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Vicini Distanti cronache di via Indro, un libro di Fabrizio Casavola, una
particolare analisi tra la cultura rom e quella gagè
E' di questi giorni l'uscita di un nuovo libro incentrato su i rapporti tra rom
e no. Il testo è Vicini Distanti cronache da via Idro, a cura di
Fabrizio Casavola, LIGERA edizioni - collana Idee. Dell'uscita del nuovo testo si
apprende direttamente da Sivola.net un interessante e colorato spazio virtuale
presente da anni sulla rete dove Fabrizio Casavola fa cronache puntuali sul
mondo Rom e non solo.
Scrive Casavola sul suo spazio virtuale:
"Ho fatto un calcolo: quasi metà dei gagé che conosco ha scritto almeno un
libro. In compenso l'Italia rimane da anni uno dei paesi dove si legge di
meno." Come dargli torto? Tanti sono coloro che scrivono e molto meno
quelli che leggono. Ma Casavola scrive online, tanto, tantissimo, è forse uno
dei più attenti osservatori dei rapporti tra italiani e rom degli ultimi anni.
Ma cosa è questo libro che timidamente si affaccia nel mercato, dice
l'autore: "non è un saggio o un testo di studio." Forse sono una serie di istantanee messe in lettera, non sempre conseguenti, da cui
potranno sortire (sempre che lo vogliate) ragionamenti, riflessioni o un
semplice cazzeggio. Il tipo di scrittura è molto simile a quella che ho imparato
ad adoperare in Internet: più da blog e facebook che da twitter. Amo la sintesi
ma il limite dei 140 caratteri non fa per me."
Nel libro Casavola analizza il mondo dei Rom in modo reale, attraverso la propria esperienza ed il proprio contatto con un popolo particolare come può essere quello zingaro. Dice Casavola: "A volte mi chiedo quanto ha influito la loro cultura orale nel creare questo rapporto, così che non mi limitassi a considerarli solo carne da studiare sui libri, ma persone con una ricchezza interiore da conoscere "sul campo". Purtroppo la bellezza di una cultura orale è impotente di fronte alla protervia degli amministratori e delle "giacche blu". Per questo, circa 10 anni fa cominciai a raccogliere quanti più documenti e testimonianze scritte possibili, sapendo che questo tipo di memoria orale è destinata a soccombere nel confronto con una società esterna molto più numerosa, organizzata e strutturata. Internet ha fatto il resto, mettendo in rete e rendendo disponibili tutta una serie di informazioni che altrimenti sarebbero rimaste patrimonio di pochi circoli ristretti." "La storia dei Rom che segue è scandita da numerosi e ripetuti tentativi di contatto con il mondo dei gagé. Conosco molte persone che hanno raccolto il loro richiamo, ma a livello mediatico e della cosiddetta opinione pubblica è come se si continuasse a vivere in mondi impermeabili."
L'analisi di Casavola non è complessa, ma pare essere molto realista, "Prima che risorse, i Rom rappresentano un problema, posto in quartieri problematici a loro volta. Lo sa bene chi conosce via Padova (ed il quartiere attorno a via Idro) che li accoglie da decenni. Ora che qualcosa s'è mosso, ci sono studiosi ed universitari che studiano la via, alcuni li ho accompagnati al campo di via Idro. Magari hanno poi scritto cose bellissime, ma non hanno avuto il coraggio di studiare assieme i due piani del problema, che potrà (può, per i più ottimisti) evolvere a risorsa se viene affrontato nella sua globalità."
In Vicini Distanti cronache da via Idro, si trova una "una storia disordinata" che secondo Casavola deve essere riordinata filo per filo, traccia per traccia dall'autore ma è sopratutto sottolinea Fabrizio "Una storia che spero possa svelarvi qualcosa su chi rimane sconosciuto e misterioso, nonostante oltre 40 anni di presenza in zona. Racconti, comunicati, frammenti di discorsi, gioie ed amarezze, che sarebbe bello condividere, e magari tramandare."
In fine dei conti questo nuovo libro cosa è ? Per Casavola è "la testimonianza di un tentativo forse unico, di comunicare e crescere con la società esterna, però nel costante rispetto della propria cultura ed identità. Con tutte le contraddizioni affrontate e da affrontare."
VICINI DISTANTI cronache da via Idro - a cura di Fabrizio
Casavola
LIGERA edizioni - collana Idee - 128 pagine - 14 euro
Storia di Rom, via Padova e la ricerca di una convivenza possibile che si dipana
in 20 anni di storia.
Altre notizie su
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=5074
Dall'Introduzione:
...Quelli di cui parlo non sono Rom immaginari o da rotocalco, ma persone reali
con cui ho agito, discusso, riso, litigato per anni. A volte mi chiedo quanto ha
influito la loro cultura orale nel creare questo rapporto, così che non mi
limitassi a considerarli solo carne da studiare sui libri, ma persone con una
ricchezza interiore da conoscere "sul campo". Purtroppo la bellezza di una
cultura orale è impotente di fronte alla protervia degli amministratori e delle
"giacche blu". Per questo, circa 10 anni fa cominciai a raccogliere quanti più
documenti e testimonianze scritte possibili, sapendo che questo tipo di memoria
orale è destinata a soccombere nel confronto con una società esterna molto più
numerosa, organizzata e strutturata.
Vicini e Distanti, cronache da via Idro
Questa mattina è arrivato all'Istituto di Cultura Sinta il libro "Vicini e Distanti, cronache da via Idro" di Fabrizio Casavola, curatore di Mahalla. Il libro è una cronistoria lucida ma appassionata della "vita pubblica" di alcune famiglie italiane, appartenenti alla minoranza linguistica non riconosciuta dei rom harvati, che vivono a Milano in via Idro, in zona nord-est praticamente al termine di via Padova, non lontano dalla tangenziale est, al confine con i comuni di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. Una storia tutta italiana che svela il circolo vizioso della discriminazione istituzionale ma non solo, leggerlo è un dovere! [...]
Vicini e distanti, i rom di via Idro a Milano
Un libro delinea il passato, il presente e l'incerto futuro di uno storico campo
nomadi milanese. Intervista all'autore Fabrizio Casavola
INTERVISTA. Vicini distanti si intitola un libro (il primo mai fatto) sul campo
rom di via Idro, a Milano. Il suo autore, Fabrizio Casavola, "esperto" in
materia e ideatore/curatore del
blog Mahalla, ha scelto per la prima
presentazione una formula inedita: invece di esser lui a spiegare il perché e il
per come del volume, ha coinvolto e fatto chiacchierare alcuni abitanti del
campo. In particolare, Marina Bradic, una delle prime rom impegnate nella
mediazione scolastica a Milano. Gagé (non rom) e rom hanno partecipato
all’evento mescolandosi con soddisfazione reciproca.
