La provincia pavese - Casteggio, sinti da tutto il Nord Italia per i
funerali del leader di Piazzale Europa di Anna Ghezzi
CASTEGGIO. Sinti ce n'erano almeno ottocento a riempire la piazza della chiesa
di Casteggio, ma tra loro anche i pavesi - e non solo - che con Paolo Casagrande
hanno lavorato, condiviso un pezzo di strada, progettato nuove sfide per far
vivere il campo di piazzale Europa e l'integrazione con la città. Le serate di
conoscenza, i progetti per i più piccoli, lui era il contatto con istituzioni e
le associazioni.
Settanta corone di fiori rossi, bianchi, gialli, viola, arancio da cui, nel
corteo lunghissimo, verso il cimitero, sono stati tolti i fiori, e gettati per
terra, secondo la tradizione. Cappelli tradizionali,secchi di petali che le
ragazze gettavano in terra al passaggio del feretro di paolo Casagrande, 52
anni, diretto successore della regina Mafalda e leader del campo nomadi di
piazzale Europa. È morto potando un albero pericolante sopra la roulotte della
suocera, lasciando nello sconforto tutta la comunità.
La chiesa piena, i bambini del campo vestiti da chierichetti sull'altare a
cantare sulle note della chitarra dell'amico Davide Gabrieli di Trento.
Sull'altare c'era don Vittorio Pisotti, parroco del Sacro Cuore: «È il nostro
parroco - spiega Aurora Casagrande, la decana della famiglia, sorella di Paolo -
ci vuole bene. Ha celebrato tutti i nostri funerali». Da lui un saluto commosso:
«Era una persona così attenta, così piena di fede. Lascia un ricordo speciale,
era sempre disponibile ad aiutare prima di tutto la sua comunità, ma non solo».
A fianco di fra Franco Marocchi di Canepanova anche padre Rafaelangel Radice:
«Con Paolo, chiunque arrivasse al campo era accolto come un fratello», ricorda
il frate, che ora è a Busto Arsizio ma spesso tornava a Pavia. C'era anche don
Massimo Mostioli, una figura di riferimento: «È uno di noi, parla la nostra
lingua», raccontano amici e parenti. All'uscita dalla chiesta un corteo di fiori
e canti, la musica della banda di Noceto (Parma) che scandiva il ritmo con
canzoni funebri alternati a canti popolari come "Rose rosse per te". Fino al
cimitero: davanti alla bara la foto di Paolo con Papa Benedetto XVI, la lettera
di saluto inviata al campo dopo l'incontro a Roma. E poi la corona di rose
screziate con il nome con cui lo conoscevano tutti i sinti: Zito.