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CinemaItaliano.info
30/04/2009, 20:43 - Delle immagini in bianco e nero, che provengono
dal passato: un accampamento di Rom colto in alcuni momenti tipici della sua
quotidianità: le donne accudiscono i bambini, gli uomini battono il rame….. su
queste immagini di repertorio la voce off di un'anziana rom kalderasha, Emilia,
racconta degli spostamenti continui, del montaggio e smontaggio delle tende nei
diversi paesi toccati dal loro incessante cammino di zingari, sempre alla
rincorsa delle sagre e delle feste patronali.....
... Il volto di Emilia oggi, segnato dal tempo e dalla vita, che prosegue il
suo racconto all’interno della piccola roulotte in cui vive, nell’accampamento
nel cortile dell’ex foro boario di Testaccio, a Roma…..
... Rasema ha venti anni meno di Emilia, ma non si direbbe: il suo volto di
sessantenne è segnato da rughe profonde, anche se la sua espressione mantiene un
che di infantile, specialmente quando sorride. Ci racconta del suo arrivo in
Italia dalla Bosnia, nel lontano 1969, con il marito e un bambino piccolo in
braccio.
Oggi vive nel piccolo campo all’Arco di Travertino, circondata dall’affetto e
dal rispetto dei figli e degli innumerevoli nipoti. E il suo modo di vedere la
vita, tradizionale, “all'antica”, dissolve.....
... Nel racconto delle esperienze di Umiza, romnì bosniaca che ha da poco
superato la trentina e che è arrivata in Italia da Mostar quando aveva solo
pochi mesi. Oggi vive in un container del villaggio attrezzato di via Cesare
Lombroso, accanto ai suoi anziani genitori e ai fratelli.
Un marito perennemente in galera, la fatica di portare avanti la famiglia e
far crescere i suoi due figli da sola..... la vita non è affatto semplice per
Umiza, che si arrangia recuperando materiali di ogni genere nei cassonetti della
spazzatura, per poi rivenderli nel mercatino aperto vicino al campo…..
... La stessa forza di Umiza anima le attività di Sevla, romnì quarantenne
che è riuscita ad uscire dal campo di vicolo Savini e a garantire un tetto ai
suoi otto figli occupando una casa abbandonata. Sevla è un'ottima ballerina di
danze balcaniche e una donna forte, espansiva e solare. Ha messo a frutto le sue
capacità creative con determinazione e passione, insegnando le danze
tradizionali rom e avviando un'attività di piccolo artigianato. Tutta la vita di
Sevla risente della presenza del ricordo del fratello morto oramai quasi
vent'anni fa, il celebre poeta zingaro Rasim Sejdic, come dimostra anche
l'educazione che ha scelto di dare ai suoi figli, così orientata verso
l'espressione artistica,.....
... E la passione per la danza, che pratica con impressionante bravura,
Daniela l’ha ereditata proprio dalla madre. A diciannove anni Daniela ha
rifiutato con serena determinazione lo stile di vita tradizionale della sua
comunità che le proponeva un matrimonio precoce e il ruolo di madre e moglie
sottomessa al marito. Il suo principale obiettivo è invece quello di cambiare le
sue condizioni di vita: chiudere definitivamente con la vita del campo nomadi,
trovare un lavoro che le permetta di rendersi autonoma, ma senza rinunciare a
divertirsi, come è nei desideri di qualsiasi ragazza della sua età.....
... E una voglia quasi sfrenata di vivere pienamente la sua giovinezza
caratterizza lo stile di vita di Mirela, ventenne che vive nel villaggio
attrezzato di via dei Gordiani. Mirela è una forza della natura: volitiva,
travolgente, sensuale, con un modo tutto suo, sincero e diretto, di esprimersi.
Non veste “alla zingara”, rifiuta anzi di indossare le tradizionali lunghe gonne
a fiori e frequenta comitive di ragazzi italiani, rifuggendo la compagnia degli
altri Rom. Questo suo comportamento la mette in cattiva luce dentro la comunità:
non sono in pochi, e non solo gli adulti o gli anziani ma anche le sue coetanee,
a considerarla una “poco di buono”.....
... Charlotte, invece, è una diciottenne che è riuscita a gestire
armoniosamente e con consapevolezza il rapporto difficile tra il mondo dei Rom e
il mondo dei “Gagé”: ha conseguito la licenza media, si è iscritta al corso per
volontaria del servizio civile e ha iniziato a fare le prime esperienze come
mediatrice culturale nella scuola elementare vicina al campo di Testaccio, dove
vive con la sua famiglia. Ma la dolcezza del suo volto è contraddetta dal guizzo
ribelle dello sguardo, quando ricorda con orgoglio di essere sempre riuscita a
ribellarsi agli aspetti più arretrati della sua cultura di origine.