Vicini Distanti è edito da
Ligera Edizioni, piccolissima casa editrice
specializzata in via Padova e dintorni (dunque via Idro ci sta, eccome!).
Qui vi proponiamo un’intervista a Fabrizio, preceduta dalla poesia (di Federico
Riccardo Chendi) pubblicata sulla seconda di copertina.
Dove Milano Muore
Laggiù in fondo, laggiù in fondo alla via
Ci sono posti poetici a prescindere
Altri lo diventano
Per qualche ragione personale
Altri non lo sono,
non lo saranno mai
Ma laggiù, in fondo a via Padova la poesia c’è
l’acqua della martesana scorre veloce,
ma non troppo
Insomma scorre
E poi un’anatra e un bambino rom.
Dove Milano, Sesto San Giovanni
e Cologno Monzese si scontrano
In quel punto Milano muore, o meglio vive.
Vicini Distanti. Cronache di via Idro racconta il campo di via Idro dalla sua
nascita (nel 1989) ad ora. In via Idro vivono circa 130 persone. Sono rom harvati cittadini italiani. Hai voluto a tutti costi fare uscire il libro
adesso. Perché era così importante?
«Perché il campo e ovviamente le persone che vi abitano si trovano in una
situazione paradossale e volevo richiamare l’attenzione su di essa. La
precedente amministrazione aveva deliberato la trasformazione di questo campo in
area di transito per rom e sinti di passaggio e il trasferimento degli abitanti
in un imprecisato altrove. Questo provvedimento non si è mai concretizzato e gli
abitanti vivono in una condizione di incertezza e disinteresse amministrativo da
circa quattro anni»
Qual è la situazione attuale?
«Quando ho iniziato a scrivere lo sgombero veniva dato per sicuro a giugno.
Adesso sembra che non sia più così e che esista un certo margine di trattativa.
Domani chissà... E’ importante riportare l’attenzione su via Idro. Fare pressione
affinché la questione venga finalmente affrontata non sulla testa dei diretti
interessati ma coinvogendoli in modo attivo. E’ importante anche far conoscer il
percorso che in questi anni è stato fatto dai rom e dal quartiere (ma non solo)
per creare occasioni di incontro, scambio e buona convivenza».
Per esempio...
«Penso alle esperienze di mediazione culturale nelle scuole, che ha davvero
favorito e incrementato l’accesso dei bambini rom alla scolarizzazione o
all’attività – purtroppo adesso ferma – della cooperativa
Laci Buti (Buon
lavoro), che aveva permesso a molte persone del campo di lavorare e di fornire
servizi utili al campo e alla cittadinanza. C’è l’idea che la presenza di rom e
sinti in Italia sia una sorta di presenza aliena. Ma non è così. I tentativi di
incontro ci sono stati e hanno prodotto risultati positivi, non solo in via Idro
ma anche altrove».
La realtà insomma è meno becera di come spesso i media la raccontano?
«Senz’altro. Per forza di cose è nelle periferie problematiche e non in centro
città o nei quartieri residenziali che si trovano i rom. E molto spesso sono
proprio gli abitanti di queste periferie i primi a capire che la questione è una
delle tante da affrontare insieme e non un'emergenza. Si tratta di esperienze
minoritarie ma che vanno valorizzate e fatte conoscere. Per rimuovere la
separazione fisica bisogna prima eliminare quella culturale. Tra pochi giorni ci
sarà anche la festa di via Padova e sono previste iniziative al campo. Sarà un
buon momento per riprendere pubblicamente questi temi».
Da quasi un anno a Milano è cambiata l’amministrazione. Come si sta comportando
questa giunta rispetto alla questione rom?
«I modi e la cultura sono indiscutibilmente diversi da quelli
dell'amministrazione dei 500 sgomberi. Ma su un punto fondamentale non c’è
differenza: il coinvolgimento dei diretti interessati nei processi decisionali,
che continua a mancare. Senza coinvolgimento è improbabile che gli esiti possano
essere diversi. Nel libro racconto di come una lettera aperta rivolta alla nuova
giunta dalle persone che vivono in via Idro stia ancora aspettando risposta.
Inoltre, è vero che non ci sono fondi ma è altrettanto vero che c’è un capitale
umano (attivisti, volontari, rom... le persone che si sono impegnate in questi
anni per "resistere" alla gestione Moratti) su cui il comune potrebbe contare a
costo zero e che continua a essere trascurato».
Stefania Ragusa
Passpartù 28: Ruspe bipartisan - A cura di Marzia Coronati - 3 maggio 2012
[...] Della situazione milanese parla anche Fabrizio Casavola,
curatore del blog sivola.net , all’interno del suo libro "Vicini distanti.
Cronache di via Idro", edito dalla Ligera Edizioni. Nel libro Casavola raccoglie
diverse storie che girano attorno al campo di via Idro, uno stanziamento
esistente da quasi cinquanta anni in questa periferia di Milano. Dal libro
emerge che il campo, anche se autorizzato, non è la miglior soluzione. Ci
permettiamo di aggiungere che è necessario trovare altre politiche possibili, e
non solo per le persone di origine rom, ma anche per quei settantamila italiani
che secondo l’ultimo censimento Istat vivono in roulotte, tende, baracche e
accampamenti, una cifra che è tre volte più alta rispetto a quella del 2001.
Ospiti della puntata: Carlo Stasolla, Alberto Puliafito, Dario Paladini,
Fabrizio Casavola (dal minuto 21.05 - dalla voce sembro Mario Abbiezzi
:-) ndr)
VICINI DISTANTI, INTERVISTA A FABRIZIO CASAVOLA
Scritto da Simona | 11 maggio 2012
VICINI DISTANTI cronache da via Idro, edito da Ligera edizioni, è il libro che
racconta la storia e le storie del campo rom di via Idro nella periferia di
Milano, al confine con i comuni di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese.
Questo stanziamento, che esiste da oltre quaranta anni, è abitato da circa 130
Rom harvati di lontana origine croata e regolarmente residenti dal 1989.
Abbiamo intervistato l’autore Fabrizio Casavola, esperto in materia e curatore
del blog Mahalla, uno spazio di approfondimento dai Rom, Sinti, Kalé e Pavees di
tutto il mondo.
