il concetto,
ha aggiunto che sono i "sionisti" a dirigerli per andare contro la legge. "Mi
considero un razzista," ha detto Tyirityán, "ed ho intenzione di ergermi per non
lasciare spazio vitale ad un'ulteriore razza." "La spazzatura codificata
geneticamente dev'essere sterminata dalla vita pubblica." "Stiamo per debellare
questo fenomeno, dev'essere estirpato dalle nostre vite."
Successivamente, l'autore del blog ha proseguito verso una casa di amici.
La casa si trovava lungo il percorso dei manifestanti, che sono arrivati
poco dopo. "Stavano gridando diversi slogan razzisti ed intimidatori, il mio
braccio destro è stato colpito prima da una bottiglia d'acqua e pochi secondi
dopo da un più grande pezzo di cemento. Mi sono fatto da parte prima di essere
colpito alla testa... Siamo entrati nella casa attraverso il cortile. Nel
frattempo, attorno a noi piovevano letteralmente altri pezzi di cemento e
bottiglia d'acqua. Entrati in casa abbiamo dovuto chiudere le persiane, perché
anche le finestre erano un obiettivo. In casa c'erano molti bambini.
"Una volta che se ne furono andati, ci siamo avventurati fuori dalla
casa, scoprendo che avevano fatto lo stesso a molte case abitate dagli zingari."
Anche Ferenczi, deputato Jobbik, era tra i feriti. "Davanti alle abitazioni
c'era molta polizia, ma è successo lo stesso."
Ne filmato seguente viene ripreso l'incidente all'esterno della casa dove
vive la famiglia rom. Lunedì sono stato in grado di vedere un versione più lunga
del filmato, preparata da una delle derivazioni di estrema destra - ma quel
video (della lunghezza di circa 6') sembra essere stato rimosso da internet.
Tuttavia, grazie al
blog Egyenlítő si possono ancora guardare su internet i 25 secondi riguardo
all'incidente:
Quanto sopra è stato confermato in seguito da un mezzo d'informazione di
estrema destra. Quanto registrato effettivamente non comprende alcune
delle citazioni peggiori. Se si dovesse presentare una causa penale per
istigazione al conflitto etnico, si dovrebbe far valere
questa interazione, disponibile sul video realizzato da ATV. Anche se non si
riesce a rendersi conto della dimensione reale della folla, a partire dal minuto
1.08 il discorso si traduce così:
"Che ne pensate, secondo voi ci sono segni di una guerra razziale in
questo paese?" - chiede l'oratore alla folla (Zsolt Tyirityánof di Esercito
Fuorilegge). "Sì!" urla la folla dietro di lui. "Secondo voi, ci sarà un'escalation del conflitto in base alla razzia o
all'etnia?" "Sì!" "Allora mandiamogli un messaggio!"
Ed i fatti contestati non riguardano, difatti, i partecipanti alla
manifestazione! Sono orgogliosi del "successo" della loro protesta unificata.
Come scrivono nel titolo di un loro rapporto: "Siamo stati noi ad attaccare gli
zingari, e ne siamo fieri."
Questo è quanto è avvenuto a Devecser, nelle parole dell'estrema destra:
"La marcia era guidata dai selvaggi combattenti di Betyársereg, che non
conoscono paura, con le loro impressionanti bandiere nere, che non mancano mai
di incutere paura al nemico. Dietro di loro seguivano le file disciplinate delle
[64] Contee. Il corpo principale era composto da civili e membri di Jobbik,
mentre il corteo terminava con Migliore Futuro e le Guardie. Gli ungheresi hanno
fatto scappare gli zingari più volte. Prima, presso la casa dove è avvenuto lo
scontro [si parla di fine luglio]. C'era un cordone di poliziotti a tutela della
strada degli zingari e, dietro di loro, 5-6 zingari erano fermi ad osservare gli
ungheresi, ma quando i Fuorilegge hanno caricato - passando attraverso il
cordone poliziesco- gli zingari sono fuggiti. I mezzi della polizia hanno
bloccato gli ungheresi penetrati nella via degli zingari. Il corteo è
proseguito, ma in un'altra strada con molti zingari, ci sono stati ulteriori
scontri."
