Non parlo per
"sentito dire", ma di cose viste
e vissute in 7 anni molto intensi e un'esperienza che
continua tuttora.
Non voglio
parlare di zingari buoni o cattivi, o del romanticismo
che a volta viene associato loro; in fin dei conti la metà
della popolazione mondiale vive come loro.
Un rapporto iniziato per caso + di 10 anni
fa con diffidenze reciproche...mia moglie e i miei figli
sono sempre stati coinvolti in questo rapporto, credo che
l'accettazione reciproca sia cominciata quando abbiamo
smesso di confrontarci come individui e l'abbiamo fatto
come famiglie.
Un rapporto quasi totalizzante: di volta
in volta insegnanti, compagni di giochi e disgrazie,
assistenti sociale e sanitario, autisti, zii, nipoti, amici...
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2
calci alle differenze
passato
e presente
c'è
chi lavora
c'è
chi gioca
il
primo giornale
una
cerimonia complicata
il
grande vecchio
quando
incontrammo Emergency
riti
funebri
religione
in cammino
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Quando il gioco si fa duro...
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Notizie in italiano dai Rom
e dai Sinti di tutto il mondo
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Alcuni notizie qui riportate sono
riprese dal libro: Zingari a Milano di Laura Tajoli, Roberta
Lorenzetti, Giliola Verza ed. Vivereoggi
- Comune di Milano
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Si
parla tanto di mondialità,
c'è
forse un esempio + eclatante di questo popolo che vive ai
margini delle nostre città e viene da 100 posti diversi?
Di gente che non ha istruzione scolastica ma bene o male
parla 3 o 4 lingue differenti? Di un difficile equilibrio
tra questua, lavori scomparsi, vestiti stracciati e
televisori nelle roulottes e macchine potenti nelle
piazzole di sosta? Di chiusura nelle loro tradizioni e
una vita passata a cercare di farsi accettare da chi è
stanziale? Significa
che sono materia di studio per antropologi o da sociologi (mazzalo! quante
domande vi sto facendo)? Credo
che questa mondialità porti con sé una sfida: quella di
sapersi guardare allo specchio...pensi
di farcela?
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10
anni sono una bella età per una cooperativa Rom. Il suo
nome significa "BUON LAVORO", nasce agli inizi
del 1990 nel campo sosta di via Idro a Milano, è
attualmente composta da una trentina di soci, in
prevalenza Roma e da volontari e operatori gagé.
Perché
una cooperativa? SE LE OCCASIONI NON CI SONO, BISOGNA
CREARSELE.
I
suoi scopi sono:
- fornire
occasione di lavoro ai propri soci
- migliorare
le condizioni assistenziali e di vita all'interno
dei campi sosta
- favorire l'integrazione e gli scambi culturali tra le
comunità rom e la popolazione stanziale
I
vari progetti spaziano dal recupero
scolastico,
agli interventi in campo socio-sanitario. al recupero di
tradizioni lavorative e l'individuazione di nuovi sbocchi.
La
cooperativa collabora stabilmente con l'Ufficio Nomadi
del Comune di Milano e il Servizio Sociale Famiglie
|
I
rom fanno pulito il mondo - Milano
ottobre 2000 tratto da TERRE DI
MEZZO
A rimettere a posto le cose ci hanno
pensato i nomadi.
In mezzo all'erba c'era di tutto: lattine,
vetri, cartacce. Tutto letteralmente, spazzato via. Anche
due motorini. Domenica 24 settembre, alla manifestazione
"Puliamo il mondo" di Legambiente ha aderito anche l'associazione
"Insieme nelle Terre di mezzo", che con l'Opera
Nomadi, la Cooperativa "Laci
Buti" e le famiglie rom
di via Negrotto ha ripulito per bene i giardinetti di via Brivio, proprio dietro il campo nomadi, nel quartiere
milanese della Bovisa. Ramazze alla mano (fornite dall'Amsa, Azienda milanese servizi ambientali) e
cappellini gialli in testa, erano almeno venti i bambini
rom che coi volontari (una decina) hanno reso più bello
il campo giochi del quartiere. Tra gli abitanti,
incuriositi da quel che stava accadendo, qualcuno si è
unito alla squadra per aiutare: dalla mamma coi figli ai
ragazzi della biblioteca. Tre ore di lavoro per un ricco
bottino: undici sacchi della pattumiera (rigorosamente
"differenziati") più le carcasse di due
motorini. Dopo la fatica, torte, bibite e la consueta
sfida a pallone, rom contro gagé. Unico neo, l'Amsa che
si dimentica di passare a ritirare i sacchi... Il campo
di via Negrotto, autorizzato dal Comune, ospita venti
famiglie, per la maggior parte di origine croata.
