Da
Roma_Daily_News
Cohre.org Famiglia rom della comunità di Bourgas e quel che rimane della
loro casa, Bulgaria (PHOTO: EOA, September)
23/04/2010 - Il Centro per i Diritti Abitativi e gli Sgomberi (COHRE) con il
suo partner, l'Associazione per le Pari Opportunità (EOA), organizzazione
bulgara per i diritti umani, hanno sottoposto questa settimana un rapporto al
Consiglio ONU per i Diritti Umani, in cui si denuncia che da decenni i Rom in
Bulgaria sono sottoposti a discriminazione razziale nel campo degli alloggi.
Il rapporto anticipa la rassegna del Consiglio per i Diritti Umani sulla
situazione in Bulgaria riguardo al processo "Rassegna Periodica Universale".
La RPU è la più importante rassegna di dati sui diritti umani del Consiglio
dei 47 stati membri.
"La situazione generale per i residenti rom in Bulgaria è illustrativa di
decenni di discriminazione razziale, incluso il campo d'alloggio," dice Gotzon
Onandia-Zarrabe, direttore legale del COHRE.
"Molti Rom risiedono in alloggi inadeguati sovrappopolati, senza accesso
all'acqua, all'elettricità e alle fognature; molto lontani dagli standard
internazionali che definiscono una dimora adeguata."
Nel 2009 sono cresciuti gli sgomberi minacciati ed attuati delle comunità
romanì.
Nel loro rapporto [...] COHERE e EOA osservano come la mancata applicazione
della legge esistente ha contribuito a questa crescita delle violazioni dei
diritti d'alloggio in Bulgaria. Per esempio, mentre la Protezione contro gli
Atti Discriminatori è in vigore dal 1 gennaio 2004, non è stata adeguatamente
applicata nel contesto delle pratiche discriminatorie statali e delle autorità
municipali, o dei ministeri e delle agenzie federali.
"I recenti sgomberi forzati nella città di Bourgas sono emblematici della
cresciuta minaccia che pende sulle comunità romanì di tutto il paese," dice Gotzon Onandia-Zarrabe.
L'8 settembre 2009, le autorità comunali di Bourgas hanno sgomberato a forza
27 Rom della comunità di Gorno Ezerova e demolito le loro case. Le demolizioni
sono avvenute con l'assistenza della polizia locale. I residenti sono stati
allontanati dalle loro case ed alcuni di loro malmenati dalla polizia. Sono
stati obbligati a lasciare la maggior parte dei beni di loro proprietà, mobili
inclusi, quando le loro case sono state demolite. Le famiglie, compresi bambini
ed anziani, sono state lasciate senza casa. Quanti sono rimasti attualmente
rischiano uno sgombero forzato, senza che siano stati consultati o che sia stato
loro offerto un indennizzo o una sistemazione alternativa.
La comunità di Gorno Ezerova esiste da oltre 50 anni. Durante questo periodo,
è stata riconosciuta dalle pubbliche autorità. Questo riconoscimento includeva
la fornitura di servizi postali individuali, come pure servizi pubblici, come
l'acqua, le fognature e l'elettricità.
La comunità di Meden Rudnik, pure di Bourgas, ha sofferto un simile destino
il 25 settembre 2009 e la comunità di Barite a Sofia è ora sotto minaccia di
sgombero forzato.
I membri di comunità come Gorno Ezerovo vivono in insediamenti
informali dovuti in larga parte al modello persistente di discriminazione
razziale contro i Rom nell'accesso alla casa. Questa discriminazione include la
mancanza di accesso all'istruzione e alle opportunità d'impiego necessarie per
affrontare gli affitti ai prezzi di mercato.
"Secondo le leggi internazionali sui diritti umani, sottoscritte dalla
Bulgaria, gli sgomberi possono essere giustificati sono in circostanze
eccezionali e dopo che tutte le alternative praticabili siano state esplorate, e
con una significativa consultazione con i diretti interessati," dice Gotzon Onandia-Zarrabe.
"In ogni caso, gli sgomberi non possono avvenire in maniera discriminatoria o
se rendono senza casa gli sgomberati."
COHRE chiede al governo bulgaro di indire una moratoria su tutti gli
sgomberi di massa, fintanto che non si arrivi ad un quadro legale adeguato per
assicurare che non avvengano sgomberi arbitrari e contro la legge o altri
sgomberi forzati e che il governo agisca in accordo con le leggi internazionali.
Inoltre l'organizzazione chiede al governo di assicurare che tutti i
residenti, inclusi quelli di discendenza rom, ottengano un grado sufficiente di
sicurezza di proprietà ( la sicurezza che venga riconosciuta il diritto della
persona alla propria terra) che garantisca protezione legale contro sgomberi
forzati, molestie e altre minacce.