"Gli [epiteto razziale] facevano capolino da dietro il recinto di pietra
di una casa abitata da zingari. Stavano registrando lo svolgimento del corteo
con una cinepresa rubata chissà dove. E' seguita una discussione tra loro e i
manifestanti. Infine, è stata lanciata una bottiglia d'acqua, che ha colpito uno
[epiteto razziale] in testa, dopodiché da dietro il recinto hanno lanciato una
pietra contro la folla. Ne è seguita una tempesta di pezzi di mattoni, pietre e
cemento, che hanno cacciato gli zingari dentro casa. Gábor Ferenczi, membro del
parlamento per Jobbik, è stato ferito durante l'incidente - probabilmente
colpito alla testa da uno zingaro (ha richiesto le cure nel vicino ospedale di
Ajka).
"La polizia non era sul posto, è arrivata dopo, non sono riusciti a
gestire la situazione, molti di loro avevano paura. Se il pogrom non c'è stato,
non è dipeso da loro. Al momento, gli ungheresi erano assolutamente superiori."
La questione dell'autodifesa e della ferita a Ferenczi è importante per i
media: in quanto parlamentare, richiama sufficientemente l'attenzione delle
redazioni (con la sua testa ferita, è l'immagine perfetta per un rapporto
accattivante). Secondo l'estrema destra, è stato ferito da una bottiglia
d'acqua. Sempre secondo la ricostruzione dell'estrema destra, c'è stata una
pietra lanciata dalla casa dove si erano prima rifugiati gli abitanti, quando il
recinto era stato assalito. Osservando il video, prima che sparisse da internet
- tranne il frammento riportato, dall'interno non sono state lanciate pietre. Ma
l'incidente, tutto sommato, è un atto di autodifesa: un atto istintivo che si è
tradotto in un'azione cosciente e coordinata. Difesa: dalla criminalità
codificata geneticamente degli zingari, naturalmente. Cercando un buco in questo
solido argomento.
Si potrebbe pensare che quanto sopra potrebbe far riflettere qualsiasi
organizzazione attenta al rispetto delle notizie. Tuttavia la storia termina con
le tristi note degli eventi che hanno avuto luogo il 5 agosto a Devecser,
nell'interpretazione dei principali giornali, tanto governativi che di
opposizione.
Quanto segue, ora, è la traduzione parola per parola del rapporto completo su
questo "incidente" pubblicato dal più diffuso quotidiano di sinistra in
Ungheria:
Il deputato Gábor Ferenczi, rappresentante Jobbik per il distretto di Veszprém,
ha chiesto il ripristino della pena capitale, durante un evento organizzato
domenica dal suo partito a Devecser dove, secondo le stime del deputato, erano
presenti un migliaio di persone.
La manifestazione, dal nome "Vivi e lascia vivere: manifestazione per la
legittima autodifesa ungherese," si è tenuta con la partecipazione di Jobbik e
di numerose organizzazioni della destra radicale. E' partita dalla piazza di
fronte alla chiesa cattolica, dopodiché i manifestanti hanno marciato per le
strade in cui pensavano vivessero gli zingari.
A Devecser, città diventata famosa durante il disastro dei fanghi rossi e
che conta 5.000 abitanti, Gábor Ferenczi ha dichiarato che il loro obiettivo non
è la discriminazione su base etnica, quello che vogliono a Devecser è pace,
ordine e sicurezza. "Vivi e lascia vivere in questo comune: è quanto chiediamo
ai nostri compatrioti zingari."
