I sinti: «Se ci sgomberano dai terreni dove andiamo?»
2008-06-04 di MAGDA BIGLIA -
BRESCIA - UNA FAMIGLIA DI sinti italiani ha
presentato denuncia ai carabinieri, perché la loro bambina nella scuola Montale
è stata fatta oggetto di ingiurie pesanti dai compagni e nel parco, dove va a
giocare con la mamma, è stata vittima di un lancio di sassi. «Non era mai
accaduto prima», dice sgomento il padre parlando di nuovo clima di intolleranza.
«Mia figlia è stata licenziata più di una volta non appena hanno scoperto che
dopo il lavoro tornava in una roulotte», racconta un altro padre.
IL PASTORE evangelico, ministro di culto sinto, Renato Henic, ha chiesto
inutilmente di poter sostare nei campi bresciani per portare la buona novella
alla comunità sinti. «Non capite che è attraverso la parola di Gesù che si può
migliorare il modo di rapportarsi alla società, si può instaurare un diverso
rispetto delle regole?», egli sostiene.
I SINTI CHE hanno casa da 20, 30 anni sui terreni che si sono comprati pensano
disperati, dopo l'annuncio di futuri sgomberi: «Dove andremo, non abbiamo i
soldi per pagare gli affitti altissimi né per comprare un terreno edificabile».
Ieri hanno avuto voce anche loro al convegno organizzato, con contributo Ue, dal
Cssi, Centro studi e servizi per l'immigrazione presieduto da Riccardo Imberti.
Si sono sentiti illustrare contrastati progetti sociali d’integrazione milanesi
e veronesi, si è ascoltata la voce di Nazzareno Guarnieri, un rom abruzzese che
si batte per il suo popolo.
HA PARLATO della situazione dell'Abruzzo, di Pescara in particolare dove i
nomadi, italiani e stranieri, vivono in case popolari, campi non ce ne sono.
«Noi non vogliamo vivere nei campi, chi lo ha detto?». «Non ci conoscete», ha
gridato Guarnieri accusando anche tutti coloro, associazioni, istituzioni,
amministrazioni, che si muovono sulla questione dei nomadi di farlo con un
grande assente, loro.
«CI SONO laureati, professionisti rom, perché si fanno solo progetti, buoni o
cattivi, sulla nostra pelle?». Il 18 maggio si è formata una federazione
nazionale di 19 associazioni, a cui aderiscono anche gruppi bresciani, rom e
sinti, assieme una volta tanto. «Faremo azioni eclatanti, scioperi della fame,
sit-in se non riusciremo a farci ascoltare».
DOVRANNO farsi ascoltare anche a Brescia, dove l'Amministrazione ha promesso la
chiusura totale dei campi entro due anni. «Vedremo cosa potranno fare», commenta
l'ex assessore Fabio Capra, non si possono usare i manganelli «ci vuole pazienza
e accompagnamento».