VICINI DISTANTI cronache di via Idro è la cronistoria del campo di via Idro a
Milano, dalla sua nascita fino ad oggi. Fabrizio Casavola, come è nato il Suo
libro?
Scherzando, racconto che non c’è bisogno di leggere tutto il libro: la ragione è
raccolta nella frase iniziale, quando scrivo che in Italia scrivono tutti ma
nessuno legge, e il capitolo finale, che in pratica è il racconto di una sbronza
mancata la notte di Capodanno; quella notte, tornando a casa non avevo voglia di
dormire... e mi misi a lavorare sulle bozze.
Forse c’è anche una ragione più seria: da tempo non mi ritrovavo più nelle
descrizioni del mondo dei Rom e dei Sinti che passa dai mezzi di informazione:
cioè di gente sempre troppo cattiva o viceversa troppo buona, che avrebbe sempre
bisogno di un poliziotto, un padrino, un paladino o un censore che, con enorme
spirito di sacrificio, si carica del compito di dar loro punizioni o
consolazioni retoriche... mantenendoli comunque a distanza.
Chi sono le persone che vivono nel campo e quale è la loro situazione attuale?
Numericamente, sono circa 120-130 Rom harvati, imparentati tra loro. La loro
presenza non è variata granché negli ultimi 20 anni. Nel quartiere sono presenti
da oltre 40 anni, prima in sistemazioni di fortuna e poi in un campo comunale,
quindi sono tutto fuorché NOMADI. Cittadini italiani, iscritti al SSN, buona la
scolarizzazione attorno al 90%, alti e bassi nel lavoro. Di fronte alla
ventilata, e mai smentita, ipotesi di chiusura (adesso lo chiamano superamento)
del campo, alcuni sono riusciti ad individuare soluzioni abitative alternative.
Altri non sanno dove andranno a finire. E’ un periodo di incertezza che dura
ormai da anni.
Ci sono degli ostacoli nella comunicazione tra il campo e l’esterno? In che modo
si è tentato di superarli?
La convivenza tra DIVERSI porta SEMPRE problemi ed opportunità: occorre vedere
quale lato si valorizzerà. Sintetizzando, ci sono due ostacoli più visibili
degli altri:
il primo è l’immagine che noi abbiamo degli altri, in minima parte discende dalla conoscenza diretta, il più delle volte dipende da pregiudizi o da sentito dire. Il conoscersi, l’interagire sono alla base del processo di comunicazione, che serve a ridurre distanze e diffidenze che ci sono da ambo le parti.
In secondo luogo è innegabile che la situazione generale di Rom e Sinti sia di grande difficoltà ed esclusione. Ma nel contempo non è logico aspettarsi grande empatia verso di loro da parte dei cittadini che vivono attorno ad un campo rom, dato che i campi stessi sono posti d’abitudine in quartieri periferici ed abbandonati, già carichi di problemi irrisolti.
Sempre sintetizzando:
la conoscenza, la comunicazione, devono portare man mano ad un concetto di cittadinanza esteso, comune e riconosciuto da entrambe le parti. Cittadini alla pari, spetta a tutte due le parti misurarsi coi problemi del quartiere dove si vive, nel tentativo di trovare soluzioni comuni da proporre all’amministrazione.
Nell’introduzione leggiamo: "Quelli di cui parlo non sono Rom immaginari o da
rotocalco, ma persone reali con cui ho agito, discusso, riso, litigato per
anni". Quale è la Sua esperienza personale con la comunità rom?
Quella di una comunità piccola, rinchiusa ed assediata. Al di là di questo,
composta da gente che ha, come me o come il mio vicino di casa, problemi,
aspettative, guai e speranze. Sotto molti aspetti, ho imparato parecchio da
loro: l’amore per i bambini, il rispetto degli anziani, la solidarietà del
gruppo, il saper adattarsi e resistere ad ogni situazione...
La mia esperienza, dopo anni di frequentazioni con diverse comunità, è di un popolo fiero di essersi mantenuto tale, nonostante la mancanza di stato, esercito, gruppo dirigente, ma che evolve nel tempo, come tutti, in un difficile affrancamento dalla miseria economica ed intellettuale.
Come sempre, chi vede queste comunità da fuori, continuerà a notare soprattutto gli aspetti più derelitti ed appariscenti di queste vite, e non sarà capace di accorgersi come, in silenzio, anche Rom e Sinti lottino quotidianamente per migliorare le loro condizioni, finché qualcuno non li riporta al punto di partenza.
Ma tutto questo percorso, ripeto, devono farlo i Rom ed i Sinti stessi. Non possiamo sostituirci a loro nel decidere cosa sia meglio o peggio; possiamo aiutarli, possiamo capirli, possiamo appunto... "agire, discutere, ridere, litigare," assieme. Manterremo così le nostre rispettive identità, e nel contempo assieme cambieremo.
Recensione di Vicini Lontani di Fabrizio Casavola - un libro
assolutamente da leggere. pubblicata da Alberto Maria Melis il giorno Lunedì 6 agosto 2012 alle ore 22.42
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Fabrizio Casavola, storico ideatore e curatore del sito Mahalla, il blog -
portale più seguito e aggiornato sulle vicissitudini dei Rom e dei Sinti
italiani, ha dato recentemente alle stampe un volume intitolato Vicini Distanti
– cronache da via Idro (Ligera Edizioni, pp.118, Euro 14).
Esordendo, quasi come in un epigramma, con un "calcolo" semplice semplice: "(…) quasi metà dei gagé che conosco ha scritto almeno un libro. In compenso l’Italia rimane uno dei paesi dove si legge di meno". Verità che ricondotta ai contenuti del volume, potrebbe anche essere traslata in questo modo: nel nostro paese sono state edite migliaia di pubblicazioni sui Rom e sui Sinti, eppure i Rom e i Sinti, quelli veri, reali, non quelli di cartapesta odiati o idealizzati, continuano ad essere per la maggioranza degli italiani dei perfetti sconosciuti.
