\\ Mahalla : Articolo : Stampa
Tsunami quotidiani
Di Fabrizio (del 21/08/2011 @ 09:08:28, in Italia, visitato 1816 volte)

Cominciano i rientri dalle ferie. Come augurio di "bentornato" a chi dopo il mare o la montagna leggerà ancora queste pagine, ho rispolverato un post di Pirori del gennaio 2005. Il mese prima c'era stato lo tsunami in estremo oriente, e le ricche società occidentali si preparavano ad affrontare fattivamente la situazione. Noterete come l'argomento possa essere discusso in diverse maniere e punti di vista, a seconda del vostro umore al rientro. Dimenticavo: auguri anche a chi le ferie non le ha fatte o se le è già dimenticate!



La carità è un concetto difficile ed antipatico. Ma l'antipatia ha le sue eccezioni: non ho nessuna voglia di ammollare un Euro a quel giovane accovacciato davanti alla chiesa, ma se me lo chiede la Vodafone, lo faccio + volentieri, con un SMS a qualcuno che mai ho conosciuto e mai vedrò. A chi andrà il mio contributo? Da quelle parti, la metà della popolazione vive di elemosine, mica sono come i nostri antenati del Polesine!

Apperò! In questi casi si scopre che le popolazioni (lontane) che vivono di elemosina, hanno una loro dignità, che non riconosciamo ai mendicanti nostrani.

Manghel = [dal verbo Manghe = chiedere] Per i Rom, significa tanto carità, che fare la carità, che andare in giro a chiedere oboli agli angoli delle strade...

Durante queste vacanze (stranamente) avevo qualche soldo in tasca. Il bello dell'elemosina sarebbe farlo perché uno ne ha voglia, non perché si senta obbligato. Così, per mettermi la coscienza in pace, TOT alle vittime dello Tsunami, e un paio di euro alla Romnì entrata nel negozio del mio amico. In realtà volevo scambiare con lei due chiacchiere nella sua lingua e vederne la reazione (alcuni amici mi avevano raccontato di reazioni impensabili). Sono rimasto deluso: indifferente, la Romnì ha mantenuto il suo occhio spento, rispondendo solo con un "Grazie" in italiano stentato.

Preciso: neanche a me piace fare la carità: credo che serva solo a radicare la dipendenza dagli altri. Qualche volta è dannosa (l'alcolizzato che va a spendere il soldo per un altro bicchiere, il bambino che consegna il ricavato al capomafia…)
Donando cose è + facile evitare equivoci. Però, anche in questi casi mi è capitato di girare per campi nomadi e vedere tra i rifiuti (di solito, il campo è un rifiuto unico) i pacchi di vestiti donati dalla Caritas.
Qualcosa sul donare l'ho imparato parlando con i Rom. Ancora oggi capita che la famiglia lavori e chieda lo stesso il "manghel". Chiedere la carità è un retaggio che si portano dietro da quando erano un popolo nomade, e faceva parte di uno scambio rituale con la popolazione stanziale. Deridono chi gli mette in mano 20 centesimi e scappa. Apprezzano chi torna a scambiare due chiacchiere o un caffè, e se capita, saranno loro a prestarti qualcosa.

A questo punto (come un buon padrone di casa), vi presento due ospiti:

  • Davo: di lontane origini Sinti. Vive nello stato di Washington (estremo NW degli USA) in mezzo alle foreste. Incrocia poche persone, più frequentemente orsi e leoni di montagna. Ha simpatie politiche per i Repubblicani. Nonostante il suo aspetto (una via di mezzo tra il marine in pensione e il boscaiolo agiato) e la diceria che ai Rom e ai Sinti non piaccia leggere, ha una conoscenza libresca fenomenale.
  • Günther: arriva dalla Germania, non è Rom ma li ha sempre frequentati. Da tempo vive in California e continua a frequentarli anche lì. Politicamente è un progressista, è appassionato di discipline e religioni orientali.

Discutono della situazione in una città di provincia in Australia: seduti davanti al supermarket, un gran numero di Aborigeni, che chiedono la carità e si ubriacano col ricavato della giornata. Per non sembrare razzista, il consiglio comunale permette loro di bere alcolici per strada, cosa proibita nel resto della contea.

Davo:
…[ho notato che] le capre selvatiche hanno perso il loro istinto… D'inverno, stazionano nei pressi dei recinti o dei campi da golf, e finché non gli viene dato il cibo, non migrano.
Da noi si dice: "Un orso ammaestrato è un orso morto". Anche loro si sono abituati ad infilare il muso nei bidoni dell'immondizia e se per caso non trovano niente, rimediano devastando gli impianti di condizionamento o introducendosi nei campeggi (da cui li cacciamo a fucilate…)
Se il clima è favorevole, si possono "raccogliere" diversi $ in una giornata… Abbastanza da essere tramutati in vino e da permettere di vivere con i rifiuti, senza alcuna necessità di migliorare.
Mi viene in mente il caso di padre Morebeck e i mendicanti locali o di passaggio.
Queste prete ha sempre dedicato sforzi e risorse a quello che chiamava "amore pratico", indirizzato a persone in situazioni particolari…
Li avrebbe aiutati a trovare lavoro, ma giunto a quasi 80 anni di età ha scoperto che i $ non possono risolvere i problemi…
E' più facile e anche più "popolare" offrire denaro che finirà nelle tasche degli spacciatori di crack o di mercanti di vino a buon mercato. E ho conosciuto cristiani praticanti che letteralmente lavavano i piedi e donavano i propri stivali ai "viandanti" nelle nostre terre (anche se io non sono quel tipo di persona).

Non pretendo di avere "risposte per tutti"… Ma so quale sarebbe la mia risposta.
Baxt!
Davo

——
Günther:
Davo,
Secondo te, è bene se ci sono prospettive diverse nella stessa situazione?
Ogni forma di vita è interdipendente con le altre. Esiste l'adattabilità. Per fare un esempio tratto dagli animali: tempo fa in famiglia abbiamo allevato un visone per 5 anni. Mio figlio più piccolo (che allora aveva un anno) stava mangiando dell'uva dalla nostra vigna, e gli si è avvicinato festante questo cucciolo di visone. Quando hanno finito di dividersi i grappoli, ho riportato mio figlio in casa, e il visone l'ha seguito. Non abbiamo mai avuto problemi con le sue ghiandole odorifere, che adoperava soltanto contro i cani e gli estranei.
Arrivato all'età di 5 anni, ha deciso di tornare nel suo mondo, tornando ogni tanto a farci visita e incrementando di parecchio la popolazione dei visoni nei nostri dintorni.
Penso che ci debba essere adattabilità, sulla base dei bisogni o delle circostanze. Non si deve generalizzare, perché ognuno di noi è differente dall'altro, persino "due piselli nello stesso baccello" lo sono.
"Uccidere l'orso" appartiene a una prospettiva limitata e fascista…
"Se vedi un ubriaco abbandonato sul marciapiede, imitalo, cosicché la tua arroganza non ti porti a condannarlo, per quanto ti possa sembrare la cosa più facile da fare."

(L'immagine è tratta da http://www.pewterkingdom.com)