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Se non ora quando?
Di Fabrizio (del 17/07/2009 @ 09:46:08, in blog, visitato 1460 volte)

Un post di Alain Goussot su Rom Sinti @ Politica

Nel lontano 1938 lo scrittore Primo Levi di fronte alla passività, all'indifferenza di tanti italiani all'indomani della promulgazione delle leggi razziali si chiedeva e chiedeva a tanti suoi amici democratici: "Se non ora quando?". Intendeva: se non reagite neanche di fronte a queste barbarie quando pensate di reagire?

Conosciamo il seguito della storia: la reazione ci fu soprattutto quando cominciò a trapelare la brutale realtà dello sterminio e del genocidio.

La cosa che angosciava di più Primo Levi durante gli eventi del fascismo e dell'emanazione delle leggi razziali, ma anche dopo la guerra, era la presenza di una larga ‘zona grigia ‘ presente nella società, cioè una larga zona di silenzio indifferente e in fondo complice dell'azione razzista delle istituzioni.

Considerava la maggioranza della gente impermeabile alla sofferenza dell'altro discriminato, torturato e negato nella propria essenza umana, insomma aveva il sospetto di una disumanità diffusa, di una incapacità di sentire non solo l'altro che soffre ma di sentire pulsare la propria umanità.

Oggi questo suo monito è ancora valido; torna la stessa domanda: se non ora quando?

Il presidente della Repubblica che dovrebbe essere il garante della Costituzione repubblicana, quindi una figura di alto profilo morale, ha firmato una legge che introduce le basi per un vero sistema d'apartheid organizzato nel nostro paese creando un doppio meccanismo nel nostro ordinamento giuridico e sospendendo le garanzie dello Stato di diritto per una categoria particolare di cittadini quali sono gli immigrati.

I distingui procedurali non c'interessano poiché quelli che firmarono le leggi razziali nell'Italia fascista e nella Germania nazista dissero che non potevano fare altro.

La conseguenza la conosciamo.

La realtà è che l'immigrato costituisce d'ora in poi una specie diversa sul piano del diritto, o meglio diventa una specie di soggetto senza diritti.

La Repubblica italiana rischia di assomigliare sempre di più ad alcune repubbliche antiche dove affianco dei liberi vi erano gli schiavi.

Inoltre facciamo notare l'assenza totale di umanità da parte di questi provvedimenti: siamo di fronte ad un vero e proprio accanimento barbarico nel non rispetto dei sentimenti di dignità della persona umana: basta pensare alle donne che dovranno partorire e che non hanno i documenti in regola, ai bambini di genitori irregolari, all'immigrato di 50 anni che sta in Italia da 15 anni che perde il lavoro non ne ritrova un altro, magari i suoi figli sono nati in Italia, ed è a rischio di espulsione e di detenzione.

Si di detenzione perché quello che costituisce un reato amministrativo in tutta la legislazione internazionale è diventato un reato penale con il rischio del carcere.

Il clima si fa pesante sulla vita quotidiana dei cittadini immigrati che lavorano e vivono in Italia: un clima discriminatorio, di sospetto e di ostilità, un clima dove vi è spesso la negazione del sentire umano di chi tenta di costruirsi una vita migliore.

Vengono negati e calpestati brutalmente affetti, sentimenti, dignità e diritto: l'immigrato è trasformato in capro espiatorio e in soggetto di non diritto, in non persona, una non persona che va ghettizzata quando non serve più.

Una non persona che va anche concentrata, quando non serve più, nei non luoghi che sono i moderni lagers, spesso resi invisibili dall'organizzazione urbanistica di una società di consumatori.

L'immigrato esiste solo in quanto forza lavoro, non esiste come persona che ha dei bisogni come tutti gli altri: bisogno di essere riconosciuto nella sua dignità di persona umana, bisogno di affetto, bisogno di amicizia, bisogna di sicurezza.

La sicurezza non è un diritto che viene riconosciuto all'immigrato che è messo nelle condizioni di vivere in una condizione d'insicurezza permanente. Tutto ciò avviene da parte del paese che ha la più grossa storia di emigrazione di tutta Europa (si dice che in tutto il mondo tra chi ha conservato la nazionalità e discendenti vi sono circa 53 milioni d'italiani nel mondo; un'altra Italia vive fuori dall'Italia!), un paese dove esiste ancora una forte emigrazione da Sud a Nord, un paese che avrebbe dovuto elaborare una coscienza diversa rispetto all'accoglienza, l'inclusione e il riconoscimento del pluralismo culturale.

Tutto ciò non avviene , anzi avviene esattamente l'inverso: è come se l'immigrazione in Italia svolgesse una funzione specchio. L'aggressione e l'ostilità verso gli immigrati non è dovuta al fatto che sono così diversi ma, invece, al fatto che assomigliano tanto a tanti italiani.

Oggi chi ha firmato questa legge e chi l'ha promulgata non ha, appunto, saputo prendere su di sé l'universalismo della condizione umana, non riconoscendo agli immigrati la stessa umanità e negando così tutti i precetti scritti nella Costituzione repubblicana antifascista nata, ricordiamolo, dalla lotta contro una dittatura razzista.

Vengono anche negati in questo modo i principi basilari dello Stato di diritto ma soprattutto viene trasmesso il messaggio a tanti italiani che, in fondo, gli immigrati non sono dei cittadini e non sono persone umani come le altre.

Il momento è grave e si vedrà quante coscienze ancora libere vi sono in questo paese, quante coscienze rispettose della propria dignità di essere umano e di persona. Se non ora quando?