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da Giulietta ad Esmeralda
Di Fabrizio (del 02/09/2005 @ 10:27:07, in Italia, visitato 1952 volte)

Una delle cose assurde di questo blog, è che è più facile sapere cosa avviene in Romania o in Germania (ad esempio), di ciò che succede in Italia.

In questi giorni, avrei bisogno di qualcuno che mi raccontasse cosa sta succedendo a Verona, e che riuscisse a seguirne gli sviluppi. La città potrebbe divenire un vero e proprio laboratorio dei rapporti tra autorità e comunità nomadi, che nomadi hanno smesso di esserlo da anni.

Nel 2001 la locale Lega Nord diede vita ad una campagna dal titolo "Fuori gli zingari dalla città". Bersaglio la comunità dei Sinti italiani - un centinaio - subivano uno sgombero dall'area in cui si trovavano da tempo, costretti ad una situazione di vagabondaggio da un posto all'altro per trovare una soluzione. Soluzione che dall'amministrazione comunale tardava ad arrivare. unità, che troverà ospitalità nella circoscrizione n. 6, l’unica di centro sinistra. La Lega si mobilita contro questa permanenza, e si mobiliterà affinché i Sinti vengano rimessi allo stadio e da lì continuerà a dire che devono andarsene. La campagna di raccolta firme, con cui la Lega intendeva sollevare la questione, non era una “normale” campagna antirazzista, ma il manifesto diceva: via gli zingari..." Il tribunale condanna alcuna assessori comunali per violazione alla legge Mancino. (*)

Le tensioni in comune continuano, anche perché nel frattempo la giunta è passata al centro-sinistra. Che in qualche modo tenta di mettere una pezza all'altra emergenza Zingari: gli arrivi dall'Europa dell'Est, in condizioni simili a quelle di molte città italiane. Il campo di Boscomantico, che accolse nel 2003 i rom sgomberati dal primo insediamento voluto dalla nuova amministrazione. La giunta Zanotto sanò allora – era il 2002 e solo da alcuni mesi amministrava la città – una situazione di estremo degrado ereditata dalla precedente giunta di centro-destra, più di duecento persone che vivevano alle porte della città in condizioni spaventose. A dicembre un altro centinaio di rom rumeni, che erano scappati durante lo sgombero ma erano poi tornati a Verona e dormivano sotto un cavalcavia, fu accolto nel campo. I bambini andavano a scuola o all’asilo-nido interno, ne nascevano di nuovi.
La svolta avviene quest’anno, quando il prefetto, su invito del ministero, comunica al comune che il 31 agosto scade la concessione dell’area. Il comune non demorde e stanzia quasi 700 mila euro per la realizzazione di un nuovo campo, adiacente al vecchio. Qui, però, fa sapere andranno solo coloro che sono in regola con le norme della legge, la famigerata Bossi-Fini.
(*)

Il resto è cronaca di questi giorni, e riporta ad esperienze simili in atto da altre parti d'Europa, ma anche a Roma, Milano, Napoli... Gli ultimi arrivati, quelli che non hanno niente da perdere e a cui resta solo l'espulsione, occupano una chiesa in pieno centro; come fecero a suo tempo i sans papier a Notre Dame. Il parroco, inizialmente reagisce con irritazione, poi cede al dovere della prima assistenza. La chiesa e il sagrato, complice anche i centri sociali veronesi che sostengono l'occupazione, si riempiono di cartelli e striscioni. Il comune non sa che pesci pigliare, nel frattempo davanti alla chiesa riappaiono i consiglieri inquisiti della maggioranza precedente, ma le provocazioni non vengono raccolte. Rimane la questura a gestire "l'unità di crisi". Nessuno degli occupanti ha ricevuto il decreto di espulsione. Anzi, a parere del dirigente della questura, Ferdinando Malfatti, è possibile che alcuni di loro siano sanabili, una volta esaminate le singole posizioni: Stiamo aspettando – dice – di avere una lista dei nomi degli adulti presenti in chiesa, per confrontarle con quelle forniteci dal comune. Per ora non pensiamo di intervenire, anche perché non è stato commesso alcun reato. La chiesa è aperta ai fedeli e il parroco ha dichiarato la sua disponibilità a dare rifugio a questa gente”. Passa Ania, che ha il pancione e una figlia piccola per mano, lei potrebbe avere il permesso per gravidanza, ma le assistenti sociali e gli operatori della comunità dei giovani le hanno proposto di andare in un istituto, lasciando il marito al suo destino. Ania non vuole, e come lei tutte le altre nella sua situazione: “Il comune ci ha tradito – dice – ci ha fatto promesse, i nostri bambini sono andati a scuola, hanno preso anche il diploma e adesso ci cacciano. Non vogliamo sparire nel nulla”. (*)

Notizie di ieri sera: la mediazione ha funzionato e le espulsioni per il momento sono state scongiurate. Il nodo adesso rimane quello di passare dall'emergenza alla progettualità.

(*) da Melting Pot