Segnalazione di Alessandro Morazzini
RomaToday di Redazione - 22/11/2010
Dure e preoccupate le parole degli abitanti del "villaggio attrezzato" di
Via Di Salone. Mancanza di spazi, paure e timori per i bambini. Convivenze
difficili, criminalità e invivibili situazioni igienico-sanitarie
Gran parte della ricerca del dossier/ricerca "Esclusi e ammassati",
condotto dall'associazione "21Luglio", riguardo l'attuale grave
situazione nella riversa il
"villaggio attrezzato" per rom di Via di Salone, si è basato anche sulle
numerose interviste rilasciate dagli stessi abitanti del campo.
La parola d'ordine è "invivibile". Questo è quello che sicuramente è
emerso da tutte le dichiarazioni raccolte. La situazione è stata spesso definita
"disastrosa da tutti i punti di vista": sovraffollamento, assenza di norme di
sicurezza, il dilagare di malattie "da ghetto", criminalità, droga, alcool e
prostituzione.
I pericoli più preoccupanti, sono quelli che riguardano i bambini, per i quali i
genitori fanno davvero fatica a intravvedere un futuro dignitoso: "Io
voglio una vita diversa per i miei figli, senza rubare e senza chiedere
l'elemosina. Io sono venuta in questo campo per loro, perché era il più vicino
alla loro scuola". Le lamentele e le denunce degli "ospiti" del campo, sono
pesanti e numerose e c'è addirittura chi paragona questa situazione ai campi
di concentramento: "Qui è come un campo di concentramento, non c'è il
tatuaggio, ma c'è il tesserino per entrare e per uscire. Io mi chiedo se
questo campo è a norma. La legge permette di fare stare in questo modo tutta
questa gente in uno spazio del genere? Bisogna fare queste cose secondo la
legge. Io dico di aiutarci ad avere documenti regolari, e quindi un lavoro e la
scuola per i bambini, poi per la casa ci penso io, la voglio poter pagare io".
Grandi disagi provocano anche le continue rotture delle fogne e le dimensioni
estremamente esigue delle case-container: "Questa casa non è fatta per
essere abitata per tanto tempo. I container sono troppo piccoli, non c'è lo
spazio vitale". "Nel container non c'è spazio per tutti. È come abitare sempre
fuori. Poi sono caldi in estate e freddi in inverno. I miei figli non stanno mai
a casa: o vengono in giro con me oppure a scuola, a casa non c'è spazio per
giocare e studiare". "Non c'è spazio dentro al container. Con 10 bambini qui
come faccio?".
"Qui c'è un problema con le fogne. Si bloccano e qui si sente sempre
puzza. Sono sempre rotte. Non si può stare così!" "Si otturano e non possiamo
stare vicino e poi così possono portare anche le malattie! Noi dobbiamo ogni
volta sbloccare le fogne che si otturano".
Le parole degli abitanti del campo di via Di Salone, sono le parole di
persone deluse, arrabbiate, stanche. Stanche di una situazione che sta mettendo
a dura prova anche la pazienza di chi abita questa zona. La presenza infatti, di
comunità ed etnie diverse, ha portato gravi problemi di convivenza. Risse, liti,
criminalità: "Aumentano sempre di più le persone e diminuisce lo spazio. Siamo
come in un lager, tutti appiccicati e quindi si litiga di più. Qui dentro ci
sono tante razze: montenegrini, bosniaci, rumeni; tutte le razze. Questo è un
problema perché non siamo mai andati d'accordo con loro. Non siamo cresciuti con
loro, non li conosciamo, non conosciamo il loro carattere. Poi si picchiano,
fanno di tutto". "Al campo c'è troppa musica, sempre e troppo alta. Le
persone litigano sempre e fanno risse violente. È pericoloso e mio figlio
che sta male non può vedere quelle scene, piange e urla."
Hanno paura gli abitanti del campo di via Di Salone. Non ce la fanno più a
vivere così. Vorrebbero essere aiutati, ma soprattutto, vorrebbero poter avere i
documenti in regola, ottenere la cittadinanza e poter avere una casa in cui
crescere i propri figli. Lavorare, avere i soldi per pagarla e potersene quindi
andare da qui.