Forse anche consapevole di questo, Casavola non ci propone il solito manuale sulla storia dei popoli nomadi che dall’India cominciarono il loro cammino verso l’Europa molti secoli fa. Né il solito trattato di antropologia culturale destinato, ahinoi, vieppiù, ai polverosi scaffali dell’università di turno. Casavola ci porta invece sin dentro a una esperienza, prima di tutto umana ma con un taglio squisitamente sociale e politico, che merita non solo di essere conosciuta ma che può davvero tornare utile nei nostri giorni. Sia a chi ostinatamente continua a battersi sulle trincee che circondano ogni campo – villaggio – insediamento rom o sinti in Italia. Sia a coloro, amministratori pubblici, militanti di partito, operatori dell’associazionismo e del volontariato vengano oggi a contatto con una realtà che più che mai occorre saper interpretare. La storia che ci racconta Fabrizio Casavola, o meglio le vicende da cui prende spunto, riguardano soprattutto l’insediamento storico di via Idro, a Milano. Raccontate certo con l’occhio e il cuore dell’amico partecipe, ma anche, e sempre, sotto la luce di una lucida e felice intuizione.
La storia, le storie, dei Rom e dei Sinti, sono anche le nostre storie e ci appartengono. Almeno nella misura in cui ogni diverso gruppo non si è cristallizzato in un passato remoto di soli torti e sofferenze passivamente subite, ma è stato anche capace di crescere, lottare per la propria sopravvivenza, intessere sempre nuovi rapporti con il mondo dei gagé e ri-costituirsi, ad ogni vento diverso e ad ogni nuova stagione, come entità dialogante con il mondo esterno.
In altre parole, nella fitta cronaca degli eventi che Casavola ha riportato sulla carta, utilizzando ampiamente le cronache in presa diretta già apparse su Mahalla, ciò che via via emerge è il quadro di una comunità fortemente proiettata nel futuro. Anche quando il presente, e qui la narrazione è denuncia implacabile delle vessazioni subite per troppi anni (i peggiori di tutti quelli del vicesindaco – sceriffo De Corato e della più vergognosa caccia all’uomo e al diverso mai avvenuta in Italia), sembra negare ogni appiglio, se non alla solidarietà e allo spirito di convivenza, persino al più elementare buon senso.
Un buon senso, ci suggerisce Casavola, che avrebbe dovuto già da tempo far comprendere agli amministratori, come agli attivisti e agli operatori sociali, per esempio, che non esiste un affaire "insediamenti" che possa ritenersi avulso dal vero problema delle nostre città e delle nostre metropoli, che resta quello delle periferie, intese tanto in senso fisico, quanto politico e sociale. Così come non esiste, e non è mai esistita, comunità rom o sinti che non fosse di per sé capace di intessere dinamiche relazioni di confronto e di crescita con il territorio circostante. Virtù quest’ultima che grazie alle risposte dell’associazionismo, spesso delle istituzioni scolastiche, così come dei cittadini comuni e degli amministratori di zona, ha permesso ai rom e ai sinti di sopravvivere anche alle politiche più smaccatamente "razziali".
Il microcosmo al quale Fabrizio Casavola ci permette di avvicinarci, ha prima di tutto nomi e cognomi. Di rom cittadini italiani che vivono nello stesso insediamento pressappoco da venticinque anni. Di uomini che hanno dato talvolta vita a cooperative di lavoro, e che le hanno viste morire per l’ostracismo delle amministrazioni comunali. Di donne che hanno lavorato a lungo come mediatrici culturali nelle scuole frequentate dai propri figli. Di persone che qualsiasi tentativo abbiano posto in essere per migliorare la propria vita, dai bambini con gli zaini in spalla alle anziane che governano il proprio spazio familiare, si sono dovute confrontare prima di tutto, senza però mai arrendersi, con la più disarmante e ottusa refrattarietà delle istituzioni a veder riconosciuti i propri diritti, compresi quelli più elementari. Se un grazie dobbiamo a Casavola per questo libro, glielo dobbiamo certamente per la sua capacità di restituirci l’immagine, seppur ancora incompleta e frammentaria, di una comunità che, pur con le proprie debolezze, ha una visione di sé comunque attiva. Comunque partecipe e intenzionata a far pesare la propria opinione sul proprio futuro e sul futuro di propri figli. Ed è questo il motivo per cui la lettura di queste pagine andrebbe resa obbligatoria a qualsivoglia amministratore sia oggi impegnato ad affrontare le tematiche degli "insediamenti" in Italia.
Perché anche le politiche di "superamento" dei campi, i cosiddetti progetti di inclusione, di cui a Milano si discute ma che in altre città, come a Cagliari, sono già in fase avanzata, possono nascondere i più nefasti trabocchetti. Non tanto, o non solo, quello di non dare pari dignità e ascolto al volere dei Rom e dei Sinti, i quali sono capacissimi di prendere decisioni in proprio senza alcun bisogno di suggeritori gagé - in merito alla possibilità di continuare a vivere insieme secondo la propria tradizione culturale, o viceversa optare per la vita in appartamenti distribuiti nel territorio urbano -, quanto quelli che possono aprirsi come infernali voragini anche sulle strade lastricate dalle migliori intenzioni. Come quello di promettere e non offrire realmente ogni supporto nell’accompagnamento a un diverso e Altro "abitare": inganno che si tradurrebbe in una forma ancora più sottile, definitiva e feroce di sopraffazione ed emarginazione.
La ribellione dell’ironia di Gianluca Carmosino
Le periferie delle metropoli, hanno spiegato in questi anni Mike Davis, Raúl Zibechi, Saskia Sassen, David Harvey e molti altri e altre, sono i territori nei quali l’oppressione, l’aggressione alla dignità delle persone, il logoramento delle relazioni sociali sono più evidenti, ma sono anche luoghi «della speranza». È nelle periferie che si sperimentano la ricomposizione dei legami sociali, forme e reti di interscambio reciproco tra i poveri (Latouche parla oggi di «città inedita», dal punto di vista urbanistico e sociale), insurrezioni sottotraccia, tentativi collettivi di riprendersi in mano la propria vita e le città (nella foto a lato, favela «trasformata» di Rio de Janeiro). Dal nostro punto di vista, tutta questa complessità è vera in parte anche per le periferie delle grandi città italiane, a cominciare da diversi quartieri di Roma e dagli insediamenti di rom, cantieri sociali nei quali per dirla con Marc Augè le città si rammendano.
