Cronaca 06/03/2009
MAXI OPERAZIONE. Coordinata da Roma e Venezia ha coinvolto tutte le
province del Veneto
La questura: "Un semplice monitoraggio di routine" La comunità: "Censimento di
massa mai visto prima"
Sono arrivati all'alba. Almeno sei automobili della polizia, tra i dieci e i
venti poliziotti, armati di telecamere e macchine fotografiche, che hanno
iniziato a individuare e identificare tutti i presenti nel campo nomadi di
strada La Rizza 65, di Forte Azzano.
"Una normale attività di monitoraggio e di controllo", la definisce il capo
della Squadra mobile della questura, Marco Odorisio.
"Una schedatura di massa mai vista prima", controbatte don Francesco Cipriani,
il sacerdote che per conto della diocesi assiste spiritualmente nomadi, cura la
pastorale tra i Rom e i Sinti e da 39 anni vive in mezzo a loro, con una piccola
comunità di cui fa parte anche una delle maggiori teologhe italiane, Cristina
Simonelli, che ieri mattina era partita poco prima dell'arrivo degli agenti.
"Hanno fotografato tutti, compresi tre minorenni, di fronte e di profilo, con un
cartello in mano coi dati anagrafici".
"Le fotografie sono state fatte solo a chi ha rifiutato di fornire
documenti", sostiene invece Odorisio, "ai sedicenti". Ossia, a chi ha fornito
solo a voce le proprie generalità".
"Niente affatto", replica don Cipriani, "molti sono stati fotografati con le
carte di identità in mano".
Al di là delle versioni contrapposte, che non sia comunque una operazione
"normale" lo conferma indirettamente proprio il comunicato della questura, che
parla di "oltre 150 uomini della polizia, appartenenti a tutte le questure del
Veneto, alla polizia scientifica, ai reparti prevenzione crimine Veneto,
Liguria, Piemonte e Lombardia" e di "un controllo in 15 campi di nomadi giostrai
nelle province di Venezia, Padova, Verona, Vicenza e Treviso". Un'operazione
pianificata dalla Squadra mobile di Venezia e coordinata dal Servizio centrale
operativo della polizia, ossia da Roma, che, recita il comunicato, "ha
consentito di censire centinaia di giostrai, molti dei quali ritenuti dediti
alla commissione dei cosiddetti reati predatori".
Una mobilitazione massiccia che ha partorito un topolino dal punto di vista
della sicurezza, se è vero che c'è stato un solo arresto, quello di una
quarantacinquenne trovata a Cerea, P. C., che deve scontare una pena di "mesi
cinque e giorni ventotto di reclusione".
Colpisce, invece, nella comunicazione ufficiale la presenza del termine
"censire", che era evidentemente il vero scopo dell'operazione, e la
contemporanea assenza dei termini "rom" e "sinti", minoranze etniche alle quale
appartenevano tutti i cittadini italiani "censiti", quasi a voler
preventivamente nascondere un qualsiasi obiettivo di tipo razziale.
"Questa è invece un'operazione di polizia etnica", diceva in serata, in una
piccola manifestazione di protesta che, nonostante la pioggia, ha radunato una
ventina di persone davanti alla prefettura, Daniele Todesco, vicino a Migrantes,
l'organismo della Chiesa cattolica che si occupa di immigrazione. "E in una
struttura creata dal Comune nel 1989. Un domani che faranno? Verranno nelle
nostre case?"
"Se poi si parla di “giostrai”", precisa Elisabetta Adami, della comunità del
campo, "si dice una falsità. Perché qui nessuno lavora con le giostre e se lo
fece in passato non lo fa più da decenni".
Giancarlo Beltrame