Di Fabrizio (del 16/11/2010 @ 09:35:04, in Italia, visitato 2459 volte)
Antefatto: alla fine del mese scorso diversi giornali
pubblicano la notizia di una ragazzina rapita in Kosovo per essere data in sposa
a Rom che risiedono in Italia nel campo di Coltano (PI). Su Internet ho trovato
la bellezza di
82 articoli, e neanche uno che abbia sentito il bisogno di ascoltare anche
il parere dei diretti interessati. Non per avvallare aprioristicamente la loro
versione, ma per quello che tuttora si chiama "diritto di cronaca". Grazie ad
Agostino Rota Martir, ecco cos'hanno detto:
Questa sera c'è stata la conferenza stampa al campo Rom di Coltano
(PI) sulla vicenda della "sposa-bambina", in seguito alla
campagna discriminatoria e diffamante portata avanti con ferocia, sopratutto
dal Tirreno di Pisa, non ancora finita (ovviamente il Tirreno non era
presente, perché ha ritenuto inutile ascoltare la voce Rom).
E' stato un bel momento perché i Rom finalmente hanno potuto parlare,
raccontare, far sentire la loro voce..una conferenza stampa voluta e gestita
solo da loro, non dalle Associazioni presenti, ma in disparte!
Che ha sorpreso anche i pochi giornalisti presenti, increduli pure loro per
la piega presa dell'intera vicenda, di come è stata presentata dalla stessa
stampa di fronte alle prove inconfutabili di decine e decine di foto e del
racconto stesso dei Rom.
Ciao Ago
Coltano, Pisa, 15 Novembre 2010
Noi come nomadi, nella nostra tradizione di rom, noi da 2000 anni sposiamo i
nostri figli da giovani, di 14, 15, 16, 17 e 18 anni. Per prima cosa noi
conosciamo i genitori della ragazza e dopo, se i ragazzi sono d'accordo,
cominciano a vedersi oppure (se sono lontani) a conoscersi attraverso il
computer, e dopo alcuni mesi facciamo il fidanzamento. Se i ragazzi non sono
d'accordo, non è mai successo tra i nomadi che si sono fatti sposare con la
forza. I ragazzi si sposano se si piacciono, se non si piacciono non succede
nulla e le famiglie cercano un altro sposo e un'altra sposa.
Non siamo gente che prendiamo ragazze con la forza, perché come famiglia
vogliamo che i ragazzi si vogliano bene e vogliamo rimanere in buoni rapporti
con l'altra famiglia.
Quando una ragazza si sposa, la madre della ragazza sceglie una donna di sua
fiducia, spesso la moglie del sacerdote musulmano, che deve rimanere accanto
alla futura sposa, per stare con lei, prepararla al matrimonio, rassicurarla e
assisterla, e anche testimoniare della sua verginità per i suoi genitori. Questa
è nostra tradizione di matrimonio: è una tradizione di cui tutti i rom sono
consapevoli, e che ogni persona rom accetta liberamente. La nuora entra nella
nuova famiglia, e diventa una nuova figlia, da lei si avranno nipoti e
pronipoti, le si vuole bene come una figlia. Le due famiglie diventano come
parenti perché nascono i bambini e il sangue si mischia.
Le cose che abbiamo letto sui giornali non sono vere e ci hanno colpito. Non
sappiamo perché la ragazza ha detto queste cose. Noi vogliamo bene a questa
ragazza, abbiamo fiducia in lei e nella sua famiglia che siamo parenti da trenta
anni, non crediamo a quello che abbiamo letto sui giornali, vogliamo che la
ragazza possa dire la verità. Lo stesso giorno che è successa questa cosa è
stata presa un'altra ragazza minorenne, sposata con un ragazzo del campo, e ora
non sappiamo dove sia finita neppure lei.
Ora con queste cose che si sono lette sui giornali per noi è diventata una
vergogna andare a giro, tutte le genti pensano male di noi rom. Già prima tante
persone ci giudicavano male, adesso per noi è diventato difficile andare a
scuola, andare a lavorare, andare a fare la spesa perché la gente ci giudica e
ci guarda male. Questo succede perché la gente legge le cose che si dicono ma
non conosce le nostre tradizioni. Proviamo vergogna anche rispetto ad altri rom.
Chiediamo all'Italia di avere coscienza che le nostre usanze non sono solo
nostre. Se provano a ricordare, anni fa anche nelle famiglie di italiani c'erano
queste usanze, cioè matrimoni tra persone giovani, matrimoni combinati tra
famiglie, si considerava importante la verginità e tante altre cose simili.