Un prezioso punto di vista aiuta a dipanare ulteriormente la matassa delle periferie, dei suoi movimenti e dei suoi linguaggi: lo offre l’indiano Arjun Appadurai, uno dei massimi esponenti degli studi postcoloniali, che nei suoi scritti si sforza di mostrare e considerare la capacità dei poveri di esprimere la propria protesta come capacità culturale, non come una generalizzata virtù democratica. Appadurai parla di capacità di «aspirare» degli impoveriti, quale fatto collettivo che si alimenta di culture condivise, in cui l’idea di cultura non è legata a «radici» e «storia» ma è prima di tutto il terreno di lenta rielaborazione condivisa e di rappresentazione dei futuri possibili. Nei suoi studi, dedicati in particolare allo Slum/Shackdwellwers international (Sdi, la rete internazionale degli abitanti delle baracche, presente soprattutto in India e Sudafrica ma con legami anche in America latina e con evidenti analogie con le periferie urbane occidentali) dimostra come la capacità di «aspirare» implichi questioni sociali, politiche, economiche, investa dottrine e norme, teorie e prassi. E includa il ricorso a strumenti metaforici, retorici, organizzativi pubblici.
Le «aspirazioni», spiega Appadurai in un libro brillante dal titolo «Le aspirazioni nutrono la democrazia» (et al. edizioni), hanno a che fare con i bisogni, le scelte, con le azioni, ma non sono mai semplicemente individuali, «come invece farebbe pensare il linguaggio dei bisogni e delle scelte», prendono sempre forma in stretta connessione con la vita sociale nelle periferie. In particolare, le aspirazioni a una vita migliore «tendono rapidamente a dissolversi e occultarsi dietro idee più concrete e tangibili, convenzioni relative al valore del matrimonio, del tempo libero, della convivenza, della rispettabilità, dell’amicizia, della salute e della virtù. Queste norme intermedie spesso si collocano al di sotto della superficie ed emergono solo in quanto specifici bisogni e scelte».
A proposito di povertà, Appadurai ricorda alcuni studi dai quali emergono tre atteggiamenti principali dei poveri rispetto alle norme dominanti delle società in cui vivono: ostilità, sottomissione, senso dell’ironia. Quest’ultimo è ciò che permette ai poveri di conservare una qualche dignità nelle peggiori condizioni di oppressione e di disuguaglianza. La capacità di esprimere una protesta è quindi capacità di avere aspirazioni, «l’una accelera l’emergere dell’altra». Le iniziative di protesta e di proposta sono spesso percorse «da uno spirito trasgressivo» che si esprime attraverso il linguaggio del corpo, lo stile dei discorsi e il modo nel quale ci si rivolge al pubblico. Gli uomini e le donne dei movimenti di protesta, ad esempio, si prendono continuamente in giro tra loro: in nessuno altro luogo, ricorda Appadurai, questo spirito ironico e ribelle «affiora in maniera tanto chiara quanto nei toilet festival», organizzati in India per trasformare il problema e l’umiliazione di fare i bisogni in pubblico, come avviene in ogni baraccopoli, «in uno spazio di innovazione tecnica, celebrazione collettiva e recita carnevalesca» in presenza di rappresentanti istituzionali.
Appadurai conclude ricordando come i movimenti dei poveri oggi lavorano sulla cosiddetta «democrazia profonda», ciò che li rende in grado di raggiungere risultati più importanti di quanto possono fare il mercato, lo stato e il mondo dei finanziamenti allo sviluppo. In questa prospettiva sono numerose le analogie con le analisi di Majid Rahnema e Jean Robert, autori di «La potenza dei poveri» (Jaka Book), secondo i quali il modo con il quale l’Occidente racconta l’universo degli impoveriti condanna «all’invisibilità, un modo di vita vernacolare, basato sui principi della povertà conviviale… L’homo oeconomicus (…) incarna un’idea della ricchezza quantificabile che è l’antitesi del senso della pienezza delle società ‘povere’. In queste ultime, le fonti della ricchezza non possono essere separate, estratte dalle relazioni umane vissute, dai doni e dai controdoni che formano la trama di un mondo di intersoggettività condivisa». Cosa rende davvero unica questo tipo di democrazia e questo modo di costruire relazioni sociali? Scrive Appadurai: «La capacità di rispondere all’emergenza con una politica della pazienza».
Ho conosciuto Fabrizio Casavola molti anni fa quando facevo politica attiva nel P.C.I; per qualche anno abbiamo condiviso un medesimo percorso di impegno politico. Poi ognuno di noi ha fatto scelte che ci hanno allontanato dalla comune militanza. Di tanto in tanto ci siamo ritrovati a qualche iniziativa che voleva far rinascere un barlume della vecchia politica, ma tutto era cambiato attorno a noi dal quartiere non più operaio, alle forze politiche che spesso avevano cambiato nome e vocazione, a noi stessi che ci ritrovavamo un po’ ingrigiti e non solo nei capelli. L’altra domenica ci siamo incontrati e lui mi ha regalato un suo libro. Una delle sue grandi passioni era l’incontro con gli altri, i diversi: quelli che fanno una grande fatica sia ad integrarsi che a restare se stessi.
Nel libro si parla di una piccola comunità di rom milanesi che vivono in un quartiere di periferia in via Idro. Si tratta di donne e uomini, ma soprattutto bambini che vanno a scuola e maestre che li accolgono aiutandoli nel loro difficile percorso di integrazione e al tempo stesso mantenimento di una identità “Gli zingari non lavorano, rubano, hanno troppi figli e fanno loro chiedere l’elemosina”. Si fa presto a fare generalizzazioni.
Le persone che ha incontrato Fabrizio lavorano: alcuni fanno ancora vecchi mestieri come i calderai o allevano cavalli o semplicemente lavorano nell’edilizia e nella raccolta dei rifiuti. Certo le città convulse non danno spazio a possibili cooperative di giardinieri, di allevatori di cavalli per diporto. Ma la fatica maggiore la fanno le donne che giovanissime si sposano e devono tenere in ordine le roulotte o le baracche in cui vivono. Il problema della casa è il più serio insieme al lavoro. Milano non ha attrezzato nessuno spazio per Rom e Sinti tranne quello di via Triboniano in via di smantellamento. La politica delle amministrazioni comunali fino al 2011 è stata quella di chiudere un occhio o intervenire con gli sgomberi. Quando le persone diventano un problema di ordine pubblico umanità e solidarietà passano in secondo piano. Il libro si conclude col racconto della festa di fine anno in via Idro cui ha partecipato anche l’autore. Da maggio 2011 su Milano soffia una nuova aria arriverà anche in via Idro?
Il libro è pubblicato da una piccola casa editrice che ha sede in via Padova la
strada più multietnica e forse più integrata della città.
