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Ospita l'alunna rom dopo lo sgombero "Non potevo lasciarla a vivere in strada"
Di Fabrizio (del 21/11/2009 @ 23:40:53, in Italia, visitato 2246 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

di Zita Dazzi

Stefania Faggi insegna da quasi quarant'anni a Milano ed è ancora piena di entusiasmo nel suo lavoro. È stata lei la prima nel quartiere dell’Ortica ad aprire le porte di casa a una dei rom sgomberati dall’ex fabbrica di via Rubattino

«Non avrei mai potuto tornare a casa, a dormire nel mio letto, se Cristina fosse rimasta in strada. Non avrei chiuso occhio pensando a lei e alla sua famiglia sotto il ponte, al freddo. Perché l’ho fatto? Che senso ha questa domanda? Non sarei una persona normale, sarei un essere disumano se non mi fossi portata quella bambina a casa e se non avessi cercato un posto anche per la sua famiglia». Stefania Faggi fa la maestra da quasi 40 anni ed è ancora piena di entusiasmo nel suo lavoro. È stata lei la prima nel quartiere dell’Ortica ad aprire le porte di casa a una dei rom sgomberati giovedì mattina dall’ex fabbrica di via Rubattino.

«E non chiamatemi eroina — si raccomanda — perché io ho fatto ciò che avrebbe fatto qualunque persona con una coscienza, di fronte a quella famiglia rimasta senza niente». Di quei rom romeni lei sa il poco o nulla che si può conoscere in due mesi di scuola, tanti sono i giorni che Cristina ha fatto nella quarta B della scuola elementare Elsa Morante in via Pini. «So che è Cristina una bambina come le altre, con tanta voglia di imparare e di stare tranquilla. So che sua madre la mandava a scuola pulita e profumata tutti i giorni, anche se viveva in quel campo senza acqua e senza servizi. So che sono persone per bene e che la prima volta che Cristina è stata invitata alla festa di un compagno di classe sua madre, con i pochi soldi che hanno a disposizione, ha comperato un mazzo di fiori da regalare ai padroni di casa».

La maestra Stefania si è affezionata in fretta a quella bambina di dieci anni, alla sua famiglia composta dai genitori e da altri tre bambini. Le sono bastati pochi gesti, poche parole. «Io so che la mamma di Cristina, come tutti i genitori della scuola, veniva a fare i colloqui con noi maestre, e voleva sapere se la bambina studiava e si comportava bene. Ovvio che Cristina si comporta bene, è una ragazzina intelligente e piena di dignità. La terrò con me, nel mio monolocale che condivido con un gatto e con un cane, fino a quando non si troverà una soluzione migliore. Nel fine settimana è stata invitata a dormire a casa di un compagno di classe, perché io devo andare ad assistere una parente anziana ammalata, ma da lunedì tornerà da me».

Durante lo sgombero Cristina ha perso tutto. Anche lo zaino della scuola, i quaderni, l’astuccio. Ma la maestra Stefania ieri mattina, prima di riportarla in classe, le ha ricomprato tutto. E i genitori degli altri alunni, le hanno ricomprato un zaino nuovo, all’ultima moda, che Cristina ha molto apprezzato. Stefania non ha dubbi sulla sua scelta. «Io non ho paura dei rom, non l’ho mai avuta. Ho paura, come tutti, dei ladri e degli assassini, ma quelli possono essere anche italiani. So che molte delle famiglie di via Rubattino sono famiglie oneste. Certo, molto povere, abituate a vivere in condizioni di grande disagio e degrado. Ma nessuna di loro lo fa per scelta. È una questione di necessità: hanno vissuto molti sgomberi e nonostante questo non si arrendono. Continuano a cercare di integrarsi».

Non è isolata la maestra Stefania. Almeno altre tre sue colleghe hanno fatto la stessa scelta e anche alcune famiglie della scuola si sono portate a casa parte degli zingari sgomberati da via Rubattino. «Non ci siamo nemmeno messi d’accordo. È stata una decisione spontanea, presa a tarda sera, quando ci siamo accorti che dalle istituzioni non sarebbe venuto alcun aiuto».