"Insieme nelle Terre di mezzo"
oltre a seguire e aiutare i venditori del giornale,
organizza e aderisce a manifestazioni che vogliono
spostare l'attenzione verso le realtà delle "terre
di mezzo" della città. Cerchiamo volontari.
Telefonate in redazione
NdR: 02-48953031 volontari@terre.it
|
|
Intervista
al primo direttore:
"A distanza di anni posso dire
che è stata un'esperienza esaltante.
Il tutto cominciò in maniera molto
provvisoria: un vecchio computer 386 e casa mia che
accoglieva i due redattori del campo-sosta (nessuno dei
vicini ha mai avuto niente da dire). Usare un computer da
parte di chi a malapena sa leggere e scrivere, può sembrare
un azzardo: viceversa abbiamo scoperto che anche per loro
era più facile esprimersi così che con carta e penna.
Quel giornale divenne un
importante strumento di aggregazione:
INTERNO-
man mano anche gli altri
componenti dei campi partecipavano alla
raccolta delle notizie, a piegare le pagine
fotocopiate, a farsi fotografare, a chiedere
quando sarebbe uscito il prossimo numero.
Arrivarono col tempo i contributi di altri
campi, di Rom di passaggio...Le pagine, da 4,
dovettero passare ad 8.
ESTERNO- Una tiratura di
quattrocento copie (ma probabilmente la divulgazione era +
ampia), e corrispondenze con scuole, giornali, anche TV,
facemmo di tutto per girare e farci conoscere. Scoprimmo che
avevamo amici a Ferrara, Torino, Chieti, in Francia e in
Spagna..."
Oggi:
Notizie in italiano dai Rom
e dai Sinti di tutto il mondo
|
il
primo articolo (12 gennaio 1995)
|
Perché
devi leggere questo giornale
Questo
primo numero è un'opportunità di lavoro.
È
stato scritto e impaginato dai Rom della comunità di via Idro. Per farlo, due ragazzi frequentano un corso di
computer e uno di avvio al giornalismo. Questo non
sarebbe possibile senza il contributo economico del
comune di Milano.
Pensiamo
che tutti i cittadini preferiscano che questi soldi siano
stati spesi per togliere i ragazzi dalla strada e offrire
loro la possibilità di occupare il proprio tempo e
magari in futuro trovare un'occupazione.
La
seconda ragione è che noi descriviamo la nostra vita,
quello che vorremmo. Ci capita di rado di poter
rivolgerci a chi non vive in un campo-sosta. A pensarci
bene, capita raramente anche a te di leggere notizie
sugli "ZINGARI", redatte di prima mano. ...
Terza
ragione: nel nostro campo abita una popolazione giovane:
su 100/120 persone la media d'età è di circa 20 anni.
Scriveremo soprattutto per i nostri coetanei, scolari e
maestre, per loro ci saranno tante storie, favole,
disegni. Aspettiamo la loro posta e saremo lieti di
pubblicarla: FATE CONTO DI USARE QUESTO GIORNALE COME
CASELLA POSTALE PER SCAMBIARE IDEE E OPINIONI.
Quarta
ragione: nel nostro periodo di sosta a Milano, che ormai
ha superato i 30 anni, abbiamo conosciuto e avuto a che
fare con amministratori, giornalisti, radio e
televisioni, volontari, associazioni, cittadini. Qualcuno
ha mantenuto buoni rapporti con noi per tanto tempo,
qualche altro s'è perso, altre volte siamo stati noi a
chiudere un rapporto. Questo giornale è un'occasione per
sentirci e ricordarci più spesso.
Non
ultima ragione: vogliamo che "IL VENTO E IL CUORE"
giri e venga letto anche negli altri campi nomadi e possa
raccogliere anche il loro contributo. Che possa diventare
un'abitudine di lettura, un po' dizionario, un po'
giornalino a fumetti. ...
LA
REDAZIONE
L'esperienza si concluse in un paio
d'anni, per varie ragioni - pezzi di articoli pubblicati
li troverete girovagando per queste pagine. L'ultimo
numero chiudeva con queste parole:
...Mentre ci leggete, noi staremo
discutendo come continuare a scrivere questo giornale...
Ci rivolgiamo ai nostri lettori più
"antichi", quelli che ci leggono dal primo
numero, per dir loro: "Però qualcosa abbiamo fatto,
da allora il giornale è cresciuto, è migliorato".
Ci dispiace di non avere certezze per noi
e non poterle offrire ad altri.
Ma per noi Rom questa è la norma. Siamo
certi che in qualche maniera ritorneremo, più belli e
con altre notizie. Non sappiamo dove ci porterà il
viaggio del titolo. Incerti sul quando e come. Non vi
libererete de IL VENTO E IL CUORE.
