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'Quel rom va schedato'
Di Fabrizio (del 25/06/2011 @ 09:56:16, in Regole, visitato 1770 volte)

L'Espresso di Fabrizio Gatti

I moduli dati a vigili e agenti per indicare il gruppo etnico delle persone identificate. Un censimento occulto. E vietato (20 giugno 2011)

Schedature dei cittadini in base al gruppo etnico. A Milano non se ne aveva notizia dalla caduta del fascismo. Basta invece sfogliare alcune schede personali, compilate dai vigili urbani durante l'era del sindaco Letizia Moratti, per scoprire che la pratica è stata adottata per anni. E probabilmente è ancora in corso. Il gruppo etnico di appartenenza è uno dei campi da riempire nel modulo di identificazione. Per gli italiani, viene scritta la formula generica: "Europeo mediterraneo". Soltanto per i rom, nomadi o stanziali che siano, italiani o stranieri, viene precisata l'appartenenza. Sulle schede appare appunto la scritta "rom". Fatta così è sicuramente una discriminazione: i rom non sono cittadini europei? Ovviamente sì. Allora perché rimarcare l'etnia di appartenenza soltanto per loro?

Ma c'è di più. Gli uffici della vigilanza urbana, ora promossa al rango di polizia locale, avrebbero sbagliato numerose schede. I funzionari milanesi, comprensibilmente confusi su geografia e antropologia, avrebbero schedato come rom numerosi cittadini romeni che rom non sono. Il risultato è prima di tutto statistico. Si tratta di solito delle schede sulle persone indagate o arrestate con l'accusa di avere commesso reati. Così la minoranza rom si ritrova ingiustamente accusata di crimini che non ha mai compiuto. Non solo a Milano, ma a livello nazionale. Le schede vengono infatti consegnate al gabinetto di Polizia scientifica della questura. E da lì, i dati sono inseriti nel casellario centrale d'identità, potente archivio del dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell'Interno. Nessuno è in grado di calcolare quante siano le persone coinvolte nell'errore.

La responsabilità della schedatura non è soltanto dei vigili urbani di Milano. Le voci che appaiono sul modulo prestampato sarebbero state decise dal ministero dell'Interno e sono identiche per tutte le questure d'Italia. Gli stessi moduli vengono distribuiti anche ai comandi della polizia locale che hanno allestito un laboratorio per il fotosegnalamento. E' l'operazione in cui alla persona da arrestare o semplicemente da identificare viene scattata la fotografia di fronte e di lato. E vengono prese le impronte digitali e i dati personali. La voce "gruppo etnico" compare almeno dal 2008. "I moduli distribuiti alle questure e alla polizia locale sono gli stessi", spiega un funzionario del ministero, "il campo "gruppo etnico" è compreso tra le caratteristiche antropologiche. Ma la sua compilazione non è obbligatoria, né consente la ricerca automatica nel databe del casellario. Non posso cioè digitare al terminale un gruppo etnico e avere l'elenco di tutti gli appartenenti. Gli uffici di fotosegnalamento della polizia di Stato lasciano di solito il campo libero: il gruppo etnico viene specificato soltanto se si è di fronte a una persona senza documenti, che non è in grado di dare notizie sulla propria identità o nazionalità. Ma non sappiamo quali disposizioni siano state date dai comandi di polizia locale".

Le polizie locali insomma decidono da sé. E' l'effetto della secessione della sicurezza, tanto cara all'attuale ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e alla Lega Nord. Ecco alcuni casi, tra quelli scoperti da "l'Espresso". Vasile C., 25 anni, e Ioan N., 49, vengono arrestati per ricettazione. E registrati nel casellario dalla polizia locale di Milano secondo i normali criteri: cognome, nome, padre, madre, sesso, data di nascita, stato civile, luogo di nascita, provincia, Stato di nascita, residenza, comune, provincia, cittadinanza, professione, motivo del segnalamento, impronte digitali, impronte palmari e fotografie del volto. Non basta questo alla precisione dell'identificazione? No, i vigili compilano anche il campo "gruppo etnico": rom.

"L'Espresso" ha rintracciato gli agenti che hanno fatto le indagini, ma non il fotosegnalamento: "Erano romeni, non rom", spiegano. Tre mesi dopo vengono arrestati i presunti capi della banda, cinque italiani. Uno è nato a Como, due a Gravedona e Valsolda in provincia di Como, due a Melito Porto Salvo, Reggio Calabria. E quale può essere il gruppo etnico dei cinque? Lombardo insubrico per i comaschi? Grecanico-ionico per gli altri due? I vigili scrivono semplicemente: "Europeo mediterraneo", una classificazione generica che comprende milioni di cittadini da Gibilterra a Istanbul.