E' morto Zoran, ucciso dalle politiche razziste della giunta rhodense
Di Fabrizio (del 02/07/2010 @ 09:06:55, in Italia, visitato 2026 volte)
Rho, 29 giugno 2010. Zoran è morto, morte cerebrale, non qui a Rho, dove per
quindici anni aveva vissuto con la sua famiglia, ma lontano, in Germania, dove
aveva, infine, cercato rifugio. Quasi cieco, da molto tempo era sottoposto a
dialisi, in cura presso l'Ospedale di Bollate fino a che, all'inizio di questo
anno, venne espulso dal campo di Rho, privato della casa e degli affetti più
intimi. Per mesi Zoran ha vagato senza una meta, spaventato e sempre più
indebolito nella salute. Qualche giorno fa, dopo aver appreso la notizia che sua
nuora e i due nipotini, anch'essi abitanti nel campo di Rho, erano stati
trasportati dai Servizi Sociali in una Comunità, anziché provvedere agli
interventi che nel tempo si erano resi necessari per aiutare una famiglia in
difficoltà, ha avuto un tracollo. L'ultimo.
Ma le politiche razziste della Giunta Zucchetti non si fermano, anzi, si
intensificano. Nei giorni scorsi è stata recapitata al musicista Jovica Jovic e
ad altre famiglie del campo comunale di via Sesia una lettera in cui li si
invita ad abbandonare le proprie abitazioni entro 30 giorni, perché al posto
delle loro case il Comune deve mettere una discarica. Non contenti di chiudere
il campo, senza offrire alcuna alternativa alle famiglie che vi abitano,
l'amministrazione comunale ha voluto sottolineare che i Rom di via Sesia valgono
meno della spazzatura, calpestando la loro dignità. Come hanno ricordato anche
Elio e le
Storie Tese sabato sera dal palco del Rho Alive, invitati dalla stessa
amministrazione rhodense, "siamo vicini alla pulizia etnica". Per queste ragioni
questa sera
abbiamo fatto irruzione in Consiglio Comunale, portando dei sacchi della
spazzatura con i nomi dei Rom che vivono in via Sesia, considerati dal Sindaco
Ciellino dei rifiuti sociali.
Ma il Consiglio Comunale non si è soffermato a riflettere sulla morte di un uomo
che per loro non vale nulla perché Rom. Non si è fermato a riflettere sul fatto
che la dignità di cittadini in carne ed ossa e di un popolo viene calpestata. Ha preferito discutere, dopo che abbiamo abbandonato
l'aula, della violenza della nostra azione, in quanto entrando in Comune avremmo
inavvertitamente danneggiato una porta e della necessità di sgomberare il Centro
Sociale Fornace.
Contro la violenza di un'istituzione che sta sistematicamente commettendo
violazioni dei diritti umani, nelle prossime settimane proseguiremo e
intensificheremo la campagna per fermare lo sgombero del campo e perché siano
riconosciuti i diritti di Jovica e di tutti gli altri abitanti di via Sesia.
SOS FORNACE
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