Marcella Busacca - 12 settembre 2012
Si è affacciato di recente, con timidezza, sul panorama editoriale italiano un piccolo libro che affronta la difficile tematica del rapporto tra rom e gagè. Vicini Distanti. Cronache da via Idro (Ligera edizioni, collana Idee, Milano 2012, pagg. 128, euro 14,00) è una sorta di diario, una cronistoria apertamente partigiana della vita del campo comunale di via Idro, al limitare di via Padova, aperto nel 1989 e ospitante circa 130 rom harvati.
L'autore, Fabrizio Casavola, è un gagè e, prima ancora di essere un attivissimo blogger specializzato in cultura rom e sinta, è un comune cittadino che, per ragioni occasionali e personali, è entrato in contatto con questo microcosmo e non l'ha più abbandonato. Dalla sua esperienza, basata su una lunga e assidua frequentazione del campo e un dialogo diretto con i suoi abitanti è nato un blog e successivamente un libro, che della scrittura in rete conserva molte forme e stilemi. L'autore, che apprezza la peculiare bellezza della cultura orale, è anche consapevole di quanto quest'ultima non fornisca gli strumenti per fronteggiare una "società esterna molto più numerosa, organizzata e strutturata" - di qui la scelta di mettere per iscritto i frutti di anni di conoscenza reciproca, maturata "sul campo".
La struttura del lavoro è piuttosto eterogenea, non a caso il nome dell'autore è riportato con la dicitura "a cura di", perché ospita interventi e contenuti provenienti da voci diverse: mediatrici culturali, insegnati, giornalisti; non ché differenti forme testuali, dalla piccola fiaba al comunicato stampa fino alla lettera - ancora in attesa di risposta - spedita dagli abitanti di via Idro alla nuova giunta cittadina. Si tratta di una sorta di collage, tenuto assieme dal commento asciutto e allo stesso tempo appassionato di Casavola, che non a caso si autodefinisce un "collezionista di notizie".
La stessa scansione temporale degli avvenimenti non segue un lineare andamento cronologico ma procede attraverso rimandi di natura tematica: una scelta precisa che richiede al lettore uno sforzo in più per approssimarsi ad una dimensione del tempo più vicina a quella percepita dal popolo rom. Nei vari quadri tematici che si susseguono - infanzia, scuola, lavoro... - trovano quindi spazio, tra i ritagli di giornale e gli interventi più tecnici, anche frammenti dal taglio più intimista e poetico.
Ne è un esempio il capitolo denominato "Spazio bambini" che offre due brevi storielle incentrate sul rapporto tra i rom e l'animale a cui forse più di tutti questo popolo è legato: il cavallo. Il primo è una piccola favola della buona notte per i più piccoli, il secondo - un "raccontino per i più grandi" - attraverso una storia amara di evoluzioni urbanistiche e vecchi mestieri divenuti obsoleti, apre timidamente una riflessione niente affatto banale, auspicando un'accezione di cultura che non si limiti alla cosiddetta "cultura alta" delle opere d'arte, o peggio, sia ricondotta, con uno sguardo di sufficienza dentro le griglie del folclore, ma tenga conto del lavoro dell'uomo e dei suoi riti quotidiani: "quando si parla di cultura e di possibilità di esprimersi, pensiamo alla musica, alla poesia, ma lo è anche una vita di lavoro passata ad allevare cavalli".
Sicuramente personali sono anche l'apertura - una sorta di presentazione e dichiarazione d'intenti - e l'epilogo del libro, che chiude il cerchio con il racconto della mattina del 1 gennaio 2012, in cui ha preso forma l'idea di scrivere questo resoconto: "è la storia di una sbronza mancata", spiega con ironia Casavola durante la presentazione del libro, "ve la racconto, così potete dire di averlo letto anche se non lo farete - lo so bene che in Italia ci sono più scrittori che lettori...". E personale lo è il libro in genere: Casavola non è né uno studioso di antropologia né tanto meno un professionista del sociale; può essere considerato una sorta di testimone che parla solo di ciò che conosce direttamente e lo fa con umiltà ironica ma anche con intento militante, invitando al dialogo e alla conoscenza reciproca, da milanese fermamente convinto che "se Milano dovesse campare dei soli milanesi, sarebbe ancora uno sperduto villaggio celtico".
Passeggiate d'Autore - Fabrizio Casavola: Un villaggio alla fine di via Padova.
Con i Rom Harvati di via Idro
Il terzo appuntamento del ciclo
autunnale di Passeggiate d'Autore ci porta in un luogo "classico" ma solitamente
inesplorato della geografia urbana, in quel margine dove la città la città e la
campagna si confondono. Tenteremo di trasformare un lembo di periferia da
non-luogo a territorio popolato da abitanti e segnato da ville storiche, corsi
d'acqua, storie e vicende storiche.. E soprattutto, entreremo in un luogo
precario ed indefinito per antonomasia: il campo Rom di via Idro, con le sue
piccole installazioni (storiche o meno), punti nevralgici, attività ricreative e
lavorative: un villaggio inaspettato e risparmiato dalla speculazione edilizia,
pieno di bambini, spazi verdi e cavalli alle porte di Milano.
Sarà anche un'occasione per
parlare direttamente con alcuni degli abitanti e conoscere la loro vita, alcune
delle tradizioni sopravvissute ai tempi e alle trasformazioni sociali, i
cambiamenti che ha vissuto la comunità nella sua permanenza milanese e le loro
aspirazioni. Attorno al campo di via Idro, negli ultimi anni si è creata una
collaborazione forte con associazioni e volontari, già impegnati in tematiche
del quartiere, perché questa piccola comunità possa continuare a vivere in
equilibrio tra la vicina città ed il costituendo Parco della Media Valle del
Lambro.
L'appuntamento è fissato per
sabato 6 ottobre, alle ore 10.00, alla fine di via Padova, all'angolo di Via
Idro (lato Martesana). Autobus n. 56, fermata via Padova - Crescenzago.
La Passeggiata si concluderà
con un pranzo presso il Marina Social Rom, il nucleo abitativo presso cui viene
offerta l'accoglienza e il ristoro nel corso delle iniziative organizzate presso
il campo.
9 euro; 6 euro con carta Più
Feltrinelli
Grigliata presso Marina Social Rom 10 euro -
su prenotazione
L'iniziativa riceve il
patrocinio dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
Il libro
E' di questi giorni l'uscita di un nuovo
libro incentrato su i rapporti tra rom e no. Il testo è Vicini Distanti cronache
da via Idro, a cura di Fabrizio Casavola, LIGERA edizioni - collana Idee.
