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Roma Files
UNIRSI - Unione Nazionale ed Internazionale dei Rom e dei Sinti in Italia
Federazione delle Associazioni e dei Gruppi Autonomi dei Rom e dei Sinti
in Italia
Forum Europeo dei Rom e dei Viaggianti di Strasburgo
In risposta ai recenti sviluppi politici e la più recente ondata di razzismo
contro il popolo rom in Italia, una coalizione di organizzazioni, inclusa
UNIRSI, ha intrapreso una documentazione di prima mano sui diritti umani in
Italia (tra il 23 e il 30 maggio 2008). Dette organizzazioni hanno condotto una
ricerca, intervistando approssimativamente 100 Romanì che vivevano in campi
formali e informali a Roma, Napoli, Firenze, Brescia, Milano e Torino.
Le organizzazioni hanno visitato diversi campi formali e semi-formali, inlusi:
Secondigliano e Centro Lima (Napoli); Salviati , Fiume , Casilino 900
e Martora (Roma); Via Triboniano (Milano); Campo nomadi di
Brescia per i Sinti Italiani. La coalizione ha anche visitato i seguenti
campi informali: Scampia , Ponticelli
, Santa Maria e Torre Annunziata Nord (Napoli); Cave di Pietralata
ed un campo senza nome accanto a Cave di Pietralata (Roma); Corsico e Bacula (Milano);
Via Germagnano (Torino).
Nonostante sia il paese europeo con la più bassa percentuale di Rom/Sinti (la
Grecia ne conta lo stesso numero dell'Italia, ma con una popolazione di soli 10
milioni di persone), l'Italia è indietro di almeno 25 anni rispetto a tutte le
politiche d'integrazione per i Rom/Sinti.
Mentre non esiste nessun censimento ufficiale, un censimento condotto da varie
organizzazioni (inclusa UNIRSI) su scala nazionale mostra che i Rom e i Sinti in
Italia sono circa 170.000, di cui 70.000 con cittadinanza italiana e 100.000 (in
crescita costante dalla Bulgaria e specialmente dalla Romania) dai Balcani.
Il 30% di questi 100.000 arriva dalla Jugoslavia ed il resto dalla Romania, con
un centinaio di presenze dalla Bulgaria e dalla Polonia.
Le ultime due generazioni di Rom "jugoslavi" sono nati in un paese, l'Italia,
che non riconosce lo "jus soli" e quindi nega ai bambini i requisiti
basici per un'istruzione bilanciata ed integrazione: cittadinanza.
La minoranza dei Rom/Sinti è caratterizzata da bassa aspettativa di vita (la
media è tra i 40 e i 50 anni) e dalla presenza di un'alta percentuale di bambini
[il 60% della popolazione Rom e Sinti ha meno di 18 anni. Il 47% dei bambini
ha tra i 6 e i 14 anni; il 23% tra i 15 e 18 anni; la percentuale rimanente
(30%) tra i 0 e i 5 anni].
I Rom e i Sinti con cittadinanza italiana sono circa 70.000. Oggi le
comunità Rom e Sinte (chiamate "zingari" e "nomadi" in maniera dispregiativa ed
etnocentrica) sono ancora oggetto di discriminazione, esclusione e segregazione.
La discriminazione è estesa in tutti i campi, sia pubblici che privati,
così l'esclusione e la segregazione economica e sociale dei Sinti e dei Rom
diventa discriminazione etnica (Raccomandazione n.1557/2002 Consiglio d'Europa).
In Italia, le diverse comunità Rom e Sinte non sono riconosciute come Minoranze
Linguistiche Nazionali e perciò non usufruiscono dei diritti che questo status
comporta.
Le politiche sociali rivolte alle popolazioni Rom e Sinta tendono apertamente
all'inclusione sociale, e all'integrazione. Le comunità Rom e Sinte sono
raramente considerate protagoniste del pensare sociale, di politiche
d'integrazione, partecipazione diretta e mediazione culturale. L'Italia nega
alle comunità Rom e Sinte l'applicazione delle direttive europee sulle Minoranze
Linguistiche che proteggono le lingue minoritarie ed inoltre nega la Convinzione
sulle Minoranze Nazionali.
In molti casi i Rom e i Sinti si vedono negati i diritti basici come residenza,
salute, istruzione, lavoro. In Italia costruiamo ancora i "campi nomadi" che
sono posti di segregazione che imprigionano gli individui contro la loro
volontà. In Italia molti comuni, in contrasto con le disposizioni costituzionali
(art. 16), negano il diritto di residenza e di movimento all'interno del
territorio nazionale ai cosiddetti "nomadi" o "zingari".
In questa tragica situazione i Rom di Slovenia, Bosnia, Jugoslavia, Romania,
Polonia, Ungheria stanno tutti soffrendo queste politiche estremamente
discriminatorie. Intere famiglie scappano dai loro paesi nativi a causa dei
conflitti etnici e delle guerre civili e l'Italia nega loro i principali diritti
basici.
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