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La mano chiusa dei "buoni" e la porta aperta dei Rom
Di Fabrizio (del 24/02/2009 @ 09:21:30, in Italia, visitato 1437 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

Un gruppo di famiglie Rom Bosniache che vive fuori Livorno ha dato accoglienza al cittadino Rumeno Karol Racz, presunto autore dello stupro della minorenne avvenuto a Roma il 14 febbraio scorso.

I Rom in questione erano del tutto ignari del grave reato commesso (?) dal cittadino Rumeno pochi giorni prima a Roma. Conoscevano Karol, già un anno fa questi si era rivolto a loro perché bisognoso di aiuto e aveva trovato in questa piccola comunità di Rom il necessario sostegno e la possibilità di svolgere qualche piccolo lavoro: raccolta ferro, pulizia del campo. Si era sempre mostrato gentile e calmo con tutti i componenti della famiglia Rom, ancora fanno fatica a credere alle accuse che gli vengono mosse. Allora viveva con un gruppo di suoi connazionali a poca distanza dal campo Rom. Poi aveva lasciato Livorno per andare a Roma.

Qualche giorno fà Karol si era ripresentato al campo per chiedere agli stessi Rom la possibilità di poter dormire e di fermarsi solo qualche giorno il tempo per guadagnare qualche soldo per poi ripartire di nuovo. Era notte, faceva freddo, giusto appunto c'è anche una roulotte libera, così i Rom accettano di ospitarlo il tempo necessario, lo conoscono e si fidano: non immaginano lontanamente che Karol è ricercato dalla Polizia per il presunto reato di stupro a danno di una minorenne.

In quel momento i Rom vedono una persona, un uomo, un povero che chiede un aiuto, un'ospitalità.. anche loro ci sono passati, sanno benissimo cosa vuol dire essere rifiutati, messi fuori, passare le notti al freddo, sentirsi soli e affidarsi alla bontà di qualche "cristiano" capace ancora di compassione. Per loro in quel momento l'uomo precede la regola, il calcolo, il dentro e il fuori. Si potrà ragionare e disquisire all'infinito senza arrivare a delle certezze matematiche, e quel dubbio che mina ogni possibile ragionamento: "ma se avessero saputo che lui era ricercato, cosa avrebbero fatto?" Cosa avremmo fatto noi di fronte ad un conoscente, ad un amico? Ma non è questo il punto, perché in quel momento le famiglie Rom non lo potevano certo pensare o immaginare quali fossero le reali intenzioni del Rumeno: davanti a loro c'era una richiesta di aiuto, quella di Karol conosciuto l'anno prima, e la risposta fu quella di aprire la loro porta ed accoglierlo.

" Venite, voi che siete benedetti dal Padre mio..perché io ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa.." (Mt.25, 35 ss.)

Quei Rom hanno accolto, non nascosto! Ingenuità o profezia?

La nostra società sa ancora accogliere l'altro senza calcolo, senza per forza dover programmarlo secondo i nostri progetti o senza rivestirlo dei nostri percorsi? E' ancora valida un'accoglienza dell'altro capace di rispettare la sua identità, le sue tappe, le sue scelte e senza la pretesa di essere sempre e solo noi a dover determinare tutto? Ne siamo ancora capaci?

Ti accolgo se accetti di cambiare al ritmo della mia bontà, se dimostri di volerti integrare, se sottoscrivi questi patti, altrimenti.." Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini..perché tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti." ( Lc 14, 12-14)

Bisogna riconoscere che non poche volte comunità di Rom e Sinti accolgono al loro interno persone (italiani e non) di passaggio, a volte sono persone ferite
dentro, emarginate dalla società..lì ritrovano anche quel calore umano che altrove gli è precluso, rifiutato, negato o condizionato. E' un'accoglienza semplice, sopratutto umana e discreta ma spesso capace di ridare coraggio e di aprire cammini nuovi a chi attraversa periodi di disagio e difficoltà.

Regolamento di campi imposto e blindato, quasi copiato nello spirito alle leggi razziali d'un tempo che ci illudevamo di aver lasciato alle spalle, demolizioni di insediamenti abusivi, ordinanze contro mendicanti, lavavetri, censimento dei senza fissa dimora, ronde..piano piano accettiamo come normalità interventi sempre più duri contro i poveri, gli immigrati e i Rom in particolare; in nome della sicurezza trangugiamo ogni sorta di boccone, spesso imbevuto con piccole dosi quotidiane di razzismo, fino a non farci sentire il disgusto o la vergogna per i nostri silenzi o peggio ancora collaboratori attivi a questi progetti. L'accoglienza che questi Rom hanno donato a Karol, nonostante tutto è stato un gesto di genuinità, di squisita solidarietà: hanno offerto il loro spazio, hanno aperto all'accoglienza la loro mano, a differenza di gran parte della società che in questi ultimi tempi vuol far mostra della sua "cattiveria" attraverso il suo pugno chiuso.

Grazie per questo vostro messaggio umano e cristiano!
Don Agostino Rota Martir - Campo nomadi di Coltano (PI) - 21 Febbraio 2009