Molti dei lettori della Mahalla conoscono il significato
della data "2 agosto": anche se per molti (me compreso) la memoria torna alla
bomba alla stazione di Bologna nel 1980, Rom e Sinti lo ricordano per il
massacro di 3.000 di loro nel campo di Auschwitz nel 1944. Di questa memoria se ne è
scritto
in passato. Resta lungo e difficile ricostruire l'eredità "reale"
di questa memoria, che ha portato alla situazione attuale; alle discriminazioni
che continuano, ai campi sosta comunali cintati da sbarre e sorvegliati dalle
telecamere, in Germania ai nazisti colpevoli di esperimenti aberranti riciclati
come esaminatori delle richieste dei danni patiti da Rom e Sinti...
Storie dimenticate che continuano a pesare. Quest'anno il 2 agosto lo
ricordo con un libro:
LIBRI INCHIESTA JORGE CAMARASA
Josef Mengele fu riconosciuto colpevole della morte di 400 mila deportati ad
Auschwitz. Era «superbo e antisemita». Non esitava a mettere in questione «la
capacità intellettuale degli ebrei». Si sentiva un bell'esemplare ariano e
beveva molto (forse troppo) caffè. Il suo più imperdonabile errore è stato
confondere il sadismo con la scienza. Adesso questo piccolo libro riferisce
quanto occorre sapere di Mengele, criminale nazista che non esitò a far di
bambini, ebrei e zingari cavie da sacrificare senza pietà. Jorge Camarasa,
ricercatore e giornalista argentino, fa incominciare la sua narrazione nel cuore
d'una notte del gennaio 1945. Josef Mengele, il cui nome vale da solo come
titolo di richiamo per queste pagine (Mengele. L'angelo della morte in
Sudamerica , Garzanti), lascia Auschwitz incalzato dall'avanzare dell'Armata
Rossa. Porta con sé, in due valige di cartone e una borsa di cuoio, tutto quanto
crede utile conservare per documentare il suo lavoro. A solo ricordarlo, quel
lavoro, fa venire la pelle d'oca! Mengele in persona, alias l'«Angelo della
Morte», accoglieva le sue future vittime all'arrivo dei vagoni piombati.
Sorridente, selezionava i deportati raggruppandoli in due file: una formata «da
uomini, donne e bambini destinati immediatamente alle camere a gas, l'altra
composta da meno fortunati... che lui stesso sceglieva per i suoi esperimenti»
in laboratori che erano vere camere di tortura. Basti dire che Mengele fu più
tardi riconosciuto colpevole della morte di quattrocentomila deportati nel lager
di Auschwitz. Leggendo Camarasa risulta chiaro che la fuga e l'esilio di Mengele
furono favoriti da scandalose complicità neonaziste. Il mostro di Auschwitz
diventa prima un insignificante Helmut Gregor. Con un passaporto intestato a
questo nome, dopo essere stato ospitato a Roma «in un convento di via Sicilia»,
si imbarca per l'Argentina. Sapendosi ricercato dalle polizie di mezzo mondo e
soprattutto dal temutissimo Simon Wiesenthal, cambia molti indirizzi e assume
nuove identità. Soggiorna in Paraguay e Brasile. Fra un viaggio e l'altro Beppo,
come lo chiamavano gli amici, ha modo di continuare i suoi delittuosi
esperimenti sui gemelli. Un indizio più che eloquente? A Candido Godòi, un
villaggio popolato all'80 per cento di immigrati tedeschi, dopo una visita del
boia in camice bianco i parti di gemelli monozigoti biondi e con occhi azzurri
hanno un'impennata. Un fenomeno scientificamente inspiegabile. Quando è morto
Mengele? Oggi Beppo avrebbe cent'anni, era nato nel marzo 1911. L'età lascia
dunque sperare che di lui rimangano solo cenere e vermi. Nel 1979 fu comunque
data notizia della sua fine, un po'banale perché dovuta a annegamento mentre
l'ex SS faceva una nuotatina nelle acque antistanti la località balneare di
Bertioga. A non credere però nell'avvenuto decesso furono, fra gli altri, la sua
dentista e Simon Wiesenthal. Chissà! Anche i mostri, come gli eroi, fanno di
tutto per garantirsi un finale da leggenda!
Il libro: Jorge Camarasa, «Mengele. L'angelo della morte in Sudamerica», Garzanti,
traduzione di Stefania Cherchi, pagine 138, 18