Questo
giornale ha sangue zingaro!
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|
|
Cos'altro, se non il calcio, ci rende tutti uguali?
Laci Buti Football
Team
La prima squadra Rom di calcio, che adesso si è anche arricchita dell'apporto di giocatori di altri campi e di qualche oriundo gagio.
La costituzione della squadra è stata anche l'occasione per ritagliare all'interno del campo un rettangolo di gioco, dove ci si allena e si svolgono amichevoli.
Ha partecipato già a diversi tornei di zona e cittadini, e naturalmente...la voglia viene giocando, se qualche squadra è disponibile, una partita è benvenuta. |
Intervista al primo allenatore:
Esistono ormai tre squadre differenti,
suddivise per fasce d'età. È un'attività che purtroppo
riguarda ancora i soli maschi, anche se ci sono stati dei
tentativi di creare una squadra femminile di pallavolo.
In ogni maniera è tutto il campo ad essere coinvolto.
Siamo partiti con grande entusiasmo e col passare del
tempo i risultati sono arrivati. La partecipazione alle
attività sportive, al di là dei risultati, ci ha fatto
affrontare e risolvere problemi nuovi per una comunità
nomade; la puntualità nelle partenze per le trasferte,
avere un tesserino di riconoscimento, imparare a giocare
come un gruppo omogeneo, condividere le esperienze di
altri coetanei. Anche le squadre che ci hanno ospitato, o
che sono venute a giocare al campo, hanno potuto
conoscerci più da vicino e con meno timori. Attraverso
lo sport passano importanti messaggi educativi: per far
parte di una squadra bisogna non solo andare d'accordo,
ma avere fiducia in se stessi e nei propri compagni,
lottare INSIEME per vincere la partita. I litigi tra di
noi passano in secondo piano quando si entra sul campo di
gioco, dimostrando che il calcio può essere un luogo
d'incontro e d'amicizia.
|
|
Un ex calderaio, la sua
famiglia vive in una casa popolare)
Il mio mestiere viene
tramandato da padre a figlio. Ho girato tutta l'Italia,
sono stato in Sicilia, Sardegna e anche in Austria,
Jugoslavia, Russia. Il calderaio lavora il rame, prepara
i ferri dei cavalli, ripara le pentole d'alluminio:
quelle rovinate vengono martellate, rinforzate, rimessi i
manici. Eravamo anche arrotini: quelli che affilano
forbici, coltelli, mezzelune, trinciapolli, anche punte
di trapano.
20
anni fa...
Il
mezzo di trasporto per un artigiano nomade è sempre
stata la macchina. Dentro si porta il materiale di
ricambio casomai si guastasse e poi il necessario per
lavorare: fiamma ossidrica per riscaldare le pentole, la
ruota per molare le lame, tutto il necessario per
accendere un fuoco e attizzarlo, infine gli altri
attrezzi col rame e lo stagno.
Quand'ero
giovane e viaggiavo, si dormiva sotto la tenda: allora
erano in pochi a possedere una roulotte. Ricordo ancora
le prime roulotte: erano fatte ancora di legno e con
l'intelaiatura di pali. La mia famiglia girava con un
carro scoperto e montavamo la tenda per terra. Qualcuno
possedeva anche un carro coperto, come quello dei circhi.
Questi carri venivano trainati da animali, magari
viaggiavano anche qualche gallina e un cane. Mi ricordo
una volta, avrò avuto 9/10 anni. Dovevamo passare il Po,
ma mia madre non aveva i soldi per il pedaggio e così
abbiamo provato a guadarlo. Un signore ha spaventato la
nostra mula che tirava il carro, la mula s'è
imbizzarrita, io sono caduto dal carro e mi sono salvato
aggrappandomi alle barche. Mia mamma ha preso la scopa
dal carro e ha picchiato quel tizio che per poco non mi
faceva annegare.
Il
fieno per le bestie lo prendevamo dai contadini e si
chiedeva loro il paiolo della pentola da riparare o da
stagnare. Coi contadini succedeva anche questo: si
buttava il pane alle loro galline, quelle si avvicinavano
e allora le si nascondeva sotto la maglia...loro, i
contadini, ne avevano tante e non se ne accorgevano
neanche. Poi qualche volta, era il contadino che non
aveva soldi per pagarci il lavoro, allora ci dava qualche
gallina, il lardo o un pezzo di prosciutto...allora era
tutta roba genuina. Poi la verdura la trovavamo sui prati.
I nostri padri, erano loro che ci insegnavano, qualcuno
insegnava il mestiere, qualcun altro a rubare. Oggi non
ci sono neanche più galline o bici da rubare.
|
Oggi
Vittorio (suo nipote)
"Per
come è oggi la situazione, è meglio vivere in
un appartamento, soprattutto per i nostri figli.