Dell'uscita del nuovo testo si apprende direttamente da Sivola.net un
interessante e colorato spazio virtuale presente da anni sulla rete dove
Fabrizio Casavola fa cronache puntuali sul mondo Rom e non solo.
Scrive Casavola sul suo spazio
virtuale: "Ho fatto un calcolo: quasi metà dei gagé che conosco ha scritto
almeno un libro. In compenso l'Italia rimane da anni uno dei paesi dove si legge
di meno." Come dargli torto? Tanti sono coloro che scrivono e molto meno quelli
che leggono. Ma Casavola scrive online, tanto, tantissimo, è forse uno dei più
attenti osservatori dei rapporti tra italiani e rom degli ultimi anni.
Ma cosa è questo libro che
timidamente si affaccia nel mercato, dice l'autore: "non è un saggio o un testo
di studio." Forse sono una serie di istantanee messe in lettera, non sempre
conseguenti, da cui potranno sortire (sempre che lo vogliate) ragionamenti,
riflessioni o un semplice cazzeggio. Il tipo di scrittura è molto simile a
quella che ho imparato ad adoperare in Internet: più da blog e facebook che da
twitter. Amo la sintesi ma il limite dei 140 caratteri non fa per me."
Nel libro Casavola analizza il
mondo dei Rom in modo reale, attraverso la propria esperienza ed il proprio
contatto con un popolo particolare come può essere quello zingaro. Dice Casavola:
"A volte mi chiedo quanto ha influito la loro cultura orale nel creare questo
rapporto, così che non mi limitassi a considerarli solo carne da studiare sui
libri, ma persone con una ricchezza interiore da conoscere "sul campo".
Purtroppo la bellezza di una cultura orale è impotente di fronte alla protervia
degli amministratori e delle "giacche blu". Per questo, circa 10 anni fa
cominciai a raccogliere quanti più documenti e testimonianze scritte possibili,
sapendo che questo tipo di memoria orale è destinata a soccombere nel confronto
con una società esterna molto più numerosa, organizzata e strutturata. Internet
ha fatto il resto, mettendo in rete e rendendo disponibili tutta una serie di
informazioni che altrimenti sarebbero rimaste patrimonio di pochi circoli
ristretti." "La storia dei Rom che segue è scandita da numerosi e ripetuti
tentativi di contatto con il mondo dei gagé. Conosco molte persone che hanno
raccolto il loro richiamo, ma a livello mediatico e della cosiddetta opinione
pubblica è come se si continuasse a vivere in mondi impermeabili."
L'analisi di Casavola non è
complessa, ma pare essere molto realista, "Prima che risorse, i Rom
rappresentano un problema, posto in quartieri problematici a loro volta. Lo sa
bene chi conosce via Padova (ed il quartiere attorno a via Idro) che li accoglie
da decenni. Ora che qualcosa s'è mosso, ci sono studiosi ed universitari che
studiano la via, alcuni li ho accompagnati al campo di via Idro. Magari hanno
poi scritto cose bellissime, ma non hanno avuto il coraggio di studiare assieme
i due piani del problema, che potrà (può, per i più ottimisti) evolvere a
risorsa se viene affrontato nella sua globalità."
In Vicini Distanti cronache da
via Idro, si trova una "una storia disordinata" che secondo Casavola deve essere
riordinata filo per filo, traccia per traccia dall'autore ma è sopratutto
sottolinea Fabrizio "Una storia che spero possa svelarvi qualcosa su chi rimane
sconosciuto e misterioso, nonostante oltre 40 anni di presenza in zona.
Racconti, comunicati, frammenti di discorsi, gioie ed amarezze, che sarebbe
bello condividere, e magari tramandare."
In fine dei conti questo nuovo
libro cosa è ? Per Casavola è "la testimonianza di un tentativo forse unico, di
comunicare e crescere con la società esterna, però nel costante rispetto della
propria cultura ed identità. Con tutte le contraddizioni affrontate e da
affrontare."
L'autore
La guida sarà Fabrizio Casavola, che
frequenta la comunità Rom locale da oltre 20 anni, autore del libro “Vicini
Distanti” (Edizioni Ligera). Fabrizio Casavola, di sé racconta che ha fatto
quasi tutti i mestieri, tranne il cacciatore di squali e il domatore di pulci.
Non essendosi mai laureato, s'è dovuto adattare a capire qualcosa su Rom e Sinti,
non sui libri o nei convegni, ma frequentandoli di persona, da una ventina
d'anni. "Quelli di cui parlo non sono Rom immaginari o da rotocalco, ma persone
reali con cui ho agito, discusso, riso, litigato per anni" scrive
nell'introduzione del suo libro "Vicini Distanti", uscito ad aprile 2012. Dal
maggio 2005 coordina il blog Mahalla, che raccoglie quotidianamente notizie e
testimonianze da Rom e Sinti di tutto il mondo.
