Questo articolo del Financial Times mi è stato segnalato per
primo da Eugenio Viceconte. In molti lo hanno linkato e citato, ma credo che
sinora nessuno lo abbia ancora tradotto integralmente. Ci provo, anche perché
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By Gabriella Bianchi in Rome
"Moriremmo piuttosto che andare via," dice Hasco Rustic, dando
orgogliosamente ospitalità nel container di metallo dove vive.
Rustic è un portavoce dei 350 zingari bosniaci nel campo di Tor De Cenci che
dividono con un piccolo gruppo di Macedoni ai margini meridionali di Roma. Tor
De Cenci si trova dove dovrebbe sorgere la pista del progettato gran premio
automobilistico di Roma, programmato per il 2013. E' anche uno dei molti
insediamenti che il sindaco Gianni Alemanno intende chiudere, per raggruppare
circa 6.000 zingari stranieri in una dozzina di "villaggi della solidarietà"
fuori dalla città.
"Siamo stati qui per 15 anni e siamo ben integrati nella comunità. I nostri
bambini vanno qui a scuola e abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno - cucina,
TV, doccia," dice Rustic.
A febbraio, tra le fanfare dei media, Alemanno ha fatto il primo passo nel
suo Piano Nomadi di 28 milioni di euro, sigillando i cancelli di Casilino 900,
il più grande campo illegale d'Europa. "Oggi si fa la storia," dichiarò.
"Abbiamo cancellato questa vergogna con la cooperazione degli zingari e dei
comitati cittadini."
Il piano discende dalla riprovazione pubblica quando uno zingaro rumeno
assassinò una donna locale. L'evento venne strumentalizzato nella vittoria alle
elezioni del 2008 di Alemanno e la chiusura di Casilino era un elemento chiave
nella campagna del centrodestra nei sondaggi regionali dell'ultimo mese.
Anche se il governo centrale di Silvio Berlusconi [...] dichiarò nel 2008
"un'emergenza nomadi" nazionale, delegò le soluzioni alle autorità locali. A
differenza di altre città, come Milano, che stanno sgomberando gli zingari senza
proporre alternative, Roma sta cercando di mediare dei patti nei grandi campi,
mentre chiude quelli più piccoli con la forza.
Ma, sotto gli occhi della comunità internazionale, Tor De Cenci sta
resistendo a trasferirsi in una landa desolata a 10 km. di distanza.
I suoi residenti sono preoccupati di essere ulteriormente tagliati fuori
dall'integrazione nel quartiere, specialmente i bambini affronteranno problemi
nel frequentare la scuola. Un'altra paura comune è di essere obbligati a
mischiarsi con comunità con inimicizie di vecchia data. Began, 27 anni e nipote
di Rustic, ricorda come uno dei suoi parenti fu ucciso in una disputa in un
altro campo. "Ora vogliono metterci assieme. Non se ne parla", dice.
Gli zingari che verranno trasferiti sono stati identificati, tra l'altro, per
casellari giudiziari. La polizia ha preso le impronte di chi aveva più di 14
anni e preso foto segnaletiche. "Questo ci permetterà di distinguere le mele
buone da quelle cattive," dice Sveva Belviso, assessora alle politiche sociali,
che vuole restaurare a Roma "il decoro e la legalità". Ha detto "Non vogliamo
accogliere chi infrange la legge nei campi pagati coi soldi pubblici."
Amnesty International intende fermare gli sgomberi forzati e sta premendo
perché Roma riconsideri i suoi piani, dicendo che i nuovi campi sono inadeguati
ed impongono la segregazione.
Navanethem Pillay, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, questo mese ha
visitato un campo e ha detto che l'Italia deve fare di più per promuovere
l'integrazione. "Spostare i Rom dai campi illegali a quelli autorizzati non è
una soluzione adeguata," ha detto.
Ma Roma elimina l'edilizia popolare, dice Belviso, "volente o no", Tor De
Cenci deve spostarsi perché la città non può permetterselo. "Inoltre," aggiunge
"il sindaco Alemanno ha programmi costanti per lo sviluppo della zona con la
Formula Uno."
Ci sono 50 container vuoti tra i 200 che aspettano i nuovi arrivi a Castel
Romano, un campo costruito sei anni fa. Non c'è acqua potabile e nessun albero a
dar ombra. I Bosniaci che sono già lì si lamentano di dover andare a riempire i
contenitori dell'acqua a 8 km. di distanza.
Belviso concede che i rinnovamenti del sindaco partiranno solo dopo il
reinsediamento di tutti gli zingari. Vede Castel Romano diventare un
"laboratorio di produttività", con formazione al lavoro e collocamento. Ma per
questo non ci sono fondi, Roma sta cercando supporto europeo.
Date le precedenti promesse non mantenute, gli zingari di Tor De Cenci sono
scettici ed hanno chiamato un avvocato per contrastare lo sgombero.
Secondo un censimento della Croce Rossa, a Roma ci sono 7.200 zingari, anche
se unanimamente si ritiene che siano un migliaio di più.
Un importante sviluppo permette agli zingari dell'ex Jugoslavia di fare
richiesta di protezione umanitaria per regolarizzare il loro stato. Molti degli
stimati 3.500 a Roma non hanno status legale - di per sé è già un crimine.
Sinora, circa 500 hanno fatto richiesta.
Thomas Hammarberg, Commissario europeo per i Diritti Umani, preme
particolarmente per una risoluzione sul destino dei bambini senza status legale
in Italia. L'European Roma Rights Centre, una OnG, dice che fornire protezione
umanitaria agli zingari senza status era "un passo nella direzione giusta". Ma
ha anche espresso preoccupazione sulla mancanza di trasparenza e sulla minaccia
di espulsione che pende su quanti sono in attesa di risposta.
Gli incaricati del comune rifiutano di dichiarare quanti sinora sono stati
espulsi.
Nel frattempo, circa 800 zingari, soprattutto rumeni, sono sottoposti a
pressioni economiche e politiche per accettare biglietti d'autobus "per il
ritorno a casa" pagati dal comune.
Dopo due anni che viveva sotto il cavalcavia Palmiro Togliatti, Marinella
dice di avere raggiunto il punto di rottura vedendo suo figlio giocare a calcio
nel fango usando un topo morto. La baracca colava, mentre lei si rompeva
la schiena a trasportare acqua. Mendicare era l'unica maniera di sopravvivere.
Sono tornati alla cascina di sua madre a Craiova.
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