Nei campi spesso c'è troppa violenza, e la
situazione igienica non è certo delle migliori".
Rita,
moglie di Vittorio, aggiunge:
"Certo,
io pur non essendo una zingara preferivo la vita
nei campi. Anche i nostri bambini stavano meglio.
Quando ci siamo trasferiti in appartamento non
riuscivano a dormire, si sentivano soffocare e
poi sentivano la mancanza dei loro amici. Nei
campi si vive tutti insieme, in questi palazzi,
invece, ognuno pensa per sé".
Vittorio
sottolinea le difficoltà di integrarsi con i
vicini di casa:
"I
vicini mi hanno dato grossi problemi. Subito
pensavano che noi fossimo degli abusivi, invece
avevamo un contratto regolare. Poi, pian piano,
ci hanno accettato. Nei campi uno zingaro si
sente protetto dalla comunità, qui invece ognuno
si deve arrangiare. Se non fosse per i miei
bambini io tornerei subito a fare la vita di
prima".
tratto da: Zingari
a Milano di Laura Tajoli, Roberta Lorenzetti,
Giliola Verza ed. Vivereoggi - Comune di Milano
|
|
Abito
al campo di via Bonfadini. In famiglia
siamo 10 fratelli più nostra madre,
nessuno lavorava. |
Ivan
Braidic,
33 anni, il 14 aprile 1997 è stato
assunto definitivamente dall'Amsa,
qualifica operatore generico. |
Ho
anche il diploma di terza media. Terminata la
scuola mi sono dovuto arrangiare: facchino,
benzinaio, fiorista... quando si poteva, perché
lavoravo un giorno e poi non mi chiamavano più.
Due anni fa dal Comune mi suggerirono di
frequentare un corso professionale.Ho scelto
quello per elettricisti, in ogni caso è un
lavoro sicuro.
Il
corso è serale. all'inizio fu difficile, ma con
gli altri studenti andavo d'accordo. Il primo
anno fui bocciato, non ero simpatico al
professore di disegno.
Allora
ho cominciato a cercare lavoro come elettricista,
perché anche con un anno solo sapevo qualcosa
del mestiere. In una ditta un giorno mi hanno
messo alla prova, è andata bene e mi hanno
assunto.
Credo
che il mio capo ormai sappia che sono Rom, ma non
ha mai fatto questioni, anche con i colleghi rido
e scherzo.
Adesso
mi piacerebbe terminare il corso di elettricista,
penso che potrei migliorare ancora. Purtroppo col
lavoro termino sempre tardi, ho potuto riprendere
per un mese solo e poi ho smesso di nuovo. Ma non
si sa mai...
|
Certo,
arrivare al posto fisso non è stato facile.
Invalido civile, attraverso i servizi, si rivolge
all'ufficio H, inserimenti lavorativi e
formazione lavoro. Gli viene proposto un
tirocinio di tre mesi presso un'associazione
ippica di San Siro, per valutarne la volontà e
la determinazione nel cercare lavoro.
Le ore non sono molte e il
rimborso bassissimo, ma Ivan non abbandona
malgrado i pochi soldi portati a casa.
Successivamente passa a una borsa
lavoro dell'Amsa, poi l'assunzione.
"Tutte le mattine devo
timbrare il cartellino alle otto. È mio padre
che tutte le mattine mi accompagna all'autobus in
macchina. La mia vita è cambiata completamente,
vivo con i miei e prima andavamo avanti col
contagocce, oggi ho dodici mensilità,
tredicesima e quattordicesima. Sul posto di
lavoro nessun problema, essere zingaro non ha
provocato reazioni negative fra i miei colleghi.
I miei colleghi non sono bambini, sanno che vivo
in un accampamento, ma non è un problema.
tratto da: Zingari
a Milano di Laura Tajoli, Roberta Lorenzetti,
Giliola Verza ed. Vivereoggi - Comune di Milano
|
|
Angelo
Guarnieri e sua moglie, Anna, Roma Abruzzesi,
ricostruiscono il rito che sugella il loro fidanzamento.
Tra i Roma, soprattutto per quelli di origine Jugoslava,
di solito i fidanzati scappano per rifarsi vivi dopo un
po' di tempo. Tra i Rom Abruzzesi il cerimoniale è più
lungo e suggestivo:
|
Tra gli Abruzzesi è tradizione
MANDARE LA SERENATA. Per questo si prende un
complesso, adesso vanno di moda i cantanti napoletani.
Qualche giorno prima un messaggero si reca dalla
famiglia della ragazza per annunciare la prossima
serenata. La famiglia fa sapere tramite il messaggero
se gradisce oppure no la serenata, sino a quel
momento ancora nessuno si è impegnato, di solito la
serenata è gradita e non viene rifiutata.