Rom:
Sgombero dei pregiudizi attraverso il campo di via Idro
...Il primo titolo della collana IDEE è un'attenta cronistoria della vita del campo rom di via Idro, une delle querelle più accese e interessanti della zona. Un libro in grado di fornire non solo una ricostruzione attenta e approfondita del passato e del presente, ma uno stimolo molto corposo al dibattito sulla sistemazione futura del campo e, si spera, al futuro coinvolgimento delle persone interessate nelle scelte che riguardano la loro vita ed il loro futuro - LIGERA editore (terza di copertina)
ho dato uno sguardo al tuo testo... interessante...se ti va...posso rilanciarlo su mediterranews.... se ti va ovviamente... e..... siamo "amici" nella rete boh non lo so da tantissimi anni ..........anzi appena posso mi procuro il libro perché tu lo sai che sono una inguaribile curiosa...!! - Eleonora Casula
sì, un altro libro, scritto da una delle persone più competenti che abbiamo in Italia in fatto di rom. Ed è un libro che esce al momento opportuno, per riportare l'attenzione della non più bieca amministrazione milanese sulla situazione paradossale che patiscono le famiglie che vivono in via Idro - Stefania Ragusa
Un amico che queste cose le vive, le sa - Daniele Mezzana
Fabrizio, scrivi un libro e non mi anticipi niente...??? Ci sono rimasto un po' male ti confesso... comunque non vedo l'ora di leggerlo, e inizio con condividere la notizia... - Alberto Maria Melis
Vicini distanti = disuguale lontano... - Alfred Kahindi
Grazie mille per questa informazione e per tutti i tuoi post. Sto tornando ora nel mio paese, Argentina, spero al mio ritorno trovare il tuo libro. E grazie ancora! - Fny FNy
ma quanto mi piace questo nuovo libro!!! grande Fabrizio!! - Carlo Berini
Grazie! Sarà il mio prossimo acquisto. - M Cristina Di Canio
Per chi ha il coraggio di volgere lo sguardo verso uno dei grandi misteri della nostra civiltà - Sara Gandini
Complimenti per il libro!! Era ora!!! - Ivonne "Baby Pooley" Citarella
Un altro libro, assolutamente da leggere, sui rom... - Alberto Maria Melis
Non ho ancora acquistato il tuo libro ma provvederò non appena sarò di passaggio al Ligera, sono curiosa di leggerlo. ps. Il titolo "Vicini distanti" è perfetto - Raffaella Piccinni
...non vorrei essere frainteso, ma spero vada a ruba. io comunque me lo piglio - Luca Klobas
Bravo Fabrizio, lo leggeremo con interesse e ti facciamo i nostri più cari auguri. Salutiamo anche noi, ciao - IdeaRom Onlus
vorrei davvero leggerlo! complimenti sono certa che sarà un ottimo lavoro! - Anna Luridiana
invito amiche e amici a comprare il libro - Carlo Berini
Ho iniziato a leggere le prime pagine e già posso dirti che il tuo stile di scrittura mi piace! sai che nel lontano 1992 ho avuto modo di andare tre o quatttro volte in via Idro... leggendoti mi ritorna in mente l'atmosfera del campo... - Angela Tropea
grazie, il libro è arrivato ieri. ho iniziato a leggerlo, è proprio bello. mi faccio viva appena l'ho terminato. - Karin Faistnauer
... ho iniziato a leggere il libro. Complimenti, proprio un bel lavoro! Interessante struttura del racconto, un collage di varie tipologie di esperienze, di intrecci di fatti. Un testo pedagogico moderno, mai banale e mai noioso. Proprio un bel lavoro! Grazie! Lo consiglierò a molti... Cari saluti, sperando di vederci prima o poi! :) - Daniele De Berardinis
... ho ricevuto il libro non appena tornato (era a Messina per un tour letterario)... per ora ho letto solo le prime pagine (anzi, devi sapere che le ho lette anticipatamente a casa di [...], a Catania)... e insomma, volevo dirti subito la mia prima impressione, condivisa peraltro pari pari da [...]: sei un'ottima penna! - Alberto Maria Melis
Ho letto il libro e mi è piaciuto, soprattutto le note ed i tuoi commenti, che come sempre trovo "spiazzanti". Vorrei capire meglio la disposizione "non temporale" dei vari temi. Piuttosto, una cosa che secondo me manca, è la delibera del Consiglio di Zona dove si chiedeva la "riqualificazione del campo", cosa presente anche nel programma elettorale delle forze politiche che l'anno scorso sostenevano Pisapia. - Carlo Bonaconsa
molto molto interessante il libro! Ne riparliamo... - Elisabetta Michelini
Il tuo libro è prezioso, l'unico problema è che i caratteri sono piccoli e se non cambio gli occhiali lo devo leggere molto lentamente, ma forse è meglio, leggere le cose rapidamente fa perdere particolari importanti. Grazie - Doriana Chierici Casadidio
Sono arrivato circa a metà libro. Mi piace: scorrevole, interessante, ironico. Di alcuni degli abitanti mi ricordo, anzi dovrò chiederti come stanno. La cosa che invece mi piace di meno sono tutte quelle note e i rimandi incrociati, che faccio fatica a seguirli. - Daniele Bianchi
ho appena finito di leggere il tuo libro e volevo
ringraziarti ancora...: mi è piaciuto! :-) In realtà
dire che mi è piaciuto è riduttivo, diciamo che mi è piaciuto "di più"...: è un
libro denso, che ho letto lentamente perché dopo ogni "istantanea" (tanto per
usare un tuo termine!) ho sentito il bisogno di fermarmi e riflettere... E poi,
come ti avevo già scritto, grazie al tuo libro ho fatto un salto indietro nel
tempo, a quando ho avuto la possibilità e il piacere di conoscere -anche se per
poche settimane- alcune delle belle persone di via Idro...
Un'altra cosa..: da lettrice-divoratrice di libri vorrei darti un consiglio
spassionato: scrivi ancora perché hai una buona penna! dico davvero, Fabrizio,
hai il dono della chiarezza e leggerti è un piacere. - Angela Tropea
Un libro ben scritto, che racconta la vita in Via Idro, ovvero la location dove è immersa Cocopelli... - Cocopelli
Ho letto il tuo libro, mi piace il tono "scanzonato" e insieme "appassionato" con cui tratti le vicende. E' un bel documento di vita. - Erica Rodari
Sto leggendo il tuo [libro] e questo incrocio minoranza maggioranza maggioranza minoranza mi affascina sempre di più come negazione nell'individuo che si posiziona - Andrea Mochi Sismondi
Un libro di un amico che di sicuro leggerò - Paola Leonardini
"Vicini Distanti" è troppo bello!!! Avessi avuto l'opportunità di leggerlo prima... - Giancarlo Ranaldi
Capita che sulla spinta dell'emergenza, qualcuno scriva
un libro. Ma questo non è un instant-book, nasce da una conoscenza e un
confronto che dura da anni, racconta lotte e tentativi di coinvolgimento che
ora, forse, stanno iniziando a dare qualche frutto.
E' quasi un diario, giorno
per giorno, che dura grossomodo vent'anni, di storie che si ripetono perché,
in fondo, l'argomento non si esaurisce mai: la lotta per i diritti loro e di
tutti - Ernesto Rossi
A proposito ho riletto il tuo libro... mi sembrava tra l'altro di camminarci dentro... complimenti - Eleonora Casula
A piccoli morsi vado leggendo il tuo libro che mi mette in crisi mi fa pensare ai miei atteggiamenti, alle mie convinzioni, è tutto un processo e mi fa un gran bene... - Francesca Falconi
Libro molto interessante - Luca Klobas
... una raccolta di frammenti, storie, aneddoti sulla travagliata esistenza di un campo regolare e dei suoi abitanti. Il libro offre un ampio resoconto sui piccoli e grandi passi che questa comunità ha intrapreso dal 1989. Ma è anche una testimonianza dall’interno, di un gagé che si è addentrato nell’universo rom e che non ha mai più lasciato. - Luigi Riccio