Il deputato ha chiesto il rafforzamento della stazione di polizia a Devecser,
dopodiché ha sottolineato che nel paese avvengono sempre più brutali atti
criminali. Ha dichiarato di chiedere il ripristino della pena di morte, "come
deterrente per respingere e prevenire questi crimini."
László Toroczkai, presidente del Movimento Giovanile 64 Contee, ha
richiamato i partecipanti a non lasciare il paese ed il loro suolo natale, e non
farsi cacciare.
Sfilando dopo il comizio i partecipanti sono sfilati davanti alla casa
dove alla fine di luglio avevano avuto luogo una discussione e una rissa, che
hanno fornito il motivo della manifestazione.
La polizia ha messo in sicurezza la manifestazione con un cordone, che i
dimostranti hanno cercato più volte di rompere. In un'occasione, hanno
ingaggiato un lancio di oggetti con i locali, in questo frangente Gábor Ferenczi
è stato ferito ad una tempia. Imre Orbán, vicepresidente di Jobbik per il
distretto di Veszprém, ha informato l'Agenzia Ungherese delle Notizie che la
ferita di Gábor Ferenczi è stata medicata nel locale ospedale di Ajka; la pietra
che l'avrebbe colpito, secondo la loro versione, sarebbe stata lanciata dal
cortile di una delle case."
Il giornale di sinistra ha preso la storia dal lancio di agenzia: non un
giornalista è stato assegnato alla storia (questa sembra sempre più la strategia
della stampa ungherese: seguire quanto pubblicato dall'Agenzia Ungherese delle
Notizie). Parola su parola, il rapporto sopra riportato si ritrova altrove su
diversi media.
Con l'eccezione di alcuni giornali pro-governativi, che fanno affidamento
sulla controversa segnalazione di Hir TV. Nel suo resoconto, il canale
televisivo conservatore afferma che la testa di Ferenczi è stata colpita da
"fuoco amico": la bottiglia d'acqua che l'ha colpito proveniva dai suoi. Ma dato
che ciò ha scatenato un grande chiasso da parte dei portali di estrema destra,
hanno ritrattato la dichiarazione originale. Questa la versione stampata alla
fine, nella sua interezza:
La manifestazione tenuta da Jobbik e dalle organizzazioni di estrema
destra vicine, si è conclusa senza gravi incidenti. Due persone durante il
corteo sono svenute per il caldo.
La folla ha marciato verso la casa dove nelle scorse settimane c'era
stata una rissa tra due famiglie, una ungherese e l'altra zingara, legate tra
loro da una lunga faida. Alcuni hanno gettato bottiglie d'acqua contro la casa,
da cui sono usciti alcuni rom per strada, ma la polizia ha posto velocemente
fine a questo. Gábor Ferenczi di Jobbik è stato colpito con un pezzo di cemento.
Precedentemente, il parlamentare aveva tenuto un discorso, in cui dichiarava di
essere venuto con intenzioni pacifiche, ma che se nel comune non fosse
migliorata la sicurezza, sarebbero tornati. Il politico ha chiesto un
rafforzamento della stazione di polizia nella città già colpita dalla catastrofe
dei fanghi rossi. Le autorità hanno controllato l'evento con un significativo
spiegamento di forze.
Andrebbe oltre lo scopo di questo post già troppo lungo, purtroppo,
commentare la questione a portata di mano: quanto è avvenuto a Devecser è
incitamento alla guerra etnica e razziale.
Il punto è esattamente sul come e perché l'estrema destra ungherese sta
guadagnando terreno in Ungheria. Dalla sola lettura di media e giornali questa
storia non esisterebbe quasi. Quando se ne fa menzione, viene distorta nel
profondo: distante dalla furia liberata di gruppi razzisti in una lontana città
ungherese, si racconta di un raduno con "intenzioni pacifiche".
Il compito appare difficile: non si tratta soltanto della lotta legale,
politica e sociale contro l'estremismo, ma anche contro il silenzio e la
disinformazione.