I musicanti arrivano a mezzanotte.
Passano prima dai genitori, per loro eseguono tre canzoni
- poi dai fratelli già sposati, a cui vanno due canzoni
- infine dagli zii, con altre due canzoni. Quindi vanno
di solito in un ristorante e aspettano. Non bevono molto
mentre aspettano, perché ci tengono a fare bella figura
e alle quattro ritornano per ripetere le serenate, come
la prima volta.
L'orchestra o il cantante vengono
pagati dalla famiglia del pretendente, che provvede anche
ad affittare il ristorante dove tornano i musicisti. Qui
il giorno dopo c'è il rinfresco con una lunga tavolata,
torte e bevande. L'altra famiglia, con genitori, zii e
fratelli, nel frattempo si riunisce in consiglio per
decidere, chiedendo naturalmente anche il parere della
diretta interessata. Se al rinfresco arrivano solo i
genitori, la risposta è stata negativa; gli ultimi
arrivati bevono solo un caffè e tutto ciò che è stato
preparato viene consumato dai musicisti e da chi vuole
consolarsi del rifiuto.
Ma se con i genitori c'è anche la
figlia, la richiesta è stata accettata e i ragazzi si
scambiano l'anello di fidanzamento. Le famiglie si
ritroveranno ancora in un'altra festa, dopo una
settimana, per conoscersi meglio.
Capita che i ragazzi siano impazienti,
e allora scappino e vadano a convivere. Poi si rifaranno
vivi in famiglia quando la rabbia sarà sbollita. Tanto i
matrimoni che le convivenze sono duraturi, anche i
divorzi sono rari: non intendiamo dire che i matrimoni
siano combinati, ma che un momento così importante viene
condiviso da tutta la comunità e vissuto con gioia e partecipazione.
La serenata, il rinfresco e il pranzo
di fidanzamento sono offerti dalla famiglia dello sposo,
il pranzo di nozze, che deve soddisfare centinaia di
invitati e il gruppo che suona al matrimonio, competono
invece alla famiglia della sposa.
|
|
Allora, come va?
Ogni anno mi ripeto: "Basta, questa
è l'ultima volta! Poi lo so, a dicembre prossimo sarò
ancora sommerso da giochi da preparare e impacchettare.
Cosa ti richiedono?
C'è troppa pubblicità, le richieste sono
soprattutto per i giocattoli che si vedono in televisione.
Dal campo mi chiedono anche vestiti, zaini e pennarelli
per la scuola. Mi diverto a leggere tutte le lettere, le
più divertenti sono quelle scritte dai grandi per i
fratellini più piccoli. E poi conservo ancora dei
biglietti di ringraziamento che i bambini mi lasciano
dopo la consegna.
Parlaci dei regali...
Da sette anni i regali arrivano da una
scuola elementare, ormai è come se avessero adottato il
campo. Ogni novembre una maestra passa per le classi, a
chiedere se hanno giochi. Tutto quello che si raccoglie
passa poi nelle mani dei miei aiutanti, che riparano e
impacchettano. Qualche giorno prima della vigilia, ci
rechiamo tutti assieme al campo per la consegna.
Come ti trovi a consegnare a dei
Rom?
Col tempo è diventato un appuntamento
tradizionale, per me è sempre stato ricco di esperienze
e sorprese. I primi anni "subivo" l'impatto con
un'orda di bambini che mi assalivano, volevano tirarmi la
barba e portarmi via il sacco. L'affetto, l'amicizia, la
curiosità reciproca c'erano già allora, ma solo col
tempo me ne sono reso pienamente conto. Coi bambini il
rapporto è bello e positivo: grande familiarità e
spontaneità soprattutto con i bambini tra i 5 e gli 8/9
anni: ti dicevo che all'inizio si rubavano i regali,
adesso mi aiutano nella distribuzione.
Ogni anno aspetto anch'io Natale, ho
voglia di rivedere le famiglie, i bambini che crescono, i
nuovi nati. Questa emozione poi coinvolge anche tutta la
squadra degli aiutanti.
Passi sempre qualche giorno prima
della vigilia, perché?
Perché la notte della vigilia penso a
tutte le altre consegne. Passo al campo in anticipo, così
mi rimane tutta la sera a disposizione per godermi la
compagnia.
Cosa fai il resto dell'anno?
Ho più tempo libero, tento di adoperarlo
bene. Sono volontario in un'associazione, la UILDM, per
cui a Natale raccolgo fondi che servono per il resto
dell'anno.
Che cosa è quest'associazione, di
cosa si occupa?
