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Lettera aperta ai lavoratori immigrati e italiani
Di Fabrizio (del 27/11/2007 @ 09:08:19, in Italia, visitato 2612 volte)

Ricevo e porto a conoscenza

Siamo un collettivo (comitato?), composto da italiani e immigrati di un campo di Rom e di romeni, dell’interland milanese. Vogliamo contrastare la campagna montante anti-Rom, anti-romeni e anti-immigrati che il governo Prodi (attraverso il cosiddetto decreto “sicurezza”), l’opposizione di centrodestra e la grande stampa stanno portando avanti. Vogliamo contrastare gli stessi effetti concreti che questa campagna e i provvedimenti del governo stanno già producendo: Famiglie rimpatriate arbitrariamente, lavoratori (in regola o in nero) licenziati, baraccopoli date alle fiamme e sgomberate, donne e uomini aggrediti da bande fasciste, bambini terrorizzati.

Vogliamo contrastare i luoghi comuni preconfezionati e divulgati da buona parte dei mezzi di comunicazione di massa, in base ai quali i Rom, i romeni e gli immigrati in generale sono dei soggetti potenzialmente dediti ad ogni sorta di crimine. Siamo in presenza di una manipolazione dell’opinione pubblica attraverso delle vere e proprie tecniche di istigazione all’odio razziale. Un esempio? Quando delitti atroci vengono compiuti da singoli italiani, vedi il caso di Omar ed Erica a Novi Ligure, oppure la Strage di Erba dei coniugi Romano, o ancora gli omicidi commessi a Guidonia da un tiratore scelto dell’esercito italiano, la rappresentazione che ne viene data è di singoli mostri o di individualità impazzite. Quando un crimine è commesso da un immigrato allora la colpa è collettiva, di nazionalità, di razza, è il caso della tragedia accaduta a Roma  con l’omicidio di Giovanna Reggiani.

Questa campagna, fa leva su un malessere legato alla crescente insicurezza sociale ed esistenziale ed ha la finalità di scagliare contro i lavoratori immigrati la rabbia dei lavoratori italiani. Ma questa crescente insicurezza che coinvolge sempre di più la massa dei lavoratori, è prodotta dal capitalismo, dai padroni e dalle politiche che in questi anni i vari governi, hanno portato avanti con i tagli alla sanità, alla scuola, alle pensioni, alla spesa sociale, con le misure di precarizzazione del lavoro e con le politiche militaristiche contro i popoli del Sud e dell’Est del mondo.

Ai lavoratori immigrati volgiamo dire che è giunta l’ora di organizzarsi e difendersi dalla compagna razzista in atto, di non nutrire nessuna aspettativa verso le istituzioni, e soprattutto di contrastare il tentativo di questo governo che (in continuità con quello Berlusconi) vuole dividere i lavoratori immigrati per linee nazionali, “etniche” e religiose. Vuole dividere per indebolire.

Ieri i “nemici” additati erano gli albanesi, poi gli islamici adesso è arrivato il turno dei lavoratori romeni e dei Rom. Non cadiamo nella trappola. Dobbiamo contrastare l’immagine che vuole identificare nell’immigrato il responsabile del peggioramento della vita e del lavoro delle persone. Possiamo farlo dando seguito alle manifestazioni auto organizzate degli immigrati del 27 e 28 ottobre scorso, svoltesi a Brescia, Roma e Como, contro il razzismo, contro la Bossi /Fini e per il permesso di soggiorno senza condizioni. Sappiamo quanto pesi la ricattabilità sulla capacità di difendersi, soprattutto quando questa si accompagna alla solitudine e al clima di sospetto, per non dire di peggio, che si è impossessato anche dei lavoratori italiani. Per questo vi chiamiamo ad una azione comune di lotta, di denuncia e di difesa delle condizioni di vita e di lavoro nell’obiettivo di trovare una via di uscita per rompere il muro di isolamento che padroni ed istituzioni hanno eretto per dividere e contrapporre i lavoratori italiani ed immigrati.

Ai lavoratori italiani vogliamo dire che il razzismo è un’arma nelle mani dei padroni per dividere e contrapporre i lavoratori al loro interno. Per scatenare un guerra tra “poveri”. Dobbiamo fare un bilancio sul peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro e di come questo peggioramento sia legato anche all’adozione  di norme razziste e specifiche contro gli “stranieri”. Le leggi contro i Rom condannano ad un “nomadismo” coatto senza servizi e diritti immigrati che non avevano mai vissuto prima questa condizione. La legge Martelli e la Turco/Napolitano ieri, la Bossi/Fini e il decreto sicurezza, oggi, hanno come obiettivo non quello di combattere la clandestinità ma di incrementarla notevolmente, in modo tale di avere un esercito di riserva composto da lavoratori immigrati clandestini, privi di diritti e garanzie. Così facendo si permette alla “razza” padrona di disporre, nella società, di manodopera ricattabilissima, da utilizzare, involontariamente, contro i lavoratori più “garantiti” per abbassare i diritti e il salario di tutti ( Un operaio edile clandestino a Milano “guadagna” 3 € l’ora per 13-14 ore al giorno, ed è già successo spesse volte che gli immigrati che hanno avuto il coraggio di denunciare la loro condizione di super sfruttamento siano stati espulsi in quanto clandestini).

Non nascondiamo che ci sia anche un problema legato al degrado ed alla emarginazione che coinvolge una piccola (molto piccola!) fetta  di immigrati dediti a piccoli espedienti, o a fenomeni di micro-criminalità. Tanto è vero che vogliamo contrastare con forza questo destino che le forze legate al mercato, alla speculazione edilizia e soprattutto alla grande criminalità, intendono riservare ai settori più emarginati e più poveri della società, rendendoli “manovali dei loro traffici”. Vogliamo trovare assieme lavoratori italiani e immigrati la via d’uscita al degrado, alla emarginazione e al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di tutti i proletari.

Siamo convinti che questa via, sta nell’unità della lotta per strappare le periferie all’attuale degrado, imponendo con la mobilitazione di massa, di dirottare in questa direzione le risorse statali e locali oggi catalizzate su speculazioni e affarismi più o meno legali. Sta nella battaglia per i pieni diritti degli immigrati e per la loro piena equiparazione con i lavoratori italiani. Sta nella lotta per ottenere il permesso di soggiorno senza condizioni, per un accesso garantito, alla casa, ai servizi sanitari, scolastici e previdenziali per tutti gli immigrati. Per fare questo occorre che ci si organizzi e ci si batta insieme, proletari italiani e immigrati, contro il precariato, contro la restrizione dei diritti, contro il degrado dei nostri quartieri per un protagonismo dei lavoratori, dei giovani per prendere in mano e assieme il nostro comune destino.

Per avviare questo percorso abbiamo pensato ad un incontro collettivo pubblico a cui sollecitiamo tutti, lavoratori italiani e immigrati a partecipare