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Che vergogna essere livornesi
Di Fabrizio (del 23/02/2010 @ 15:15:25, in Italia, visitato 1738 volte)

17 febbraio 2010 - Segnalazione (file .doc) di Agostino Rota Martir

Che vergogna essere livornesi stamani, che vergogna essere o quantomeno dirsi cristiani di fronte alla distruzione di un campo rom.

Stamani ero in via del Levante dove dei poveretti si erano costruiti delle baracchine dove dormire, per ripararsi dal freddo, visto che non hanno soldi per pagarsi un qualsiasi alloggio nella nostra città. Sono gli stessi che troviamo ai semafori o fuori dai supermercati o fuori dalle nostre chiese, con la mano tesa a elemosinare qualche spicciolo per mangiare o da portare a casa, in Romania, dove, spesso, hanno lasciato i loro bambini con qualche parente più anziano.

Vorrei riportare in queste poche righe il loro dolore, la rabbia, l'impotenza insieme alla mia indignazione per un azione come quella dello sgombero che, se non è seguita da un'alternativa abitativa per queste persone, è soltanto un intervento non solo profondamente inutile (in fin dei conti si sposteranno da un'altra parte) ma fondamentalmente dannoso e sicuramente distante anni luce - come ama dire il nostro Sindaco della sua politica rispetto a quella del sindaco di Roma - distante anni luce, dicevo, da quella politica di accoglienza necessaria ed urgente per la nostra città.

Eccole le domande dei rom: "Ma perché il Comune non ci aiuta?" "Perché ci mandano via anche dai semafori? Lavoro non lo troviamo, ai semafori non possiamo stare? Dobbiamo rubare?" "Vedete? Noi non rubiamo... non prendiamo i vostri bambini... già è difficile mantenere i nostri... Perché dovremmo prendere i vostri?!", ride la ragazza rom mentre lo afferma. Il ragionamento non fa una piega, purtroppo spesso i pregiudizi ci sono proprio perché non ragioniamo. "Perché stamani non è venuto nessuno del Comune? Per parlare con noi, per dirci dove possiamo andare?" "Noi siamo gente come voi... Anche dalle Chiese ci mandano via... Dove andiamo a dormire stanotte? "Domande rimaste senza una risposta. E' l'ora che la nostra amministrazione, la diocesi livornese e chiunque abbia a cuore la costruzione di una società migliore si adoperino per trovare, insieme, delle soluzioni.

Isabella Bianchi - Livorno