Il nome significa Unione Italiana Lotta
alla Distrofia Muscolare. La distrofia muscolare è una
malattia di origine genetica, che obbliga a vivere in
carrozzina. Non esistono ancora rimedi, chi ne è colpito
di solito vive peggio e per meno anni degli altri. Anche
per questo ci occupiamo soprattutto di ragazzi.
In che maniera?
Per un ragazzo ammalato di distrofia
muscolare ogni attività che significa muoversi è un
problema: andare a scuola, al lavoro...soprattutto ha
bisogno di amici, di poter disporre del proprio tempo
libero. Così li accompagniamo al cinema, si organizzano
vacanze, praticano sport...
Com'è possibile praticare sport?
Ad esempio giocano partite di Hockey su
carrozzina: si gioca su campi di basket con delle mazze
speciali, chi non può adoperare le braccia ha le mazze
attaccate alla carrozzina.
Le ricerche sulla malattia a che
punto sono?
La ricerca si finanzia in tante maniere,
noi facciamo la nostra parte, esiste anche la raccolta
fondi TELETHON. Al momento è stata scoperta la causa
della malattia, ci vorranno ancora anni per trovare il
rimedio. Nel frattempo le ricerche, l'acquisto delle
carrozzine, l'attività dei volontari, necessitano di
fondi.
Babbo Natale e volontario, le due
cose vanno d'accordo?
NEMA PROBLEMA, risponderei, è sempre il
solito vecchio Babbo Natale, 365 giorni all'anno. Se
dovessi chiedere io un regalo, una volta tanto, vorrei
che ci fossero molti più volontari e più attenzione (tutto
l'anno) per chi ha veramente bisogno ed è da solo:
extracomunitari, anziani...
|
Babbo
Natale non riposa
(gennaio 1996)
Se vuoi conoscere
qualcos'altro sulla UILDM
|
Se qualcuno crede alle favole,
questa è durata più di 10 anni...
Nel 1989, uno zingaro chiese aiuto ad
un animatore per prepararsi all'esame di guida. I due si
trovarono a studiare nei bar guardati a vista dagli
avventori, o dentro roulottes affollate da bambini che
dormivano e da curiosi che intervenivano affacciati ai
finestrini. In poco tempo, quei due formarono una classe
di una ventina di individui: chi voleva reimparare a
scrivere, chi voleva solo disegnare, chi voleva giocare,
qualche bambino che faceva i compiti di scuola...con
tutti i problemi che ciò stava creando: dove riunirsi,
come procurarsi libri,
matite, quaderni, cosa fare e come farlo...
|
I nostri chiesero aiuto in giro. L'Ufficio
Nomadi del Comune di Milano credette in questa gente e
nella loro proposta e la finanziò in prima persona, dal
1997 lasciando la gestione alla cooperativa LACI BUTI.
Nonostante le ricorrenti
difficoltà e incomprensioni, oggi quel progetto occupa
una decina di animatori e coinvolge circa centoventi Rom
tra bambini e ragazzi, di tutti i campi sosta comunali di
Milano.
L'attività è principalmente rivolta ai
minori e spazia in diversi settori:
- giochi
di squadra per promuovere la socializzazione
- attività
ludico-espressive comuni o con i singoli
- incontri
col territorio e i suoi abitanti
- partecipazioni
a tornei sportivi
- partecipazione
e produzione di attività teatrali
- momenti
di approfondimento con i genitori
- confronti
e collaborazione con gli altri servizi o
associazioni rivolti ai Rom e all'infanzia.
Col tempo gli animatori sono diventati un
punto di riferimento per la comunità. Come si diceva
prima, le difficoltà e le interruzioni di percorso
sussistono, a 10 anni dai timidi inizi, ma l'entusiasmo
non diminuisce. Da parte degli operatori è un'esperienza
molto stimolante lavorare con chi ha schemi mentali (e
fisici) molto più aperti dei nostri. Da parte dei Rom,
una sfida continua tra il vecchio senso del rifiuto per
ciò che viene da fuori, e la "fame" di sapere,
di fare, di confrontarsi e di dimostrare quanto si vale,
quando si ha un'opportunità.
|
|
inchiesta:
SIAMO
TUTTI ZINGARI
|
I mondi dei Rom e degli "stanziali"
tendono a comunicare tra loro il meno possibile, di
solito ci si sopporta. Ma qualche volta le due realtà si
cozzano violentemente e la realtà degli altri irrompe
nel tuo mondo.
|
Inverno 1995,: vicino a Pisa due
bambini allungano le braccia per ricevere un pacco
regalato loro da un automobilista. Ma questo pacco è un
dono avvelenato: perché contiene una bomba che scoppia,
portandosi via i loro occhi e le mani. Due mesi prima era
successo un fatto simile.
|
E' sera e
il tempo promette pioggia. Il campo è povero, come
quelli che vedete in televisione. Tanti bambini che ci
guardano, curiosi e timorosi. I più piccoli in braccio.
