Luglio 2001, non ero in piazza a Genova, mi trovavo a casa mia. Da poco avevo un
collegamento internet, e fu forse il primo avvenimento che seguii da casa
praticamente in tempo reale (il secondo fu l'attentato alle torri gemelle, a
distanza di qualche settimana): vale a dire, le notizie arrivavano con un flusso
continuo tramite dirette radio, televisione, i primi siti online dei quotidiani,
i forum e i gruppi di discussione.
Proprio per questo, mi ricordo alcune cose di allora:
- la reazione di chi sentiva scosse le sue sicurezze di tranquillo
democratico in pantofole (siete per sempre coinvolti, diceva
qualcuno): qui siamo in Italia, queste cose non possono succedere. Magari in
Argentina, o in Iraq, o in Corea. Eppure succedevano, ma il nostro
cervello è più forte dei fatti e allora è come se ci fossimo autoconvinti
che fosse un film. Noi, la TV, i giornali, sapevamo – ma nel contempo
QUALCUNO NON VOLEVA SAPERE;
- ma già da subito chi voleva, sapeva. Molto più dei media ufficiali,
Internet iniziava a dimostrare le sua potenzialità con brutte foto scampate
ai manganelli, i forum dove chi scriveva aveva visto la mattanza con i suoi
occhi;
- come conseguenza (so di dire una cosa impopolare) il permanere,
l'evolversi di una forma di incomunicabilità: per cui le ragioni di chi
riusciva a vedere solo un esagitato armato di estintore non riuscivano ad
incontrarsi con quelle di chi descriveva il comportamento FASCISTA dello
stato, e viceversa.
Cosa resta, dopo 10 anni? E' lecito (pensando ai silenzi infiniti, ad
esempio, sulle strategie stragiste in Italia), aspettarsi VERITA' e GIUSTIZIA su
chi fu responsabile?
Per questo, occorre rendersi che molto è stato scritto, ma tutto ciò ha
soltanto mascherato un grande silenzio da parte di chi allora giocò un ruolo
determinante. Non parlo dei soliti politici, della "casta", parlo degli eroi
negativi di pasoliniana memoria; o meglio, vi invito a leggere questa riflessione
sull'Unità.
Vorrei aggiungere ancora qualcosa sul perché Genova è stata possibile,
nonostante anni di presunta democrazia in Italia
La civiltà e la democrazia di un popolo si giudicano da come tratta chi
non può difendersi. Non ricordo le parole esatte e chi le abbia dette, ma il
concetto è quello.
Sarebbe troppo semplice dare la colpa di quel che è successo alla polizia!
Dimenticandosi che dopo Bolzaneto ci furono realmente i poliziotti che dissero
che quello che era successo lì era uno schifo, o semplicemente che i poliziotti
li vedo tutti i giorni, dall’altra parte del banco alle file degli immigrati per
il permesso di soggiorno. Qualcuno riesce persino ad essere gentile, e non è
facile, quando hai davanti tutto il giorno chi non parla l’italiano e puzza
perché ha viaggiato tutta notte e forse è in coda da tre giorni per un pezzo di
carta!
QUESTO E' SOLO UN LATO DELLA MEDAGLIA.
Sembrerà poca cosa rispetto a 10 anni fa: nel 2008
Mahalla e soprattutto U
VELTO, provarono a denunciare un fatto simile. Avvenimento di portata minore
e col difetto di vedere vittime "solo degli zingari", il tutto passò nell'indifferenza quasi assoluta dei media e della rete. Eppure, i meccanismi repressori
erano molto simili, e discuterne allora forse avrebbe aiutato a riportare il
discorso su quanto avvenne a Genova.
E poi, mi ricordo al campo parecchi anni fa, X..., 18 anni appena compiuti, un
occhio nero, lividi e quattro denti lasciati in commissariato. D'accordo, X... non
era del tutto innocente, ma avremmo dovuto capirlo che se in caserma qualcuno
(chiunque) poteva essere conciato così, senza che nessuno fiatasse, prima o poi
avremmo sbattuto il muso su Bolzaneto. Anche allora (e più di adesso) NON
VOLEMMO SAPERE.