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Scritto ieri
Di Fabrizio (del 16/03/2010 @ 09:38:36, in blog, visitato 1887 volte)

...ed invece sono passati quasi 5 anni. Lo rileggo volentieri per guardare (una volta tanto) la strada percorsa ...ed anche per l'amico Yuri del Bar, che a Mantova s'e' ricandidato alle elezioni comunali

Non sapevo cosa scrivere

(e invece)
Ho un mucchio di notizie arretrate da sbrigare e forse da pubblicare, ma e' come se mi autocensurassi:
forse potra' interessare a qualcuno che nella Repubblica Ceca si continua a parlare di sterilizzazione forzata delle donne Rom, senza la certezza se questa pratica prosegua ancora oggi, o che la International Organization for Migration abbia iniziato una propria campagna europea di assistenza a favore dei Rom dell'Europa dell'Est, che vivono oggi una situazione per molti versi simile a quella del nazismo (non lo dico io, e' quello che leggo sul loro documento).
Stranamente, non ci sono notizie di nuovi rimpatri forzati verso il Kosovo, non so se dipenda dal silenzio stampa dei ministeri degli interni o per la moratoria richiesta dall'UNHCR, in compenso in Gran Bretagna continua la polemica tra il partito conservatore e il governo laburista sulle aree di sosta...
Ne scriverei, se non fosse che sono cose scontate e che sono stanco di ripetere le medesime notizie.

Ci sono stati dei momenti negli anni scorsi, in cui le notizie erano da addentare come se fossi un mastino. Scontri violenti per motivi etnici, in Romania, Slovacchia, Kosovo, un corrispondente macedone che prima mi scriveva sotto i colpi di mortaio dell'UCK, e poi ferito dalla polizia durante una manifestazione di protesta. Li' forse c'era un senso, perche' queste notizie non arrivavano sui giornali italiani, se non dopo settimane. Li', nel silenzio dell'informazione ufficiale, misuravo il senso della parola discriminazione.

Quella e' la discriminazione di "guerra". Poi c'e' l'altra discriminazione, quella di "pace": nel lavoro, nella casa, nello studio o nell'accesso ai servizi sanitari. Ma se nel caso della guerra potevo parlare di CENSURA, la "discriminazione di pace" e' piu' ambigua: da una parte sullo Zingaro (uso apposta il termine dispregiativo) si caricano tutta una serie di paure secolari, dall'altra, fatichiamo a vederlo diverso da come ce lo siamo sempre immaginato. Mi spiego: LORO non han voglia di lavorare, ma NOI faticheremmo ad accettare un collega Sinto o una baby sitter Rom. LORO non vogliono mandare i figli a scuola e NOI facciamo cambiare scuola ai nostri bambini se 2 o 3 dei loro compagni di classe abitano in un campo sosta.
Dico che li abbiamo rinchiusi, prima che nei campi sosta, in un ruolo da cui abbiamo paura che escano.
Allora, parlare delle discriminazioni quotidiane serve a poco, perche' sono quelle cose che turbano per qualche giorno, ma ci rassicurano che il gradino basso della societa' e' occupato, ed e' giusto cosi', perche' se e' occupato non rischiamo di caderci noi. Proprio le cronache della "discriminazione di guerra" mi hanno insegnato che qualsiasi siano i contendenti, i Rom sono sempre i primi a pagare e, finito con loro, c'e' qualcun altro, che stava meglio, che si ritrova al loro posto, suo malgrado.

Poi, ci sono i "bravi democratici": quelli che sono affascinati da un nomadismo che se potessero i Rom si lascerebbero volentieri alle spalle, quelli che "Zingaro e' cultura, e' musica, e' poesia". Si', ma che senso ha questa cultura, se non ha possibilita' di esprimersi e di confrontarsi? Se rimane chiusa nei ghetti o nei campi? E' come parlare dei menestrelli medievali, con la differenza che i cavalieri antichi sono estinti, e qua ci riferiamo a un popolo che vive in mezzo a noi. Insomma, buoni o cattivi, sembra che l'importante sia percepirli come DIVERSI.

Diversi, lo siamo tutti, non vedo qua il problema. Il problema e' quando la diversita' e' un alibi per vivere separatamente e senza confronto. Da questo tipo di diversita', non puo' che nascere una societa' malata, da un lato e pure dall'altro.

Mentre si continuano a tenere le distanze, i Rom e i Sinti (per natalita' o per fuggire alle guerre e alle persecuzioni), sono diventati la minoranza etnica piu' vasta della Comunita' Europea. 10/12 milioni (non lo sappiamo), piu' degli abitanti dell'Austria o del Belgio. E si affacciano nuove generazioni.

Livia Jaroka e Yuri del Bar hanno in comune la giovane eta' (30 e 26 anni). E l'etnia. Per il resto sono DIVERSISSIMI: lei Ungherese e lui Italiano, lei antropologa e lui mediatore culturale. Anche politicamente sono distanti: Livia Jaroka eletta al Parlamento Europeo nel Partito Popolare, Yuri del Bar al Comune di Mantova in Rifondazione Comunista.
Livia Jaroka ha sponsorizzato il mese scorso un programma di formazione professionale presso il Parlamento Europeo, per giovani Rom che possano in futuro essere quel nucleo politico-intellettuale che e' mancato al suo popolo per risollevarsi dal II dopoguerra (chi volesse ulteriori notizie, me le richieda via email).
Yuri del Bar e' stato eletto con un programma che richiedeva la chiusura dei campi sosta a favore di microareee, il diritto di voto ai migranti, piu' fondi allo studio e sostegno alle famiglie.
Su di loro, la cappa mediatica che ricordavo prima. Eppure, credo che quei due, cosi' DIVERSI, siano l'avanguardia di una nuova generazione che possa parlare in prima persona del proprio popolo, perche' finalmente si racconti la miseria o la gioia senza i NOSTRI giri letterari.