Segnalazione di Eugenio Viceconte (che consiglia di leggere
anche i molti commenti - quelli non li traduco)
Gypsies at the peak
Posted by
Ugo Bardi
on February 25, 2010 - 10:20am in
The Oil Drum:
Europe
I Rom (o Rrom) d'Italia sono probabilmente la più povera frazione dei
residenti nel paese. Normalmente vivono in campi segregati, in roulotte o in
ripari autocostruiti. Soltanto la metà dei 150.000 Rom in Italia sono
cittadini italiani; nella maggior parte dei casi, non hanno un lavoro
stabile e vivono un'esistenza molto precaria, obiettivi di aperto razzismo.
L'immagine di sopra, da
Excite Magazine, mostra il campo rom nella periferia di Napoli, a
Ponticelli, com'era prima di essere bruciato al suolo da una folla
inferocita nel 2008.
Eccomi qui, di fronte all'intera classe. Donne e uomini rom, circa 20
persone; tutti arrivano dal medesimo campo, qui vicino. Sono tra la fine dei 20
e l'inizio dei 30 anni, e sono vestiti per l'occasione. Non che possano
permettersi vestiti costosi, naturalmente, ma gli uomini spiccano nel loro
abbigliamento informale. Alle donne piace vestire in colori brillanti. Indossano
la quasi obbligatoria gonna lunga, così come gli orecchini e le collane.
Sembrano molto contente di aver trovato un modo per evadere dalla routine del
campo, dove passano il tempo cucinando e badando ai bambini piccoli.
Nei mesi scorsi, un gruppo di insegnanti ha tenuto alcune audizioni a questo
gruppo, come parte di un'iniziativa del governo della regione. L'idea era di
aiutarli ad ottenere abilità che potessero essere loro utili per trovare un
lavoro ed integrarsi meglio nella società. Così, gli abbiamo detto come
adoperare una cooperativa, o le finanze personali, della sicurezza sul posto di
lavoro, della raccolta e del riciclo dei rifiuti, di agricoltura integrata, come
navigare nel web e molto altro. Hanno assorbito con facilità molto di quanto gli
abbiamo detto. Dopo averli visti ascoltare attentamente due ore di lezione sul
ciclo del carbone biologico e porre in seguito domande intelligenti, ero
rimasto impressionato. Così, mi sono detto, perché non il picco del petrolio? Ed
eccomi qui.
Raccontare alla gente del picco del petrolio sottintende approcci differenti
a seconda dell'interlocutore. Capii molto tempo fa che la maggior parte delle
persone non sa leggere nemmeno un semplice grafico cartesiano. I grafici sono un
linguaggio e non l'hanno mai imparato. Se mostrassi loro una curva a
campana, vedrebbero una collina o qualche tipo di montagna. Capiranno che è
difficile da scalare e facile da discendere. Non è il modo in cui il picco del
petrolio dev'essere inteso.
I Rom a cui avrei dovuto parlare erano al punto estremo dello spettro nei
termini di cultura. Nessuno degli uomini era andato oltre la terza o la quarta
elementare; la maggior parte delle donne non era mai andata a scuola. Gli uomini
in qualche maniera sapevano leggere, ma raramente sapevano scrivere, le donne
non sapevano né leggere né scrivere. Non leggono giornali o non guardano le
notizie alla TV. Amano i film e passano molto del tempo a chiacchierare. E' da
queste fonti che attingono la maggior parte di quanto sanno. Sarebbe stata una
buona idea spiegargli il picco del petrolio?
La comunicazione non è mai a senso unico. Se voglio che mi capiscano, devo a
mia volta capirli. Così, per questa chiacchierata, ho sviluppato una versione
estrema della presentazione che darò, sapendo che le persone che mi ascolteranno
non sono ai livelli più alti in termine di letteratura scientifica. E' tutta
basata su vivide immagini mostrate sullo schermo, fotografie di pozzi di
petrolio, ad esempio. Nessun grafico, nessun testo e nessuna cifra. Devo contare
sulla mia voce, sulla mia abilità di catturare la loro attenzione.
Così, dico loro del picco del petrolio basato sull'esempio di una persona.
Quando nascemmo, dico, eravamo molto piccoli, ma col tempo siamo cresciuti e
possiamo fare più cose. Ma tra l'altro invecchiamo. Col tempo, possiamo fare
sempre di meno ed, infine, dobbiamo morire. In un certo senso, continuo, col
petrolio è la stessa cosa. Quando il petrolio è giovane, ce n'è tanto.
Invecchiando, lo usiamo e ce n'è sempre meno. Dobbiamo lavorare di più per
poterlo adoperare. E' lo stesso per molte cose che fate - non vi siete accorti
che dovete fare più fatica? Mi guardano e annuiscono. Hanno capito il concetto.
Da qui in avanti, mostro fotografie di campi di petrolio, di
raffinerie, di silos e tutto quanto relativo al petrolio. Spiego che la benzina
per le loro macchine viene dal greggio (lo sapevano, ma vagamente). Dico che le
gomme delle loro macchine pure sono fatte dal greggio (non lo sapevano, e ciò li
impressiona). Ho detto loro che occorre il petrolio per alimentare i camion che
portano il cibo ai supermarket. Questo ha impressionato le donne; sono loro che
si incaricano di preparare il cibo per la famiglia.
