Datato (23 ottobre), ma vale la pena tenerlo a mente. Da
Internazionale.it
Di John Foot - Un giornalismo pigro, cattivo e irresponsabile
aumenta le paure infondate delle persone
Nel maggio del 2008 sulla Repubblica è apparso questo titolo: "Catania,
arrestati due rom: ‘Hanno tentato di rapire mia figlia"'. Secondo l'articolo,
tuttora disponibile sul sito del giornale, "una coppia di rom" era stata
"arrestata dalla polizia per aver tentato di rapire una bambina di tre anni
nel centro commerciale Auchan di San Giuseppe La Rena a Catania".
L'articolo forniva una serie di particolari su quel "tentato rapimento". Era una
vicenda sconvolgente: cosa c'è di peggio di un sequestro di bambini in un luogo
pubblico? Per qualsiasi genitore è il peggiore degli incubi.
Dopo quegli arresti molti rom sono stati cacciati da Catania. Poco tempo prima,
vicino a Napoli, alcune persone avevano dato fuoco a un campo rom dopo un fatto
analogo.
C'è solo un piccolo problema: la storia non era vera. I giovani "rom" (che tra
l'altro avevano un nome e un cognome: Viorica Zavache e Sebastian Neculau) sono
stati prosciolti dal tribunale in settembre, dopo aver passato quattro mesi in
carcere senza aver commesso nessun crimine.
L'avvocato difensore di Zavache e di Neculau ha spiegato il loro arresto con il
clima di intolleranza del tempo. Da allora la situazione non è migliorata. E ci
sono forti dubbi anche sul caso di Napoli, che aveva portato all'incendio del
campo rom. Stranamente l'unico quotidiano a dare il giusto spazio alla cosa è
stato il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, che ha pubblicato la
notizia del proscioglimento in prima pagina.
Le voci che puntano a creare un clima di panico nei confronti degli "zingari che
rubano i bambini" circolavano già da anni. Fanno parte di un mito xenofobo, di
uno stereotipo che si può mettere sullo stesso piano di tanti altri, che
riguardano gli ebrei o altri gruppi etnici o perfino "i comunisti".
Durante l'ultima campagna elettorale, per esempio, Silvio Berlusconi ha detto
seriamente che sotto Mao i cinesi "facevano bollire" i bambini "per concimare i
campi". Gli insegnamenti che si possono trarre da questa vicenda sono tanti e
importanti, e hanno a che fare con il giornalismo, con la paura e con la verità.
Il giornalismo e l'etica. I giornalisti hanno il dovere morale e
professionale di raccontare quello che succede nel mondo. Ma tutti sono
innocenti finché la loro colpevolezza non è dimostrata da un tribunale. Salvo
che in Italia.
Ho sempre trovato incredibile il modo in cui tanti giornalisti italiani accusano
di reati persone innocenti. In questo caso, per esempio, un giornalista di
Repubblica ha preso una notizia dell'Ansa e l'ha riscritta (cosa che capita
troppo spesso). Nel testo di partenza i "rom" erano "accusati" del reato. Per
Repubblica l'avevano commesso. Accuse ipotetiche erano diventate fatti.
È un giornalismo non solo pigro e cattivo, ma anche irresponsabile. Quella
"notizia" diffusa dalla stampa e da altri mezzi d'informazione ha direttamente
provocato delle violenze e ha contribuito a esasperare un clima già pesante. I
giornalisti dovrebbero sempre lasciare un margine di dubbio prima di informarsi
meglio.
In Gran Bretagna non sarebbe mai stato celebrato un processo come quello ai due
giovani. Se la stampa britannica avesse riferito quegli eventi così come ha
fatto la Repubblica, il processo sarebbe stato annullato perché in quelle
condizioni nessun giudice o giuria avrebbe potuto essere "obiettivo".
Tutti i giornalisti dovrebbero adottare un atteggiamento cauto e scrupoloso, ma
succede spesso il contrario: viene spontaneo attizzare il fuoco, esasperare le
tensioni, esagerare i timori. Una prova di serio giornalismo investigativo su
questa vicenda, invece, è stata data da un gruppo di studenti dell'università di
Catania, che pubblicano i loro articoli sul sito Step1.it. Gli studenti di
giornalismo hanno fatto il lavoro che avrebbero dovuto fare i loro colleghi più
anziani e più esperti.
La paura. Abbiamo spesso paura degli altri, di chi non è come noi, di chi
è povero, di chi vive ai margini della società, di chi ha un aspetto diverso. E
la paura è un sentimento potente, forse il più potente di tutti.
La paura conduce alla discriminazione, alla violenza, al desiderio di
esclusione, a una "domanda di sicurezza". Inoltre la paura sposta voti. Come
quello della vecchietta americana spaventata, che tutta tremante ha detto a John
McCain che non si fidava di Barack Obama "perché è un arabo".
La paura crea illusioni, ti fa vedere cose che non esistono. E così va a finire
che due giovani "rom" in un supermercato diventano potenziali rapitori di
bambini.
La verità. Nel maggio del 2008 molti lettori di giornali italiani – di
sinistra e di destra – leggono che in un supermercato di Catania "un rom ha
tentato di sollevare la bambina dal carrello della spesa con l'aiuto di un uomo,
anche lui rumeno". Passano quattro mesi e i due vengono prosciolti.
Le notizie pubblicate dal giornale erano false. Ma quei lettori oggi sanno la
verità? Quasi certamente no. Il danno ormai è fatto. È troppo tardi. Nella
società dello spettacolo in cui viviamo non contano più i fatti, conta chi
strilla di più, anche se mente o si inventa le cose. Come ha scritto una volta
Guy Debord, "nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso".