Da
Mundo_Gitano
IPSnews.net Di Emilio Godoy
Città del Messico, 12 ottobre 2010
Nella storia "Gente Bella", il dittatore messicano della situazione, invia una
missione in Europa per importare 300 famiglie, così da "sbiancare la razza
(quella india n.d.t.) e farla finita con la pigrizia". L'Imperatore d'Austria
Francesco Giuseppe però lo imbroglia e gli invia, dietro compenso in oro, degli
zingari.
Questo aneddoto storico-sociale del politico messicano di sinistra e scrittore
Eraclio Zepeda, nato nel 1937, è un velato riferimento al Presidente Porfìrio
Diaz (1830-1015) e rappresenta il persistente stereotipo negativo dei rom
(zingari) che spiega in parte la loro invisibilità ancora oggi, nonostante
questi ultimi abbiano profonde radici in Messico.
Ysmed Nebarak, vive ad Acapulco, sulla costa pacifica meridionale del
Messico. Conosce questa invisibilità. Suo nonno, un ungherese che arrivò in
Messico attorno al 1920, raccontò alla madre di Ysmed (sua figlia), la storia
della sua prima moglie, che era rom (gitana).
"Francamente non so nulla degli antenati di mio nonno, perché lui non volle
mai palarci di loro", ha raccontato Ysmed.
In questo Paese dell'America Latina, con 107 milioni di abitanti, vivono 15.850
gitani – o rom come preferiscono essere chiamati – stando al censimento del
2000, realizzato dall'Istituto Nazionale di Statistica e Geografia. Secondo
alcuni ricercatori però la cifra è da considerarsi sottostimata a causa dei
criteri limitativi utilizzati per classificare i membri del gruppo etnico.
Le attività principali della comunità rom messicana consistono nella vendita di
tessuti, vestiti, automobili, camion e gioielli, ed inoltre nell'esibirsi e
nell'insegnare il canto e la danza.
"I rom sono stati de-storicizzati, privati propria storia. Essi infatti non
compaiono nella storia del Messico" ci ha detto David Lagunas, della scuola
Nazionale di Antropologia e Storia.
"Conosciamo molto poco di loro, cosa che porta a far sorgere stereotipi e
immagini negative nei loro confronti. Il Messico è un mix di gruppi con storie e
passato differenti fra loro".
Secondo l'antropologo, spagnolo di nascita, il fatto che il popolo rom
amministri il proprio tempo, il proprio lavoro ed il proprio denaro in maniera
non convenzionale, fa sì che la società più tradizionalista sia diffidente e
sospettosa verso di loro.
Lagunas sa bene di che cosa parla, avendo passato dieci anni con i rom
dell'Andalusia, nel sud della Spagna, e in Catalogna, a nordest, vivendo nei
loro caravan e vendendo abiti nei loro mercati, mentre scriveva la sua tesi di
laurea.
La prima ondata di rom arrivò in Messico nel 1890. Provenivano dalla Ungheria,
dalla Polonia, e dalla Russia per stabilirsi nelle Americhe, principalmente
negli Stati Uniti e in Brasile, ma anche in Argentina, Cile, Colombia Ecuador,
Uruguay e Venezuela.
Nel periodo fra la prima e la seconda Guerra Mondiale, molti altri rom
lasciarono l'Ungheria per il Messico ed altri paesi sudamericani.
Nel 1931, quando vi era già una grande comunità rom in Messico, le leggi
sull'immigrazione vennero riformate con lo scopo di impedire loro di stabilirsi
nel Paese, essendo cresciuto il numero delle denunce per attività criminose.
Il maggior afflusso dei rom avvenne nel 1969.
Venivano dalla Spagna e si stabilirono principalmente nel centrale quartiere di
Juàres a Città del Messico. Lì si dedicarono soprattutto alla vendita di tessuti
e di abbigliamento in cuoio.
Oggi ci sono delle comunità rom nella capitale e nelle città di Veracruz, sulla
costa orientale del Messico, e Puebla a sud, a Guadalajara ad ovest e a
Monterrey a nordest.
Ma la comunità più conosciuta è quella di San Luis Potosì, nel Messico centrale.