C'è il fuoco acceso, parliamo a fatica Sono razzisti
Una cosa così, io non voglio
neanche crederci...
Non gli basta come viviamo,
vogliono ucciderci...
Io mi ricordo quello che diceva
mia madre della guerra, e degli aerei americani che
buttavano le bombe a forma di caramelle...
|
Le strade
della solidarietà, come quelle dell'odio, si incrociano
quando meno te l'aspetti, ma i frutti che ne nascono
rimangono a lungo. Ecco un'intervista che effettuammo in
quei giorni. Siamo andati a parlare con un'associazione
che ha sede a Milano, e che ogni giorno si occupa di
guerre e delle sue vittime. Quanto segue è il riassunto
del nostro colloquio con la signora Strada.
|
EMERGENCY, la nostra associazione, si
occupa di soccorso alle vittime civili di guerra. Opera
con medici e chirurghi. Oggi i soldati combattono, ma
sono i civili, le persone indifese a subirne le
conseguenze. Il 90% dei morti e dei feriti di una guerra
o di una guerriglia non fa parte di nessun esercito: ma
pagano il prezzo dei bombardamenti nelle città e nelle
campagne, delle carestie, delle retate degli eserciti e
dei banditi, degli scoppi delle mine antiuomo. In certe
zone un soldato non solo viene pagato, ma ha anche molte
più possibilità di un abitante, di un medico o di un
volontario, di salvare la pelle.
Gino Strada, il fondatore di
EMERGENCY,
opera da otto anni come chirurgo in zona di guerra. Può
essere l'Afghanistan o il Ruanda, o la Bosnia e dice
"Sono stanco di vedere ogni giorno madri e bambini
senza occhi o braccia, curarli, sapendo che nessuno potrà
ridargli quello che hanno perso e che domani avrò ancora
da visitare altre donne e bambini, in un ambulatorio
senza corrente, magari senza medicine e anestetici".
|
|
Siamo stati
conosciuti l'anno scorso, con la partecipazione al "Maurizio
Costanzo Show". Abbiamo parlato non solo degli
orrori delle guerre, ma abbiamo portato prove per
denunciare chi arma gli eserciti, chi permette di
uccidere o mutilare. I maggiori produttori di armi sono
fabbriche dell'ex Unione Sovietica, della Cina e
dell'Italia, oltre naturalmente ai loro governi. Spinto
dell'interesse per quell'intervento in televisione, il
governo italiano si è impegnato per abolire il commercio
delle mine antiuomo.
|
La
NEWSLETTER di
EMERGENCY
|
Cosa sono le mine antiuomo? I bombardieri
ne lasciano a migliaia per volta sul terreno, hanno forme
innocue, magari assomigliano alle farfalle o ai giochi,
sono colorate vivacemente. Quando qualcuno le calpesta o
le raccoglie scoppiano, magari non subito, e sono fatte
per mutilare gli arti e gli occhi. La gente lo sa, sa che
il terreno intorno è seminato a morte, ma deve
raccogliere la legna o pascolare gli animali. Così per
sopravvivere rischia ogni giorno.
Queste mine resistono anche per decine
d'anni, sono armi poco costose (circa £. 10.000 l'una)
alla portata anche degli stati più poveri. Il ragazzo
mutilato non può più produrre, per tutta la vita dovrà
essere curato e mantenuto. Il mondo è pieno di queste
mine, che si confondono con l'erba e i sassi, vengono
trascinate a valle dalle piogge. La loro presenza fa
continuare la guerra anche dopo anni che le ostilità
sono cessate.
A mia figlia sono venuti i brividi quando
ha sentito dell'attentato di Pisa. I pensieri si
affollano in testa: il colpire non visti, carpire la
fiducia dei bambini con un involucro per giocattoli,
prendersela con chi non può difendersi e togliere loro
l'unico mezzo per sopravvivere... Senza parlare di una
paura più generale che riguarda il popolo Rom: cosa fare
se non si può neanche lavare i vetri ai semafori e
chiedere il pane per strada? Come fidarsi ancora di chi
offre qualcosa?
...eppure, il giorno stesso abbiamo
ricevuto una telefonata da Pisa: era un gruppo che già
voleva fondare una sezione di EMERGENCY, ci diceva che
dopo quel fatto ce n'era ancora più bisogno.
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Una chiacchierata
non risolve niente. Lo sforzo è cercare una nota
positiva...forse la voglia di non arrendersi che traspare
dai discorsi della signora Strada. Forse la conferma che
i Rom, da bravi "ultimi della classe", sono
tanti e sparsi in tutto il mondo.