Quando parlo ai gadje (i non-Rom) c'è sempre almeno uno del pubblico che si
addormenta durante la spiegazione o che chiaramente non ascolta. Ma i Rom sono
tutti svegli ed ascoltano. Il messaggio sta passando, posso accorgermene. Gli
parlo del futuro, di cosa ci aspetta quando ci sarà meno petrolio disponibile.
Ci saranno meno lavoro, meno opportunità, meno denaro e meno cibo. Anche
l'assistenza sociale, su cui molti di loro contano per la sopravvivenza, potrà
sparire. Saranno tempi duri per tutti. Capiscono perfettamente il problema.
Ricordano da dove provengono - l'ex Jugoslavia. Sono abituati ai tempi duri.
A fine chiacchierata, mi fanno delle domande. Quanto costerà la benzina? Dico
loro che sicuramente sarà più cara, ma forse che non è quello il problema. Il
vero problema sarà trovarla. Lunghe file ai benzinai, molto probabilmente.
Capiscono la questione: apparentemente le cose erano simili nell'ex Jugoslavia.
Mi chiedono qual è il tipo migliore di macchina da comperare ed usare. So che
non esiste una Mercedes che un Rom non vorrebbe, e quando gli rispondo che
dovrebbero comperare una macchina economica che consuma poco, non sono contenti.
Mi chiedono cosa dovrebbero fare. Dico che dovrebbero provare ad adattarsi ed
essere flessibili. Annuiscono; è una strategia che conoscono molto bene. Alla
fine, mi chiedono se nel 2012 ci sarà la fine del mondo. Rido, ridono anche
loro. Ma sembrano sollevati: erano un po' preoccupati.
Nei giorni che seguirono, indagai con i lavoratori sociali e con i Rom
stessi. Qual era stato l'impatto della mia chiacchierata? Tutti mi dissero che
se ne era discusso; che erano rimasti impressionati. Ma non mi aspettavo che
succedesse niente ed, infatti, quello fu il risultato. Non è cambiato niente
nella vita del campo.
Quando si presente il picco del petrolio a qualcuno della classe media, la
reazione può essere di diniego o mobilitazione. Ma raramente si vede gente che
lo ha capito e rimane indifferente. Ci sono delle buone ragioni. Se sei della
classe media, intravedi chiaramente come il picco del petrolio possa
riguardarti. Dipendi da un salario e, se il tuo lavoro svanisce a causa del
picco del petrolio, sarai in grave difficoltà. Devi pagare l'ipoteca, il piano
di assicurazione sanitaria, l'istruzione per i bambini, e tutto il resto. Il
picco del petrolio può distruggerti. Ma, come persona di classe media, puoi
pensare a prepararti, che hai risorse di riserva per fare qualcosa.
Probabilmente è una cattiva percezione ma può portarti a fare cose come
installare pannelli solari, isolare la tua casa, comprare una macchina più
piccola, questo tipo di cose. Se, invece, pensi di non avere queste risorse, o
non vuoi adoperarle, la tua reazione probabilmente sarà di allontanare il prima
possibile questo concetto dalla tua coscienza.
Ma pensate alla vostra situazione se voi foste Rom. Non avete un lavoro
stabile; così non potete perderlo. Non possedete una casa, così non potete
essere sfrattati. Nessuno vi darà credito, così non sarete mai in debito. Non
avete un piano di pensionamento, così contate sui vostri figli per quando sarete
vecchi. Dipendete dal welfare, sicuro, ma sapete anche vivere con poco. Infine,
vivete in una comunità chiusa, formata da clan familiari. Litigate con vicini e
parenti per tutto il tempo ma sapete che in una situazione difficile, se possono
vi aiuteranno.
Il picco del petrolio colpirà i Rom, proprio come noi, ma loro hanno
l'opportunità di essere abituati a combattere per sopravvivere. In una certa
maniera, sono già oltre il picco.
Qualche giorno dopo il mio discorso sul picco del petrolio, un Rom del
campo, uno degli uomini sposati, mi ha detto così:
Vede, professore, penso che lei avesse ragione con quella lezione. Sì, ci
ha detto che le cose non andranno così bene come prima. Giusto, anche noi
l'abbiamo visto. E' quel che sta succedendo. Sa, mi ricordo quando arrivammo
qui dalla Jugoslavia. Ero un bambino,; avevo 10 anni ma me lo ricordo bene.
Qui allora era differente. Vedevamo molto benessere luci e macchine e case e
roba nei supermercati. Proprio così, non avevamo mai visto nulla di simile.
In Jugoslavia c'era niente. E così, eravamo molto felici, ma penso che
facemmo un grosso errore. Sa, mi ricordo mio nonno. Era un uomo buono,
lavorava il metallo, riparava pentole e bacinelle e affilava i coltelli.
Così mi disse che dovevo imparare il suo lavoro; ma io non volevo. Ero molto
giovane, forse non ero raffinato ma, vede, professore, penso che tutti
facemmo lo stesso errore. Molti degli anziani sapevano fare cose, come
cantare o suonare, comprare e vendere cavalli. Ma noi ora non lo sappiamo
più. Vedemmo qui tutto questo benessere, e pensammo che non c'era più
bisogno di lavorare duro. Se c'era tutto quel ben di dio; perché non
potevamo averne un po' anche noi? Non volevamo essere ricchi, ne volevamo
solo un po' - abbastanza da vivere in pace. E pensammo che sarebbe durato
per sempre. Ma, lei ha ragione professore, non durerà per sempre. E ora
siamo nei guai.
Lo trovo impeccabile. Non è lo stesso errore che noi facciamo col greggio?