Ospedale di Pesaro rifiuta paziente Rom malata di cancro
Di Fabrizio (del 23/07/2008 @ 11:36:42, in Italia, visitato 2044 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Pesaro, 22 luglio2008 NOMADI/PESARO: AL SAN SALVATORE MEDICI RIFIUTANO CURE A
DONNA ROM MALATA DI CANCRO CEREBRALE PERCHE’ SENZA DIMORA
GRUPPO EVERYONE CHIEDE L’INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA SALUTE SACCONI
Questa mattina Mia Copalea, romena di etnia Rom, si è recata con il figlio
Ionitz Ciuraru presso l’Ospedale San Salvatore di Pesaro per richiedere una
visita medica urgente e un eventuale ricovero in seguito a fortissimi dolori
alla testa che da giorni la tormentano, dovuti a un cancro al seno con metastasi
cerebrale. Mia ha subito un delicato intervento alla testa a Milano qualche mese
fa, prima di trasferirsi a Pesaro con la famiglia, dove non ha trovato altra
sistemazione che un edificio abbandonato. Il Gruppo EveryOne, che assiste la
donna e i familiari da alcuni mesi, e sta cercando di mettere a punto, in
concerto con le istituzioni locali, un programma di inserimento del nucleo
familiare con la collaborazione del sindaco Ceriscioli Luca e di Opera Nomadi
Pesaro, aveva contattato il professor Antinori, primario di pronto soccorso del
San Salvatore, che si era premurato di far prendere in cura immediatamente la
donna, vista la gravità della sua situazione. Mia Copalea, recatasi al
distaccamento oncologico presso la dottoressa Baldelli, cui la donna era stata
affidata, si è vista chiudere le porte in faccia dal distaccamento ospedaliero
perché priva di una residenza. "Pur avendo i nostri documenti romeni, hanno
impedito il ricovero di mia madre perché qui a Pesaro non ha una casa presso cui
prendere la residenza. Si sono rifiutati di farci anche una semplice ricetta
medica per prescriverle le medicine più urgenti che le servono per combattere il
cancro e il mal di testa" ha spiegato al Gruppo EveryOne il figlio Ionitc. "Le
hanno detto, in alternativa" ha continuato "che per poter avere una visita
oncologica deve spendere non meno di 3-400 euro".
"Questa è una delle tante battaglie per cui ogni giorno ci troviamo a doverci
scontrare con aziende sanitarie, autorità di forza pubblica e istituzioni
locali" commentano i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario
Picciau. "Questa mattina all’ospedale San Giovanni di Dio di Firenze abbiamo
dovuto minacciare un’azione giudiziaria europea perché una giovane donna rom
venisse dimessa assieme alla sua bambina appena nata, proprio perché l’azienda
sanitaria, i medici e gli operatori sanitari si rifiutavano di lasciare la
bambina in consegna alla madre a causa dell’impossibilità di quest’ultima di
avere una fissa dimora in Italia. Ciò che sta avvenendo nel nostro Paese"
continuano gli attivisti "è sintomo di una completa ignoranza delle norme
europee che tutelano i cittadini comunitari e in particolare il popolo Rom,
anche dal punto di vista socio-sanitario. Quanto poi al caso di Mia, ricordiamo
che il giuramento di Ippocrate impone la cura di un individuo a ogni medico,
indipendentemente dalla sua condizione personale e sociale".
Il Gruppo EveryOne si appella al ministro della Salute Maurizio Sacconi
affinché intervenga nell’immediato presso il distaccamento oncologico del San
Salvatore di Pesaro per far sì che Mia Copalea possa essere accolta al più
presto nella struttura ospedaliera, beneficiando di tutte le cure necessarie,
come ogni altro essere umano. "Mia sta male" concludono Malini, Pegoraro e
Picciau "e ci auguriamo che almeno il Ministro possa avere compassione di quanto
di terribile sta colpendo questa famiglia, come moltissime altre nel nostro
Paese che non hanno la possibilità di un alloggio e di un lavoro a causa della
discriminazione".
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