Uno dei più importanti rappresentanti della cultura rom, il leader Pablo
Luvinoff venne ucciso in un ospedale della capitale messicana, nonostante un
poliziotto fosse di piantone fuori dalla sua camera.
Dal 2004 Luvinoff era scampato a tre attentati maturati dalla disputa per il
controllo della comunità rom nella capitale. Dopo il suo assassinio, le autorità
arrestarono diversi sospetti, tutti rom.
Nonostante sia noto che i rom, in Messico come in altri Paesi, siano
discriminati, non sono mai state inoltrate molte proteste nei loro confronti.
Nel 2006 la Commissione Nazionale per la Prevenzione delle Discriminazioni, un
ente governativo, investigò sul caso di un membro della comunità rom dello stato
della Baja *California , ma alla fine la denuncia fu ritirata.
In anni recenti, diversi autori e fotografi hanno cercato di combattere
l'ignoranza sulla comunità rom in Messico, ma sono stati circondati dal
silenzio.
Nel 2001, il ricercatore Ricardo Pèrez Romero pubblicò "La lumea de noi –
Memoria de los ludar de Mexico". "Lumea de noi" signific "la nostra gente" in
Rumeno. Il libro racconta la storia e la vita giorno per giorno del popolo Ludar,
rom della Romania.
"Piel de carpa; Los gitanos de Mexico", un libro di egual rilievo, fatto da
alcuni fotografi messicani, dalla ricercatrice Ruth Campos Cabello e
dall'artista e fotografo spagnolo Antonio Garcìa, venne pubblicato nel 2007.
"I gitani sono come gli indigeni: esistono molti gruppi differenti", dice
Lorenzo Armendariz, un fotografo messicano molto conosciuto per i suoi ritratti
di gruppi etnici differenti.
"Fra di loro i nomadi viaggiano ancora con le tende della famiglia, e i loro
gruppi includono clowns, maghi e danzatori, nonostante l'attrazione principale
sia l'ipnosi di massa".
Nel 1994, quando il famoso fotografo aveva 33 anni, scoprì che suo nonno, che
era conosciuto semplicemente come "el hùngaro", era un rom. Dopo questa scoperta Armendariz cominciò a farsi coinvolgere nel mondo dei rom messicani, vivendo con
loro per lunghi periodi ed allestendo mostre fotografiche.
Decise di sposarsi secondo i riti rom, e per far questo, dovette essere prima
adottato da una famiglia della comunità.
"Avrei voluto conoscere qualunque cosa avesse a che fare con la storia e le
usanze dei miei antenati" ha detto Nebarak , il cui nonno allevava polli.
Come nel libro "Cent'anni di Solitudine" del premio Nobel colombiano Gabriel Garcìa Màrquez, alcuni gruppi di rom girano il Messico con proiettori per
pellicole a batterie per pellicole, trasportati nei loro camion, portando film
in villaggi e città.
Anche il padre di Luvinoff, girava con un camion dove trasportava un proiettore
da 35mm e una collezione di vecchi film messicani.
"Non abbiamo visto progressi in termini di politiche sociali, come in altri
Paesi" ci ha detto Lagunas, laureato alla Pubblica Università di Barcellona, nel
nordest della Spagna.
"Le nostre associazioni politiche non si sono di fatto mobilitate/espresse, e le
nostre questioni non sono nell'agenda dei politici; non c'è nessun
riconoscimento dei diritti dei rom".
Dove invece l'accattivante mondo dei rom non è passato inosservato è nelle
soap-opera dei diversi Paesi dell'America Latina, Messico compreso.
Il più grande network televisivo del Messico, Televisa, trasmise nel 1970 la
soap "Yesenia", dove la protagonista era una giovane donna rom, e ne fece un
remake nel 1987.
TVAzteca, il secondo network messicano per importanza, in coproduzione con
Telemundo, network statunitense in lingua spagnola, stanno, fino a d oggi,
trasmettendo una serie chiamata "Gitanas" (donne rom).
Luvinoff, l'ultimo patriarca della comunità rom, partecipò come consulente alla
sceneggiatura sia in "Gitanas" sia nel remake di "Yesenia"