Ricevo da Agostino Rota Martir
Un gruppo di famiglie Rom Bosniache che vive fuori Livorno ha dato
accoglienza al cittadino Rumeno Karol Racz, presunto autore dello stupro della
minorenne avvenuto a Roma il 14 febbraio scorso.
I Rom in questione erano del tutto ignari del grave reato commesso (?) dal
cittadino Rumeno pochi giorni prima a Roma. Conoscevano Karol, già un anno fa
questi si era rivolto a loro perché bisognoso di aiuto e aveva trovato in questa
piccola comunità di Rom il necessario sostegno e la possibilità di svolgere
qualche piccolo lavoro: raccolta ferro, pulizia del campo. Si era sempre
mostrato gentile e calmo con tutti i componenti della famiglia Rom, ancora fanno
fatica a credere alle accuse che gli vengono mosse. Allora viveva con un gruppo
di suoi connazionali a poca distanza dal campo Rom. Poi aveva lasciato Livorno
per andare a Roma.
Qualche giorno fà Karol si era ripresentato al campo per chiedere agli stessi
Rom la possibilità di poter dormire e di fermarsi solo qualche giorno il tempo
per guadagnare qualche soldo per poi ripartire di nuovo. Era notte, faceva
freddo, giusto appunto c'è anche una roulotte libera, così i Rom accettano di
ospitarlo il tempo necessario, lo conoscono e si fidano: non immaginano
lontanamente che Karol è ricercato dalla Polizia per il presunto reato di stupro
a danno di una minorenne.
In quel momento i Rom vedono una persona, un uomo, un povero che chiede un
aiuto, un'ospitalità.. anche loro ci sono passati, sanno benissimo cosa vuol
dire essere rifiutati, messi fuori, passare le notti al freddo, sentirsi soli e
affidarsi alla bontà di qualche "cristiano" capace ancora di compassione. Per
loro in quel momento l'uomo precede la regola, il calcolo, il dentro e il fuori.
Si potrà ragionare e disquisire all'infinito senza arrivare a delle certezze
matematiche, e
quel dubbio che mina ogni possibile ragionamento: "ma se avessero saputo che lui
era ricercato, cosa avrebbero fatto?" Cosa avremmo fatto noi di fronte ad un
conoscente, ad un amico? Ma non è questo il punto, perché in quel momento le
famiglie Rom non lo potevano certo pensare o immaginare quali fossero le reali
intenzioni del Rumeno: davanti a loro c'era una richiesta di aiuto, quella di
Karol conosciuto l'anno prima, e la risposta fu quella di aprire la loro porta
ed accoglierlo.
" Venite, voi che siete benedetti dal Padre mio..perché io ero forestiero e
mi avete ospitato nella vostra casa.." (Mt.25, 35 ss.)
Quei Rom hanno accolto, non nascosto! Ingenuità o profezia?
La nostra società sa ancora accogliere l'altro senza calcolo, senza per forza
dover programmarlo secondo i nostri progetti o senza rivestirlo dei nostri
percorsi? E' ancora valida un'accoglienza dell'altro capace di rispettare la sua
identità, le sue tappe, le sue scelte e senza la pretesa di essere sempre e solo
noi a dover determinare tutto? Ne siamo ancora capaci?
Ti accolgo se accetti di cambiare al ritmo della mia bontà, se dimostri di
volerti integrare, se sottoscrivi questi patti, altrimenti.." Quando offri un
pranzo o una
cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi
vicini..perché tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un
banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno
da ricambiarti." ( Lc 14, 12-14)
Bisogna riconoscere che non poche volte comunità di Rom e Sinti accolgono al
loro interno persone (italiani e non) di passaggio, a volte sono persone ferite
dentro, emarginate dalla società..lì ritrovano anche quel calore umano che
altrove gli è precluso, rifiutato, negato o condizionato. E' un'accoglienza
semplice,
sopratutto umana e discreta ma spesso capace di ridare coraggio e di aprire
cammini nuovi a chi attraversa periodi di disagio e difficoltà.
Regolamento di campi imposto e blindato, quasi copiato nello spirito alle
leggi razziali d'un tempo che ci illudevamo di aver lasciato alle spalle,
demolizioni di
insediamenti abusivi, ordinanze contro mendicanti, lavavetri, censimento dei
senza fissa dimora, ronde..piano piano accettiamo come normalità interventi
sempre più duri contro i poveri, gli immigrati e i Rom in particolare; in nome
della sicurezza trangugiamo ogni sorta di boccone, spesso imbevuto con piccole
dosi quotidiane di razzismo, fino a non farci sentire il disgusto o la vergogna
per i nostri silenzi o peggio ancora collaboratori attivi a questi progetti.
L'accoglienza che questi Rom hanno donato a Karol, nonostante tutto è stato un
gesto di genuinità, di squisita solidarietà: hanno offerto il loro spazio, hanno
aperto all'accoglienza la loro mano, a differenza di gran parte della società
che in questi ultimi tempi vuol far mostra della sua "cattiveria" attraverso il
suo pugno chiuso.
Grazie per questo vostro messaggio umano e cristiano!
Don Agostino Rota Martir - Campo nomadi di Coltano (PI) - 21 Febbraio 2009