In quei giorni la gente era attenta,
curiosa, presente, i membri di EMERGENCY
erano continuamente chiamati a parlare nelle scuole.
Proprio per le scuole, stava partendo la campagna
presentata dal personaggio a fumetti LUPO ALBERTO. Il
Belgio per primo mise al bando le mine-antiuomo, poi
convegni, accordi, mezze verità, parecchi passi avanti.
Ma cosa succederebbe se questo interesse
venisse a mancare? Ecco il senso del titolo di allora: SIAMO
TUTTI ZINGARI! Non ricordarti di loro e della
maggioranza del mondo solo quando ne parlano i giornali.
Che faccia piacere o no, la vita continua...
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Per me,
occidentale e per di più ateo, è difficile cogliere la
differenza tra superstizione e religione. Esistono nelle
loro credenze e nei loro racconti una moltitudine di
geni, folletti, spiriti e due figure più importanti:
Beng (il male, il diavolo) e Devel (dio, il buono). A
secondo dei loro itinerari, si è creato una specie di
sincretismo tra questa loro religione originaria e la
religione più o meno ufficiale del paese che li ospita. Così abbiamo rom cattolici,
ortodossi, musulmani...
Una delle testimonianze più
affascinanti è quella dei pastori evangelici: rom e
sinti che vagano tra un accampamento e l'altro,
predicando e vivendo in prima persona il vangelo, come
2000 anni fa. Per loro non esistono differenze di
religione, razza o sesso... Qualche rom li considera
pazzi, altri dei santi, ma nei campi tutti li conoscono.
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Questa
foto l'ho trovata al sito:
http://www.saintes-maries-camargue.enprovence.com/
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Viaggio in Slovenia
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Pace, sono il fratello Elvis,
missionario nei paesi dell'Est. Voglio farvi partecipi
del viaggio in Slovenia. Il gruppo è
composto da tre persone: Elvis, Ciavo, Sneco, Pastori M.E.Z.
Partito da Reggio Emilia dove sostavo per
il lavoro invernale lasciai mia moglie e i miei due
figli, per raggiungere il fratello Ciavo a Padova dove a
nostra volta partimmo per Verona a prendere il fratello
Sneco e insieme ci avviammo verso la Slovenia.
In macchina si discuteva di come ci si
doveva comportare una volta giunti a Lubiana. Molto
entusiasti e confidanti nel Signore, ma anche preoccupati
perché non avevamo nessun recapito da appoggiarci (mai
stati in Slovenia, non si conosceva nessuno ed era il
primo viaggio), ma convinti che il desiderio di
intraprendere questo viaggio e di contattare nuovi Zigani
e di testimoniare di Cristo fosse opera di Dio.
Giunti a Bled (paese Sloveno) ad un'ora
tarda di notte (ore 2.00) trovammo una camera con
difficoltà. Il giorno seguente ci mettemmo a cercare gli
Zigani a destra e a sinistra. Girammo alcune città senza
nessun successo. Trovammo pioggia, neve, freddo, ma degli
Zigani nemmeno l'ombra. Girammo per due giorni poi il
terzo giorno finalmente, verso le 8,00 di sera trovammo
un ragazzo (MIke), gli testimoniammo di Cristo senza
alcun successo. Mike ci portò da un suo fratello più
vecchio. Speravamo che almeno lui avrebbe accettato la
parola. Peggio che peggio, contrario al 100%, ma Dio
conosce i cuori e i tempi. Scoraggiati e delusi tornammo
alla camera dove si dormiva, parlando del problema
abbiamo dedicato del tempo alla preghiera prima di
dormire.
La mattina, decidemmo di partire,
preparate le valigie, pagammo l'albergo, e ci fermammo in
un parcheggio a discutere sul da farsi.
Improvvisamente la presenza di Dio investì
i nostri cuori incoraggiandoci. Facendo colazione, gloria
a Dio, incontrammo due donne Zigane che accettarono la
parola di Dio.
Ci diedero indicazioni dove si trovavano
cinque famiglie di sinti a Bled. Nel visitarle, ci
accolsero con calore e testimoniammo della Grazia di Dio.
Poi partimmo. Siamo tornati altre volte alternandoci a
coppia di servitori (2 per volta), secondo le possibilità
finanziarie. Abbiamo contattato non una, ma dieci
famiglie e Dio ha iniziato un'opera. Pregate per questo
inizio, per noi e per tutti i missionari Zigani.
Dio vi benedica.
Il
testo
"viaggio in Slovenia" è tratto da "Vita
& Luce" circolare n. 5 - luglio 2000 |
La redazione: "VITA
& LUCE" via Pasubio, 25/E
20063
Cernusco sul Naviglio (Milano)
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