Da
Coopofficina
Nelle scorse settimane ho denunciato i possibili danni che può fare alla
popolazione romanì una iniziativa NON coerente ai bisogni ed alla realtà.
Per fare questa mia denuncia non ho consultato "la palla vetro" ma i
risultati delle esperienze fallimentari del passato.
Mi riferisco al corso di formazione per mediatori culturali promosso dal
Consiglio d'Europa.
In questi giorni mi viene segnalato il primo danno di questo corso, ne sono
convinto che altri seguiranno.
Lo scorso mese di settembre la Caritas di Salerno ha promosso il corso di
formazione per mediatori culturali rom avviato dal Consiglio d'Europa per tre
giorni e alcune organizzazioni locali hanno inviato i "propri rom" a questo
corso. Evito di commentare la struttura ed i contenuti del corso per il rispetto
al lavoro degli altri anche quando è palesemente NON adeguato.
Accade che in una regione italiana ci sono mediatori culturali rom GIÀ
FORMATI negli anni scorsi e che hanno svolto diverse attività di mediazione
culturale rom con un ottimo successo visibile e riconosciuto.
In questa regione una organizzazione provinciale nel mese di Marzo 2011
decide di preparare un progetto per i rom e visto che non si è mai occupata
progettualmente di rom decide di chiamare i mediatori culturali rom già formati
(presenti di alcuni decenni in questa provincia) per avviare una collaborazione,
la presenza di professionalità romanì qualifica il progetto.
I mediatori culturali rom di questa provincia dopo aver letto le linee
progettuali preparati da questa organizzazione, propongono modifiche perché le
finalità del progetto NON rispondono alla realtà ed ai bisogni della comunità
rom locale, anzi arrecano danno alla popolazione romanì.
A fronte delle osservazioni dei mediatori culturali questa organizzazione
inizia a ragionare sulle modifiche da apportare al progetto, ma con evidente
difficoltà perché l'iniziativa era stata preparata più per dare risposte ai
bisogni occupazioni di questa organizzazione che alla realtà ed ai bisogni della
popolazione rom locale.
Ad un certo punto si blocca il confronto sulle modifiche del progetto e
questa organizzazione invia un giovanissimo rom al corso di mediatore culturale
rom promosso dal Consiglio d'Europa a Salerno per tre giorni.
Dopo aver partecipato al corso automaticamente questo giovane rom diventa
mediatore culturale rom da impiegare nei progetti che questa organizzazione
vuole realizzare per i rom.
Il giovane rom, senza esperienza e disoccupato, per qualche centinaio di euro
ha accettato di lavorare con questa organizzazione come mediatore culturale rom
(ha fatto un corso di tre giorni!) ed ha fatto bene visto che è disoccupato, ma
quali danni produrrà e quando durerà il suo lavoro?
Le esperienze fallimentari di questo tipo ne abbiamo visto tantissime,
giovani rom che potevano essere una buona risorsa per la "causa romanì" sono
stati bruciati per perseguire interessi estranei alla realtà romanì.
In questo modo questa organizzazione non deve più fare modifiche al progetto
per i rom perché il giovane rom non ha alcun tipo di esperienza e
professionalità, ma è rom, quindi basta essere rom, aver letto un libro sui o
aver partecipato ad un convegno o aver partecipato a tre giorni di corso di
formazione (prestigioso perché promosso dal Consiglio d'Europa) per essere un
esperto del mondo rom.
Non sarebbe stato corretto inserire questo giovane rom al fianco di mediatori
culturali rom già formati e farlo crescere professionalmente?
NO, perché questa soluzione portava ad una modifica del progetto che questa
organizzazione non voleva fare per propri interessi.
Invece con la presenza nel progetto del giovane rom, utilizzato come
fantoccio, questa organizzazione può manovrare come vuole ed il fallimento certo
di questo progetto sarà attribuito "ai rom che non vogliono integrarsi", ma
anche a falsità come "i rom presentano una problematica difficile e complessa",
MAI il riferimento è al progetto sbagliato.
Questa tipologia di utilizzo strumentale della partecipazione attiva dei rom
(come un mezzo) è sempre stata utilizzata nel passato ed ho sempre
prodotto danni enormi alla popolazione romanì, ed è per questa motivazione che
la Federazione romanì finalizza la sua azione verso una partecipazione attiva "COME
UN FINE".
Il corso formazione per mediatori culturali rom promosso dal Consiglio
d'Europa, con il suo prestigio istituzionale, si presta molto bene alla
strumentalizzazione della partecipazione attiva dei rom, come è accaduto nel
passato, per arrecare danno alla popolazione romanì.
Mi meraviglio di quei rom e quelle persone che si dichiarano amiche del
popolo rom che con la loro partecipazione attiva hanno cercato di legittimare
una iniziativa sbagliata del consiglio d'europa, senza riuscirci.
E' facile riempirsi la bocca di belle parole e di denunce se poi i fatti
dimostrano altro.
La "causa romanì" (?) solo uno strumento per perseguire altro.
A buoni intenditori poche parole.
Scelta legittima ma si abbia la onestà morale ed intellettuale di
riconoscerlo pubblicamente, per permettere alla popolazione romanì di subire
meno danni.
La mia prossima riflessione (appena avrò il tempo necessario) sarà sulla
mediazione culturale e sul profilo professionale (ruolo e compiti) del mediatore
culturale rom.
Dr. Nazzareno Guarnieri – Presidente Federazione romanì